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SAPETE CHI È WILLIAM MORRIS? È IL PADRE DELL'INTERIOR DESIGN! - L'ARTISTA, DESIGNER, SCRITTORE E IMPRENDITORE BRITANNICO NATO NEL 1834 HA LANCIATO IL MOVIMENTO "ARTS & CRAFTS", CHE RIGETTA LA PRODUZIONE INDUSTRIALE E I MATERIALI DI BASSA QUALITÀ E PROMUOVE UN RITORNO ALL'ARTIGIANATO ACCESSIBILE A TUTTI - GRAZIE ALLA SUA STAMPERIA, LA "KELMSCOTT PRESS" MORRIS HA PRODOTTO STAMPE, VETRATE E TAPPEZZERIA CON PATTERN CHE RICHIAMAVANO AL MEDIOEVO, RENDENDO UN FOGLIO DI CARTA STAMPATA UN ELEMENTO ARTISTICO PER DECORARE LA CASA…
Riccardo Falcinelli per “La Stampa – TuttoLibri”
Il mondo attuale deve a William Morris molto di più di quanto non creda. Chi guardasse ai suoi lavori - libri, vetrate, decorazioni, tappezzerie - con piglio frettoloso potrebbe farsene un'idea imprecisa: un signore del XIX secolo perso in un sogno medievaleggiante. Eppure è lì che nasce molto di ciò che ci circonda oggi nel design e nel gusto. La sua rivoluzione è infatti, ancor prima che stilistica, di concetto.
Nato a Walthamstow il 24 marzo 1834, morto a Londra sessantadue anni dopo, Morris è stato artista, designer, scrittore, imprenditore. Nel 1890 fonda una stamperia, la Kelmscott Press, con l'intenzione di promuovere la rinascita dell'arte della stampa mediante un ritorno all'artigianato in opposizione al crescente potere dell'industria e delle macchine.
E qualcosa di simile fa con la fabbrica di tessuti e parati, la Morris & Co. Antesignano e prodromo dell'art nouveau - è per esempio dalla riscoperta della vetrata, con i contorni piombati, che nasce il gusto per il contorno marcato intorno alle figure, clausola ineliminabile del cartellonismo liberty - Morris sembra un nostalgico, e per molti aspetti lo era: vuole portare l'arte a tutti (al popolo, dice, con afflato socialista).
E allora bisogna tornare alle origini, ai mestieri e all'artigianato come erano intesi cinque secoli prima. Il movimento Arts & Crafts - così si chiama la corrente - si pone come alternativa alla massificazione, con qualche inevitabile sfumatura luddista, ma blanda. Si vuole un'arte allargata, ma allo stesso tempo si rifiuta delle macchine l'aspetto alienante (per chi lavora) e dozzinale (per chi di quei prodotti fa uso). E in questo, a suo dispetto, Morris inventa il moderno.
Prendiamo per esempio il caso delle tappezzerie: fino ad allora le case alto borghesi erano foderate di tessuti: erano di stoffa le tende, di velluto i divani, di raso i parati che coprivano i muri. Morris propone, al contrario, un design coordinato di cintz per le sedute e di carta per le pareti, entrambi stampati in accordo di disegno e di colori a prezzi ben più economici e con un'attenzione ai dettagli mai vista in un prodotto fatto «in serie». In questo modo la classe media e la piccola borghesia accedono a un nuovo gusto, di qualità, eppure seriale.
Cercando il medioevo, Morris inventa il moderno interior design: prima di allora nessuno avrebbe mai pensato che un foglio stampato incollato al muro potesse essere elegante. Del resto, se scorriamo su Instragram una qualsiasi pagina dedicata all'arredamento, ci rendiamo conto di quanto l'esperienza morrisiana abbia fruttato: oggi coloriamo i muri mischiando il modernismo di Le Corbusier (il muro bianco di calce) col pattern fitomorfo.
Tutto fatto in serie. È un'altra forma del moderno, raccontata in William Morris (Einaudi, pp. 432, 80) uno splendido volume (oltre 400 pagine sontuosamente illustrate) curato da Anna Mason, una delle più importanti studiose di Arts & Crafts. Da avere, per capire che non solo l'innovazione porta avanti il mondo, ma pure la nostalgia.
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