“MIO PADRE GIOCAVA NEL CATANZARO DI MAZZONE. MIA MADRE ERA VENEZUELANA, AVEVA UNA SCUOLA DI MUSICA” – ANEMA E CORE DI SERENA BRANCALE: “LE PAROLACCE CHE USO NEI TESTI LE HO RUBATE A MIO ZIO: AVEVA UNA POMPA DI BENZINA. VAFFAMMOK A LI STRAMUORT DU MAMMT ERA UN MANTRA” – “STO CON UN PUGILE. DARIO ‘SPARTAN’ MORELLO. DA RAGAZZINO ERA OBESO E VENIVA BULLIZZATO. ORA VOGLIO VEDERE CHI CI PROVA” – “I MIEI PUGLIESI PREFERITI? CHECCO ZALONE. RENZO ARBORE, UN FOGGIANO IRONICO E SCANZONATO CHE HA PORTATO LA CANZONE NAPOLETANA NEL MONDO. COSÌ COME…”

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Estratto dell'articolo di Alessandra Paolini per “la Repubblica”

 

serena brancale 9

Serena Brancale: un anno col botto. Sanremo, i concerti sold out, a "Belve" da ospite musicale fissa. "Anema e core" è lo stacchetto di "Affari tuoi". "Baccalà" e "La zia", tormentoni soul e r&b in dialetto barese, vengono canticchiati in Corea. Il 7 luglio l'aspetta il Blue Note, tempio newyorkese del jazz.

 

[…]  Dieci anni fa, sempre a Sanremo, nelle Nuove proposte la mandarono a casa in quattro e quattr'otto. Il brano era "Galleggiare", il refrain diceva "rimanere a galla". E poi "aspettare". Ha fatto così anche lei?

«No. Ho concluso il corso di laurea al Conservatorio, ho continuato a scrivere, suonare, sperimentare. E all'improvviso è morta la mia mamma, a 60 anni, per un intervento sbagliato. Sono dovuta diventare grande, capendo che nella musica non si può essere puristi a tutti i costi. Il jazz è bello ma lo sono anche le contaminazioni, il mix di generi. La cosa che non è cambiata da quel Sanremo è la voglia di divertirmi. Canzoni come Baccalà e La zia sono figlie di questo».

serena brancale con la madre

 

Anche lei è un mix di "generi": madre musicista venezuelana, papà barese ex calciatore della Juve Stabia e del Catanzaro di Carletto Mazzone.

«A Ceglie del Campo come a Carbonara, due quartieri di Bari, erano una sorta di coppia vip. Il terzino destro e l'artista. Mia madre arrivò piccolissima in Italia con i suoi genitori. Papà a un certo punto attaccò gli scarpini al chiodo, lei aprì una scuola di musica».

agostino brancale

 

A casa, ritmi latino-americani come se piovesse?

«Mamma cantava anche quando cucinava: era poliedrica, un po' "pazza" vista da fuori. Oddio… anche da dentro (ride). Girava con turbanti e tuniche. Mi ha insegnato a ballare la salsa. Sapeva precorrere i tempi: organizzava concerti house. Del tipo, duo di musicisti e ballerini di flamenco e paella per tutti».

 

[…] Le parolacce, che a volte usa nei testi, le ha rubate a suo zio.

«Ah, zio Mimmo... Aveva una pompa di benzina e un modo tutto suo, quasi musicale, di infarcire i discorsi con frasi "colorite". Vaffammok a li stramuort du mammt era un mantra».

dario morello e serena brancale

 

Ad amore come stiamo messe?

«Sto con un pugile. Spartan, ovvero Dario Morello: a maggio ha conquistando il titolo italiano dei pesi medi. È coccolone, colto, intelligente. Da ragazzino era obeso e veniva bullizzato. Ora voglio vedere chi ci prova...».

 

Come vi siete conosciuti?

«Vuole una risposta romantica? Non c'è. È stato un incontro moderno: su Instagram. Una sua allieva è mia fan e gli ha parlato di me. Si è incuriosito, mi ha scritto e abbiamo cominciato ad "annusarci" via social. Poi, ci siamo visti. E ora... siamo molto innamorati».

 

Non abbiamo parlato di lavoro. Invece il 7 luglio c'è il "Blu note" di New York. Che concerto sarà?

serena brancale 10

«Un omaggio alla mia Puglia, una serata in cui voglio essere felice senza preoccuparmi se l'inglese è perfetto. Ci sarà un tributo a Quincy Jones, scomparso da poco e che, via social, mi aveva inviato parole incredibili. Spero ci sia la magia che si è creata a maggio al Blue Note di Shanghai, di Pechino e a Seul: un pubblico educato e preparatissimo. Dal 25 ottobre invece c'è il teatro Arcimboldi di Milano: lì mi piacerebbe coinvolgere di più chi mi conosce meglio come jazzista».

 

A proposito di Puglia: i conterranei preferiti?

«Checco Zalone, avvocato, fine musicista e comico straordinario. Renzo Arbore, un innovatore della radio e della tv, un foggiano ironico e scanzonato che ha portato la canzone napoletana nel mondo. Così come Domenico Modugno che ha scritto Resta cu mme e ha cantato tanti brani in siciliano. Non sono stati dei duri e puri, anche loro hanno mischiato generi, dialetti e talenti». […]

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