tullio solenghi khomeini

“HO RICEVUTO MINACCE DI MORTE PER UNO SKETCH SU KHOMEINI” - TULLIO SOLENGHI MEMORIES: “L’AMBASCIATORE ITALIANO IN IRAN, CON VARI FUNZIONARI, FURONO RISPEDITI IN ITALIA PER COLPA MIA, MA NON SAPEVANO IL MOTIVO DELLA CHIUSURA DELL’AMBASCIATA E QUANDO ATTERRARONO A FIUMICINO NE CHIESERO IL MOTIVO. GLI RISPOSERO: È PER COLPA DI UNO SKETCH DEL TRIO. E LORO NON RIUSCIVANO A CAPACITARSI. QUALCHE TEMPO DOPO, INCONTRAMMO ROMANO PRODI E CI DISSE: 'AVETE FATTO LO SKETCH CHE CI È COSTATO DI PIÙ NELLA STORIA DELLA TV. L’IRAN DOVEVA PAGARCI UNA SERIE DI LAVORI SVOLTI LÀ DA QUALIFICATI TECNICI ITALIANI, MA I SOLDI NON SONO MAI ARRIVATI, CON LA SCUSA CHE SI ERANO OFFESI PER IL VOSTRO SKETCH'...”

 

 

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Emilia Costantini per il Corriere della Sera - Estratti

«Un’interpretazione? No, direi una clonazione!». Tullio Solenghi veste i panni di Gilberto Govi nella divertente commedia «I maneggi per maritare una figlia», uno dei tanti successi dell’attore genovese scomparso nel 1966, scritto dal suo autore storico Nicolò Bacigalupo negli anni ‘50. Lo spettacolo approda al Teatro Quirino dal 2 aprile, poi al Carcano di Milano, con Solenghi protagonista, e anche regista della messinscena, affiancato da Elisabetta Pozzi.

MASSIMO LOPEZ TULLIO SOLENGHI ANNA MARCHESINI PROMESSI SPOSI

 

Ha mai avuto l’occasione di conoscere personalmente Govi?

«In una circostanza particolare. Ero un ragazzino e un giorno stavo giocando con i compagni in una piazzetta di Sant’Ilario, il mio paese, vicino Genova. Si sparge la voce: c’è Govi al ristorante da Lillo! E tutti corriamo nel locale, dove l’attore stava pranzando con la moglie Rina.

 

Ci radunammo intorno al suo tavolo... Lui fu contentissimo, un nonno affettuoso, poi prese un tovagliolo su cui disegnò la sua caricatura e la relativa dedica, era un mito».

 

Andavate a vedere le sue commedie in teatro?

SOLENGHI LOPEZ 12

«A quell’età non frequentavamo le sale, però vedevamo le sue commedie in tv: l’unica cosa che i genitori ci permettevano di vedere dopo Carosello, altrimenti venivamo spediti a dormire».

 

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Il debutto...

«Sì ma io non dicevo nemmeno una battuta e dissi a mia madre: quando vieni alla prima, io entro nel secondo atto e sono uno dei due che spostano un cannone, ma sono quello dietro... Insomma ho iniziato muto e impallato da un altro attore, peggio di così...».

 

E sua madre fu contenta?

«Dopo lo spettacolo mi disse: però si vede che hai della stoffa da attore... E certo che ce l’avevo: in scena indossavo un cappotto di stoffa lungo fino ai piedi!».

funerale costanzo tullio solenghi foto di bacco.

 

L’incontro con Massimo Lopez?

«Dopo sette anni di Teatro Stabile, mi ero procurato un’orchite da Shakespeare e decisi di migrare verso il cabaret. All’epoca mi avevano proposto un piccolo ruolo, due battute nel “Fu Mattia Pascal” di Pirandello con Giorgio Albertazzi e siccome anche Massimo frequentava la Scuola, gli passai la parte... da allora non ci siamo più persi di vista...»

 

E si unì a voi Anna Marchesini per il celebre Trio...

«La conobbi alla Rai di Torino. Ci avevano proposto di fare insieme una trasmissione per la radio svizzera italiana, destinata agli emigrati: fino a quel momento venivano fatti degli sketch bruttissimi... forse per fare in modo che gli emigrati non tornassero in Italia! Con Anna riscrivemmo i testi, tra noi era subito scattata un’intesa artistica, avevamo lo stesso occhio strabico nel guardare la realtà. Con lei ci ritrovammo a Genova per un altro varietà alla radio, dove ci inventammo un corso di “mimo radiofonico”».

 

Cioè?

tullio solenghi massimo lopez e la parodia dei papi

«Lei annunciava: adesso Marcel Marceau mimerà un albero... Silenzio assoluto... e poi io, nel ruolo di Marceau che mimava l’albero, ovviamente invisibile alla radio, ringraziavo in francese. Da lì partì l’idea di coinvolgere Massimo per creare il Trio».

 

Tra i tanti personaggi interpretati, lei ricevette minacce di morte per l’Ayatollah Khomeini...

«Eccome no? E l’ambasciatore italiano in Iran, con i vari funzionari, furono rispediti in Italia per colpa mia, ma loro non sapevano il motivo della chiusura dell’ambasciata e quando atterrarono a Fiumicino ne chiesero il motivo. Gli risposero: è per colpa di uno sketch del Trio. E loro, sgranando gli occhi chiesero: cosa?? Non riuscivano a capacitarsi. Ma non basta... qualche tempo dopo, incontrammo Romano Prodi a un premio e ci disse: voi avete fatto lo sketch che ci è costato di più nella storia della televisione».

 

Perché?

«Rispose: perché l’Iran doveva pagarci una serie di lavori svolti là da qualificati tecnici italiani, ma i soldi non sono mai arrivati, con la scusa che si erano offesi per il vostro sketch».

 

I Promessi Sposi del trio Solenghi Lopez Marchesini

Innumerevoli i successi del vostro sodalizio artistico..

«Sì, e all’apice del successo una sera al Teatro Sistina accadde un fatto curioso. Sala gremita, ad ogni nostra battuta reazione immediata di una valanga di risate, che eravamo abituati a sentire. Ma quella sera, in coda alla risatona generale, sentiamo una risatina che arrivava da un gruppetto di spettatori in platea: ridevano in ritardo».

Come mai?

SOLENGHI ANNA MARCHESINI

«Erano indiani, con turbante in testa e con un accompagnatore che gli traduceva le battute: la risata arrivava dopo la traduzione...».

 

Il suo ultimo ricordo di Anna, scomparsa nel 2016?

«La andai a trovare a casa, era stremata, ma con una capacità prodigiosa di continuare a inventare. Stava per pubblicare il suo libro “È arrivato l’arrotino”. Le chiesi il perché dell’arrotino, e rispose: da quando sono qui a letto, sento i rumori della città, grigi, monotoni... l’unica voce che rompe il grigiore è quella dell’arrotino, mi dà il senso della vita».

 

(...)

 

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