marco bocci e raoul bova si baciano in scusate se esisto

IL CINEMA DEI GIUSTI - “SCUSATE SE ESISTO” È LA COMMEDIA PIÙ FROCIA DELL’ANNO, CON RAOUL BOVA CHE LIMONA MARCO BOCCI SOTTO GLI OCCHI DELLA SUA COINQUILINA PAOLA CORTELLESI

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Marco Giusti per Dagospia

 

Scusate se esisto di Riccardo Milani.

 

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Avete mai visto in un film italiano, una protagonista, una grossa star molto amata come Paola Cortellesi, che sente trombare nella stanza vicina con gran frastuono, il suo coinquilino, diciamo un’altra grossa star molto amata come Raoul Bova, assieme a un partner maschio occasionale? O una star un bel po’ chiacchierata, come Raoul Bova appunto, che bacia in bocca il suo fidanzato Marco Bocci sotto gli occhi proprio della Cortellesi? O vederli chiedersi l’un l’altra, nudi a letto, appena svegliati, se hanno fatto l’amore o no? E concludere, poi, che insomma, se l’hanno fatto o no è lo stesso. Beh…

 

Magari non è un capolavoro questo buffo, scombinatello, ma anche divertente “Scusate se esisto” diretto da Riccardo Milani, regista di “Benvenuto, Presidente” ma anche della lunga serie di “Tutti pazzi per amore”, e scritto a tante mani, Giulia Calenda, Ivan Cotroneo, Furio Andreotti, gli stessi Milani e Cortellesi, ma certo osa parecchio per il mondo della nostra commedia. E se magari funziona solo in maniera televisiva sulla cornice e sulla costruzione della storia, vince sulla costruzione della coppia e sulla loro originalità.

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Perché Paola Cortellesi, architetta che si deve arrangiare nella Roma di oggi, e Raoul Bova, gay dichiarato con matrimonio alle spalle e figlioletto da crescere, formano davvero una coppia riuscita all’interno del film. Hanno pure una scena stracultissima con lui che massaggia da sturbo il piede di lei. E il film stesso, alla fine, malgrado gli sponsor infilati alla do-cojo-cojo, malgrado qualche caduta, funziona più del previsto proprio perché il suo centro narrativo regge così bene grazie a un’alchimia bizzarra tra i due protagonisti.

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Una ragazza abruzzese (ogni volta spiega che è nata a Anversa, ma non in quella Anversa…), senza lavoro, che ha lasciato un’Inghilterra accogliente per il ritorno nel nostro disastrato paese, che si innamora di un ristoratore gay che, a modo suo, comunque, la riama. Anche se le preferisce Marco Bocci in versione pazza col ciuffo. I fan di “Tutti pazzi per amore”, diretto da Milani e scritto da Ivan Cotroneo, ritroveranno parecchio di quel mondo in questo film, la scrittura gay friendly, l’apertura al musical, la cura per i ruoli minori, il mischione fra commedia dialettale e nuova sitcom americana.

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E lì Milani e i suoi attori, da Lunetta Savino a Stefania Rocca, da Marco Bocci a Cesare Bocci, da Ennio Fantastichini a Corrado Fortuna, funzionano benissimo. Quello che ci piace di meno è il meccanismo di finzione per costruire il film. Il fatto cioè che la giovane architetta Serena Bruno, per far passare il suo progetto di ristrutturazione del Serpentone di Corviale, si faccia passare per l’assistente di tal Bruno Serena, costringendo un riottoso Raoul Bova, appunto, a diventare il suo architetto misteriosamente a Tokyo e raggiungibile solo via skype.

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Per rendere il favore, lei si fingerà fidanzata di Bova quando la sua ex-moglie gli mollerà il figlioletto che non sa che il padre è gay. Anche se la storia del progetto ha del vero, visto che il personaggio della bella abruzzese è ispirato a quello della vera architetta Guendalina Salimei (a lei è dedicato il film), tutto il meccanismo è un po’ pesante e non sviluppa granché.

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Il film vive soprattutto della parte di pura commedia tra Bova e Cortellesi e di altre buffe invenzioni comiche, come la terribile zia abruzzese di Filomeno Macro. Ridi appena apre bocca. Ovvio che questo basti e avanzi per farlo piacere al pubblico, soprattutto a quello femminile&gaio.

 

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Anche il rovesciamento di prospettiva, con Bova inquadrato come un sex symbol per ragazze, non è male. Per non parlare di Marco Bocci da paura e di un fidanzato occasionale di Bova, un gay barbuto con le chiappe all’aria, mica male. In sala dal 20 novembre. Ovviamente la commedia più frocia dell’anno.