DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…
Andrea Scanzi per il “Fatto Quotidiano”
Occorre sangue freddo per raccontare un addio in diretta. Anche quando, quell’addio, lo hai serenamente deciso tu. Armando Sommajuolo ha sempre voluto essere un giornalista famoso ma non troppo. Dopo trent’anni di tivù, fosse essa La7 o prim’ancora Telemontecarlo, ha detto basta. La sua faccia la conoscono quasi tutti, il suo nome un po’ meno.
Capita anche ai caratteristi migliori, quelli che “non so in quale altro film l’ho già visto”, però sai benissimo che – senza quel caratterista lì – il film non sarebbe stato lo stesso. Tre giorni fa, nella edizione delle 20, il 62enne Sommajuolo ha condotto per l’ultima volta il telegiornale. Era emozionato, c’erano tanti amici e colleghi a guardarlo in studio, ma lo ha dato poco a vedere. Si è ritagliato un saluto finale, spontaneo ma al tempo stesso ben scritto. Le giuste pause, le giuste parole. Il giorno dopo si è ritrovato ovunque, in Rete e non solo. Molti hanno parlato di “sfogo”, una delle parole più distanti da Sommajuolo, giornalista quasi sempre british e talora piacevolmente anacronistico. Più che per i racconti, puntuali e garbati, ha fatto notizia per qualche gaffe.
Quelle che riprendeva Blob. Quelle durante le quali gridava “Sveglia ministro!” all’interlocutore silente. E quelle a sfondo hard, tipo l’indimenticabile “ancora giallo sulla presunta figa del vicepresidente siriano”, involontario colpo di genio paragonabile alla Antonella Clerici che proprio non poteva vivere senza calcio (anche se lei disse un’altra cosa).
IL GIORNO prima dell’addio, Enrico Mentana gli ha dedicato un saluto affettuoso: prima un servizio con il best of della carriera, poi i complimenti durante il Tg. Sommajuolo era lì, seduto alla sua sinistra. Non pochi giornali e siti hanno tradotto quel momento come una frizione tra i due, attaccandosi a una battuta di Mentana – “Finalmente ci dai un’esclusiva” – bilanciata peraltro dalla frase successiva: “Ci tenevo a salutarti anche io in diretta. Del resto poi ci dicono che noi non ci alziamo mai dalle poltrone e tu sei un valido esempio di chi invece dice ‘Ho fatto la mia parte, adesso arrivi qualcuno più giovane’”. Nessuno scontro, e dunque nessuna esigenza di “sfogarsi”.
Eppure in molti hanno voluto vederla così. E allora il volutamente minimale e gregario Sommajuolo, quando ha dovuto dire basta, non si è commosso come Ugo Russo a RadioRai. E neanche ha lanciato fendenti a casaccio. Si è solo limitato a dire quel poco che c’era da dire: “Questo è l’ultimo telegiornale che ho condotto dopo 30 anni in questa azienda. Permettetemi di ringraziare pubblicamente il direttore Enrico Mentana, che venerdì scorso mi ha commosso e sorpreso passando quel servizio che mi è stato dedicato, al contrario di quanto scritto da alcuni piccoli giornali in questi giorni. Ma si sa, l’interpretazione della realtà spesso riflette, essendo soggettiva, il proprio modo di essere. E se si è volgari si interpreta la realtà in modo volgare”.
Perfetto. Poi, a quel punto sì un po’ commosso, ha aggiunto: “Bene. Grazie a tutti. Io a questo punto ho altre cose da fare da questo momento in poi. Buona vita. Arrivederci”. E a quel punto non c’era davvero nient’altro da dire.
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