CHI VA SAVIANO NON VA LONTANO - IL RITORNO DI FABIO STRAZIO E DEL GURU DI “GOMORRA” SI ESAURISCE CON UN AUDIENCE MEDIOCRE E CRITICHE PESANTI: I DUE NON FANNO CHE RECITARE SE STESSI - GRASSO: “FAZIO HA ORMAI IL RITMO DI UN OFFICIANTE: NON FA PIÙ TELEVISIONE DICE MESSA. E QUANDO INCONTRA UN VERO PRETE, IL CARDINALE CAMILLO RUINI, NE VIENE SOPRAFFATTO: PER VIVACITÀ, PER CONTENUTI, PER PROFONDITÀ”…

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1 - CHE BRUTTO TEMPO CHE FA: EFFETTO SAVIANO ADDIO...
Luigi Galella per il "Fatto quotidiano"

Il giorno sembrava quello propizio: il lunedì, nella stessa fascia oraria e sul medesimo canale Rai. Per ripetere il miracolo di "Vieni via con me" - programma innovativo se non addirittura rivoluzionario nella coraggiosa scelta teatrale di monologhi ed elenchi - che fece sbancare gli ascolti della rete, con la coppia Fazio-Saviano e le geniali coreografie di Roberto Castello.

Il ritorno dell'autore di "Gomorra" nella tv di Stato era quindi molto atteso ("Che tempo che fa", RaiTre, lunedì, 21.10), ma l'esito, perlomeno nell'impietosa crudezza dei numeri, è apparso deludente: un modesto 10,01% di share contro un trionfale 25,48% di due anni fa. Non un flop in termini assoluti, ma un risultato mediocre rispetto al successo di allora e alle aspettative generate dal nome di Saviano.

Perché? Difficile dire: la tv è uno strano cavallo e può accadere che alla prima si faccia domare, ma già alla seconda inaspettatamente recalcitri o scalci. Eppure la concorrenza nella stessa fascia oraria non era di quelle irresistibili (miniserie su Enzo Tortora su Rai1 e Squadra Antimafia su Canale5) e la qualità degli ospiti piuttosto alta.

Tra questi - Paolo Rossi, Felice Gimondi, Massimo Gramellini e altri - si segnalava l'inusuale presenza del cardinale Camillo Ruini, che Fazio con la deferenza formale che si deve alla carica chiamava "Eminenza". Seduto proprio dove la migliore Littizzetto stirava le gambe e l'ugola, con la voce stridula che s'impennava intonando il tormentone: "Eminence"! Vederlo lì al posto di "Lucianina", che lo ha irriso nel periodo in cui nella Chiesa e nel Paese esercitava un discreto potere e frequenti ingerenze politiche, produceva uno strano effetto.

Accade in tv. Le immagini si sovrappongono per democratica, casuale contiguità. L'irresistibile tentazione, allora, era quella di immaginarseli uno sull'altro il buffone e il re, e quindi la Littizzetto e Ruini, Eminence e Sua Eminenza, un po' come Benigni che prende in braccio Berlinguer. In tv non solo è possibile, ma incarna la stessa natura linguistica del medium. Il gioco arbitrario delle immagini, che si liberano dal senso che le opprime. "Blob", che di questa pasta si nutre, forse presto ne approfitterà.

Ma Fazio invece non ha ceduto nemmeno alla debolezza di una battuta, a un larvato riferimento a quei siparietti, che forse lo stesso Ruini - l'uomo è apparso spiritoso e brillante - non avrebbe disprezzato. Un piccolo particolare, la ritrosia di Fazio, che può forse spiegare uno dei motivi, almeno uno, dell'insuccesso della serata: la posa. Sobria e affettata. In questo nuovo esordio della già fortunata coppia Fazio-Saviano, ognuno aveva la sua, collaudata, ben confezionata; ognuno ha indossato il proprio consueto abito d'ordinanza, perfetto e ormai prevedibile.

Non è bastato allora il monologo di Aniello Arena - ergastolano nella realtà e attore protagonista nell'ultimo film di Matteo Garrone, "Reality" - per spazzare via la patina di conformismo. Nel suo appello sembrava di riascoltare la voce di Victor Hugo, quando ragionava: "Se volete chiudere delle prigioni, aprite delle scuole". Ma in un contesto inadeguato, falsato dall'eccesso di una posa ricercata, nemmeno la dolente sincerità sa farsi teatro.


2 - IL LUNEDÌ DI FAZIO IN FASE DI RODAGGIO...
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

In tutta sincerità, la versione del lunedì di «Che tempo che fa» mi ha convinto fino a un certo punto. Il nuovo studio di via Mecenate sembra più adatto a un varietà che a uno show di parola: troppo grande, troppo pubblico, troppa inutile tecnologia.

Fabio Fazio ha ormai il ritmo di un officiante: non fa più televisione dice messa, sia pur laica, con venature beat. E quando incontra un vero prete, il Cardinale Camillo Ruini, ne viene sopraffatto: per vivacità, per contenuti, per profondità. È stato l'unico momento veramente interessante. Fazio leggeva domande scritte dagli autori e Ruini lo stendeva.

Prendiamo il duetto con Massimo Gramellini. Che senso ha che il conduttore faccia il controcanto, facendo la verginella di fronte agli atti di accusa del giornalista? Quando Gramellini ha sostituito Fazio con un leggio per leggere una lettera alla maestra di Lavitola è stato molto più efficace.

Certo, «Che tempo che fa» del lunedì è una trasmissione che prende alla gola, mescola contenuti e sentimentalismo, impedisce quasi di ragionare: la figlia di Rostagno, il carcerato, la cassintegrata Fiat che si scaglia contro Marchionne (che poi magari Fazio inviterà in studio e farà tutto il gentile), le paraolimpiadi... Come si fa a non essere d'accordo? È tornato in Rai anche Roberto Saviano. «Una ferita che sento risanata», ha detto il conduttore, forse esagerando, specie nei confronti de La7, che non è propriamente un esilio.

Quando non parla della sua materia, Saviano è meno efficace del solito. Che so, se la storia di Michel Petrucciani, uno dei più grandi pianisti jazz nonostante fosse affetto dalla «sindrome delle ossa di cristallo», fosse stata narrata da Alessandro Baricco o da Marco Paolini sarebbe risultata più ammaliante. Può darsi che il programma abbia solo bisogno di un rodaggio (via Mecenate non è corso Sempione), ma fin dai tempi della tv del dolore conviene diffidare dell'esibizione dei buoni sentimenti.

 

saviano FAZIO B roberto saviano e fabio fazio FABIO FAZIO E ROBERTO SAVIANO DURANTE UNA PUNTATA DI VIENI VIA CON ME ALDO GRASSO CRITICO TV