
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
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Come Dagoannunciato (con tanto di relative recensioni) sono stati annunciati i 12 stregati chiamati a bere l’amaro calice del Premio più pilotato del Paese.
Ecco i 12 libri scelti:?- “Il paese dei coppoloni” (Feltrinelli) di Vinicio Capossela, presentato da Eva Cantarella e Gad Lerner: come disse Fulvio Abbate “i fan di Berlusconi e quelli di Capossela sono due face della stessa imbecillità”.
- “La sposa” (Bompiani) di Mauro Covacich, presentato da Dacia Maraini e Sandro Veronesi: come disse lo stesso Covacich di se stesso: “I lettori escono sempre disgustati, amareggiati dai miei libri”. Prosit.
- “Storia della bambina perduta” (e/o) di Elena Ferrante, presentato da Serena Dandini e Roberto Saviano: come ha scritto Vassalli: “Meglio che vinca il peggiore piuttosto che l’autore fantasma. Forse, arriveremo a rimpiangere gli sporchi Strega del passato”.
- “Final cut” (Fandango) di Vins Gallico, presentato da Renato Minore e Luca Ricci: la solita storiella di rapporti in crisi.
- “Chi manda le onde” (Mondadori) di Fabio Genovesi, presentato da Silvia Ballestra e Diego De Silva: autore ben sostenuto che piace alla gente che piace (Aldo Grasso)
- “La ferocia” (Einaudi) di Nicola Lagioia, presentato da Alberto Asor Rosa e Concita De Gregorio: il limite di Lagioia è “di accumulare, di non tagliare, di non rifinire” (Cordelli). Per non parlare di quando il tasto gli scappa di mano e scrive di “parenti di sangue che non si stancano di interrogarci”: perché, esistono parenti non di sangue?
- “Il genio dell'abbandono” (Neri Pozza) di Wanda Marasco, presentato da Francesco Durante e Silvio Perrella: ma il povero Gemito meritava questo impasto di lingua e napoletano inventato dalla Marasco, fine a se stesso, questa baroccheria?
- “Se mi cerchi non ci sono” (Manni) di Marina Mizzau, presentato da Umberto Eco e Angelo Guglielmi: Mizzau è un’amica di Eco, fondatrice del Dams, studi alle spalle tipici di quel clima, oscillanti tra Roland Barthes, dialogismo, eteronomia, impegno, femminismo e cose che oggi sembrano dell’altro mondo. Fuori tempo.
- “Come donna innamorata” (Guanda) di Marco Santagata, presentato da Salvatore Silvano Nigro e Gabriele Pedullà: il Dante de noantri fa diventare il Divin poeta uno psicolabile. E lo chiama: “Vai, Dantino, ti auguro di incontrare presto il tuo angelo”. Auguri!
- “Via Ripetta 155” (Giunti) di Clara Sereni, presentato da Massimo Onofri e Domenico Starnone: poiché la moglie, Anita Raja, corre sotto le mentite spoglie di Elena Ferrante, Starnone depista presentando un’amica. In cerca di indirizzo.
- “XXI Secolo (Neo)” di Paolo Zardi, presentato da Giancarlo De Cataldo e Valeria Parrella: outsider, di lui non si è parlato.
- “Dimentica il mio nome” (Bao Publishing) di Zerocalcare, presentato da Daria Bignardi e Igiaba Scego: è un cartoon di Michele Rech (1983) un punk pieno di tatuaggi (“Me sò fatto i tatuaggi per sembrà meno sfigato”), “timido come una suora orsolina” e “sociopatico” (così si descrive), lettore onnivoro di Gipi e Boulet, divoratore di plum cake e nerd. Basta.
La cinquina si voterà, potendo esprimere per la prima volta nella storia del premio non più una ma tre preferenze, il 10 giugno a Casa Bellonci, a Roma, e giovedì 2 luglio sarà proclamato il vincitore al Ninfeo di Villa Giulia.
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