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Prima che i passeggeri scendano dalla sua “Honda Civic”, Jerry terHorst si assicura che abbiano in mano il suo bigliettino da visita con scritto in neretto “Futuro attore famoso”. Se ha la possibilità, spiega anche sta lavorando a una web serie con il suo coinquilino.
GLI AUTISTI UBER SOGNANO HOLLYWOOD
Quando cinque anni fa si è trasferito dalla North Carolina a Los Angeles, si è guadagnato da vivere come hanno fatto decine di attori prima di lui: servendo ai tavoli. Quest’anno però si è aggiunto alla lista di aspiranti star che hanno mollato l’abito da cameriere per diventare autisti di “Uber” e “Lyft” (il servizio che ha per logo un paio di baffi rosa).
Secondo “Lyft”, a giugno del 2013, il 60% degli autisti losangelini lavorava o aspirava a lavorare nel mondo dello spettacolo. Per “Uber” non ci sono dati, ma basta farsi un giro in città per capire che la tendenza è la stessa. Zack Rice lavora lì e a settembre ha venduto alla “NBC” la sua antologia criminale per una serie.
GLI AUTISTI UBER SONO ASPIRANTI STAR
La paga non è molto più alta che in un ristorante, guadagnano 25 dollari l’ora, arrivando a 50 nelle ore di punta, ma è un lavoro facile. Basta avere una patente e una macchina decente. Per gli aspiranti scrittori e attori, la miglior parte del mestiere è che non sanno mai chi potrebbe salire a bordo. Può capitare un comico, un musicista, un produttore.
Justin Park, autista “Uber” che ha recitato in qualche web serie, spiega che quando a bordo salgono i famosi, il viaggio in macchina diventa una sorta di provino itinerante.
Queste app non hanno migliorato solo la vita di aspiranti stelle, anche quella dei clienti che possono godersi un secondo drink al bancone, senza la paura di non trovare un taxi. Da quando queste aziende operano, la città è vivibile per chi odia guidare. Una rivoluzione troppo bella per durare. I tassisti e gli autisti delle limousine sono in rivolta, sostengono che il servizio sia illegale e chiedono nuove regole, compresa quella che elimina il “carpooling”.
Dall’altra parte c’è la minaccia di “UberX”, concorrente low cost che ha abbassato le tariffe del 20%. Insomma, gli aspiranti attori e scrittori rischiano di tornare dove stavano: al ristorante. Dice Justin Park: «Se torno a servire ai tavoli scrivo comunque una serie sulle vicissitudini di un autista “Uber”. Un cliente un giorno mi ha chiesto se poteva leccarmi un braccio. Se non è una commedia questa...».
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