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Giuseppe Scarpa per "la Repubblica - Roma"
Gli ha dato dell'omosessuale. Diversi messaggi sul cellulare con cui chiedeva al proprio interlocutore se si fosse, per caso, preso una cotta per lui: «Hai un'attenzione morbosa nei miei confronti». Così Vittorio Sgarbi scriveva al sindacalista Gianfranco Cerasoli, allora segretario della Uil Beni culturali e oggi responsabile delle relazioni industriali della Siae. Una provocazione costata cara al critico condannato ieri in primo grado per il reato di diffamazione a 600 euro di multa, oltre al risarcimento danni il cui ammontare verrà stabilito dal giudice civile.
La vicenda ebbe inizio quando Vittorio Sgarbi venne nominato soprintendente del Polo museale di Venezia da parte dell'allora titolare del ministero della Cultura, Sandro Bondi. Nomina sulla quale, anche per via di alcune osservazioni sollevate da Cerasoli, la Corte dei conti fece alcuni accertamenti. Le indagini portate avanti dalla magistratura contabile provocarono la reazione piccata di Sgarbi che, l'11 agosto 2010 e per qualche giorno, inviò diversi messaggi al cellulare del sindacalista della Uil.
Messaggi provocatori, in cui chiedeva allo stesso Cerasoli come mai si fosse così tanto appassionato del suo caso, insinuando che avesse tendenze omosessuali. Provate dal fatto, per Sgarbi, che si fosse invaghito di lui. Vicenda che finì anche in televisione, in particolare in un servizio che andò in onda sul Tg3. "Lei - scrisse Sgarbi a Cerasoli in un sms - manifesta un eccesso di amore nei miei confronti che io presumo legato anche a una sorta d'inclinazione sessuale, che naturalmente non è un'offesa. Ognuno può essere gay o no. Ma se Cerasoli ha una propensione per me io posso respingerla".
La stessa denuncia venne archiviata dal gip dell'Aquila che non ravvisò alcun reato compiuto da Sgarbi nei confronti di Cerasoli. Stessa querela che invece al tribunale di Roma ha portato alla condanna di Sgarbi. Fatto ovviamente che ha suscitato opposte reazioni tra gli avvocati della difesa, Giampaolo Cicconi e Giuseppe Staiano da una parte e il legale di parte civile, Salvatore Ruggieri, dall'altra. «La decisione odierna mi lascia perplesso.
à bene ricordare - sottolinea l'avvocato di Sgarbi, Giuseppe Staiano - che sulla medesima querela si erano già pronunciati il pm del tribunale dell'Aquila che ha chiesto l'archiviazione e il gip che l'ha poi disposta. E del resto, lo stesso pm del tribunale di Roma che nella sua requisitoria aveva chiesto l'assoluzione di Sgarbi. Ovviamente - precisa l'avvocato Staiano - proporremo l'appello perché siamo certi di un ribaltamento della sentenza odierna».
Di umore opposto il legale di parte civile, Salvatore Ruggieri, che spiega di essere «soddisfatto per l'esito del processo. à stata ribaltata - sottolinea l'avvocato Ruggieri - l'archiviazione disposta dal giudice dell'indagine preliminare dell'Aquila».
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