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Paolo Giordano per IlGiornale.it
Ci ha impiegato un po' ma alla fine è arrivato anche in Italia: Spotify. Se vi piace la musica, Spotify è la parola giusta, oltre a essere quella che fa più paura a iTunes.
Per capirci, è uno dei principali servizi di musica on demand in streaming. Chiunque voglia ascoltare musica da computer, tablet e smartphone può collegarsi a Spotify e cercare uno qualsiasi dei 20 milioni di brani a disposizione. Non si ascolterà dopo il download. Ma in streaming. E la traccia dei dati rimarrà imprigionata nella cache dell'hard disk (occhio però se usate software di pulizia tipo Ccleaner: cancella tutto).
Un'idea che sembra la quadratura del cerchio: basta con le migliaia di mega downloadate. E qualità sonora rispettabile. Talvolta persino eccellente. Anche perché se Spotify è in versione free, c'è l'intoppo della pubblicità . Se è unlimited costa 4.99 euro al mese. Ma se è premium, il prezzo è 9.99 al mese ma garantisce una qualità di suono pressoché perfetta. L'altra settimana a Sanremo, alla presenza dello stato maggiore, è stata presentata a pochissimi giornalisti la versione italiana di Spotify, che si aggiunge a tutte quelle che dal 2008 sono state lanciate finora in 20 paesi: dagli Usa alla Nuova Zelanda.
Dalla Gran Bretagna alla Polonia. Creato a Stoccolma da Daniel Ek e Martin Lorentzon come alternativa alla pirateria musicale (anche se ha molti tratti grafici che ricordano Napster), finora raccoglie venti milioni di utenti e ben cinque milioni di abbonati. E venti (milioni) sono anche le canzoni contenute nella cassaforte di Spotify. Oltretutto Spotify ha una clamorosa modalità social, che consente di scoprire, gestire e condividere le proprie playlist su Facebook, Twitter o sul proprio blog o addirittura via email.
Tutto naturalmente nella più completa legalità , visto che finora Spotify ha distribuito oltre cinquecento milioni di dollari in diritti d'autore. Ecco, se proprio bisogna dirlo, Spotify è un passo avanti rispetto al passato. E si iscrive di diritto tra i "termometri" più credibili dei gusti musicali di ciascun mercato.
"Siamo andati oltre ogni nostra aspettativa" ha confermato gentilissima Veronica Diquattro, che è la responsabile del mercato italiano di Spotify ed è fiduciosissima sul buon esito della scommessa italiana. Intanto sono stati pubblicati i primi dati giusto a una settimana dalla presentazione. Su 11 milioni di brani ascoltati su Spotify (l'equivalente di 70 anni di musica), a fare la parte del leone è il tormentone âScream&Shout' di Will.I.Am con Britney Spears, giusto avanti a âHo hey' dei Lumineers e a âLocked out of heaven' di Bruno Mars.
Il primo dei "sanremesi" è Marco Mengoni con âL'essenziale' giusto davanti alla Canzone mononota di Elio e a Sotto casa di Max Gazzé. Invece tra gli artisti più "streamati" ci sono i Lumineers davanti a tutti, poi Will.I.am, Rihanna e Bruno Mars e Calvin Harris fino a David Guetta e Swedish House Mafia. Basterebbero solo questi nomi per rendersi conto fino in fondo di quali siano i gusti della fascia anagrafica compresa tra i 15 e i 34 anni. Pop dance, neo folk e house. E attenzione: questa è una radiografia molto credibile.
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