DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
nino frassica a che tempo che fa
Estratto dell'articolo di Fulvia Caprara per “la Stampa”
(...) Nino Frassica è più riservato di quanto sembra, forse anche perché la sua ricetta di risata sicura si basa sulla negazione di tutto, anzi, sulla distruzione: «Sono un vandalo della comicità, rovino le frasi fatte, i detti ripetuti, i ragionamenti normali. Non ci sto ad accettare la logica così com'è».
(...)
Le piace di più la tv?
«Mi piace molto il tavolo di Fabio Fazio, che inizia tardi, senza il problema di doversi rivolgere a un pubblico generalista. Grazie a Fabio l'atmosfera è alta, intelligente, lì arrivo e oso, senza pormi problemi».
Dalla prossima stagione il programma non sarà più in Rai, come ha vissuto tutta la vicenda, è stato un trauma?
«Direi che trauma è una parola grossa. Avevo iniziato a sospettare già da un bel po' che qualcosa stesse succedendo, non arrivavano chiamate né conferme, così Fazio, giustamente, ha deciso di non restare a spasso, di conservare la sua libertà, facendo le stesse cose, ma in un altro posto. E sarà così anche per me».
Qual è stato il più importante incontro professionale?
«Renzo Arbore è il mio padre artistico, devo tutto a lui. Anche se, in fondo, a sceglierlo sono stato io».
In che senso?
«Quando si lavora nello spettacolo è sempre così, si sceglie. Non a caso sono andato a bussare alla sua porta, avrei potuto farlo con Pippo Baudo o con Antonello Falqui, ma ho sentito che dovevo rivolgermi a lui. E lui, a sua volta, ha capito subito, voleva qualcuno che sapesse improvvisare. Sono cresciuto a pane e Alto e gradimento, guardando sempre verso la comicità di Cochi e Renato, con un sottofondo di Totò».
Come nascono le sue gag?
«Mi vengono in mente delle cose, le invento, se mi sembra che possano funzionare me le segno su un foglietto, oppure sul telefonino, poi vado a casa e le scrivo sul computer». Tempi duri per la satira?
«Per il mio genere di satira no, il mio umorismo non ha la politica come punto di riferimento. La satira politica la fa bene Crozza, è un genere che richiede uno studio particolare, bisogna essere sempre informati. Facendo il vandalo mi sento più libero, distruggo e basta».
Nessuna preparazione?
«Seguo sempre i tg, leggo i giornali, soprattutto i titoli di prima pagina, e poi vado agli spettacoli. C'è una battuta bellissima di Walter Valdi, cabarettista e cantautore, in cui mi ritrovo molto : "Leggo sempre i giornali, se è morto qualcuno che conosco vado ai funerali, altrimenti vado al cinema"».
Le piacerebbe avere un film-consacrazione come è accaduto a Ficarra e Picone con «La stranezza»?
«Certo, sono qui, aspetto».
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