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1. TAYLOR SWIFT CONTRO APPLE: UN FOTOGRAFO LA ACCUSA DI IPOCRISIA
Federica Carlino per www.comingsoon.it
Dopo che Apple Music ha deciso di pagare gli artisti nei primi tre mesi di prova gratuita del nuovo servizio di streaming musicale, grazie ad una lettera di rimprovero firmata da Taylor Swift, l'immagine attribuita alla cantante di intrepida protettrice dei diritti dei musicisti è stata rafforzata dai media di tutto il mondo, che la hanno riempita di elogi.
L'unico a non aver lodato pubblicamente Tay Tay è stato un fotografo, Jason Sheldon, che la ha accusata di ipocrisia in questa lettera pubblica, difendendo come (e da) la cantante i diritti dei suoi colleghi e condividendo il documento della Firefly Entertainment, Inc. che regola l'utilizzo delle foto scattate ai concerti.
Secondo le norme elencate nel modulo in questione, che trovate di seguito, l'agenzia detiene il diritto universale e perpetuo di utilizzare (ed autorizzare altri all'uso) tutte le foto fatte durante le esibizioni dei propri cantanti a scopo non commerciale, in qualsiasi media e formato, anche per pubblicità e promozioni, e senza alcuna restrizione.
"Cara Taylor Swift, ho letto la tua lettera aperta alla Apple, dove esponi le ragioni alla base del divieto di utilizzo del tuo album '1989' sul servizio di streaming di prossima uscita Apple Music", scrive Jason Sheldon. "Ti applaudo. È bello che qualcuno con un grande seguito difenda i diritti dei creativi e opponga resistenza a quei colossi aziendali talmente potenti da poter fare e disfare la carriera di qualcuno."
"Ma come puoi essere diversa da Apple?" continua Sheldon: "Prima di accusare gli altri, perché non ti assicuri che non ti si possano attribuire le stesse colpe?"
"Anche i fotografi devono guadagnarsi da vivere e come Apple, anche tu puoi permetterti di pagare i fotografi. Perciò smettila di costringerci a darti i nostri scatti, proibendoci di pubblicarli per più di una volta."
taylor swift iheartradio fest 2014 billboard 650
"Con il dovuto rispetto nei tuoi confronti, Taylor, puoi fare la cosa giusta e cambiare le regole. I fotografi non chiedono la tua musica gratis, quindi, per favore, non chiederci di fornirti gratuitamente il tuo materiale pubblicitario."
Colpita e affondata?
2. MUSICA.COM LA RIVOLTA DEL POP
Ernesto Assante per “la Repubblica"
Guerra e pace. Si potrebbe titolare così l’ultimo episodio della “guerra dello streaming”, la battaglia per la conquista del nuovo mercato musicale che si sta combattendo a colpi di bit. La dichiarazione di guerra, solo l’ultima di una lunga serie, è arrivata da Taylor Swift, la superstar della musica pop americana, che pochi giorni fa aveva annunciato che non avrebbe reso disponibile il suo ultimo album, 1989 , sul nuovo servizio streaming Apple Music, per protestare per la scelta, da lei definita “scioccante”, da parte dell’azienda di Cupertino di non pagare gli artisti per le canzoni ascoltate sul servizio nei primi tre mesi di prova gratuita per gli utenti.
Apple ha subito ceduto. Il ramoscello di ulivo a Taylor lo ha offerto il vicepresidente di Apple Eddy Cue, che ha deciso di fare marcia indietro e di compensare gli artisti anche nel periodo di prova gratuito.
E’ stata una scaramuccia ma dalle grandi conseguenze, perché rende evidente ancora una volta la frattura tra il vecchio mondo discografico ed il nuovo mondo digitale, dove le certezze sono ancora scarse e le regole non sono state tutte scritte. E i guadagni?
Proprio questo è il problema. Mentre fino a qualche anno fa i guadagni degli artisti arrivavano dalla vendita dei cd, dal passaggio delle canzoni nelle radio e dai concerti, filtrati attraverso case discografiche, manager e società che gestiscono i diritti, oggi, seppure i cd ancora abbiano una discreta rilevanza, il mercato (che vale circa la metà di anni fa) è fatto sempre di più di beni del tutto immateriali – file, bit – che arrivano agli utenti in forma di canzoni scaricate dai negozi on line o ascoltate attraverso i servizi di streaming, come Spotify e Deezer. E i soldi che arrivano dallo streaming, secondo molti artisti, sono troppo pochi.
Taylor Swift è in prima linea nella battaglia contro i nuovi padroni della musica, in particolare contro i servizi streaming, rei di fare ascoltare la musica gratis ai propri utenti e di remunerare gli artisti con cifre non congrue. Motivo per il quale la bionda star americana ha deciso di non concedere i diritti di streaming della sua musica a Spotify.
Non è una novità, si diceva, eppure la nuova mossa di Swift colpisce perché è il primo grosso ostacolo a frapporsi tra Apple e il suo tentativo di piantare la bandiera anche sul mercato della musica in streaming, oggi in pieno boom.
In questo caso Swift ha tenuto a precisare di non essere la superstar preoccupata per i propri guadagni, ma di voler affrontare una battaglia per difendere i diritti di tutti gli artisti: «Queste non sono le lagne di una ragazzina viziata e petulante. Questa è l’eco dei sentimenti di ogni artista, scrittore e produttore», ha scritto su Tumblr, affermando di parlare anche a nome «dei giovani songwriter che hanno fatto il loro album di debutto e credevano che con le royalties avrebbero potuto pagare i loro debiti».
Ma è davvero così? Apple, Spotify, Pandora, Deezer e decine di altri servizi di streaming vogliono davvero sfruttare la creatività degli artisti per lucrare maggiori guadagni? I tempi della pirateria di Napster, il primo servizio di condivisione e download, sono ormai molto lontani. Il download legale a pagamento, che si è affermato soprattutto tramite Apple negli anni passati è addirittura in declino, mentre cresce in maniera esponenziale il successo dei servizi di streaming, che consentono con un abbonamento mensile di ascoltare qualsiasi canzone, qualsiasi album, in qualsiasi momento e ovunque, attraverso il proprio smartphone o computer.
Ma se il download di un album o di una canzone era equiparabile all’acquisto di un cd, lo streaming è un meccanismo di fruizione della musica completamente nuovo, che prima non esisteva. Guadagni nuovi, dunque, che non compensano quello che il mercato ha perso negli anni scorsi con il crollo delle vendite dei cd, ma che servono a ricostruire un mercato meno “miliardario” ma non meno interessante. Co- sa che le “vecchie” case discografiche hanno ampiamente capito, riconvertendosi al nuovo verbo digitale dopo la crisi che le ha travolte e in alcuni casi distrutte, ma che gli artisti, o almeno alcuni tra di loro, sembrano ancora non aver compreso fino in fondo.
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Il caso di Taylor Swift è particolarmente interessante: la superstar americana che ha negato lo streaming a Spotify ha venduto oltre 4 milioni di copie in cd del suo ultimo album, una cifra record di questi tempi. Ma è anche la diva che vanta il maggior numero di visualizzazioni su YouTube, che sono gratis per gli utenti, come gli ascolti sui servizi streaming, o negli annunciati tre mesi di prova di Apple Music.
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Contraddizioni? No, più probabilmente strategie di mercato, che vanno ad aggiungersi alla scelta della Swift di “brevettare” i testi delle sue canzoni, per evitare che altri possano guadagnare dalla riproduzione di frasi da lei scritte su magliette o altro. Perché, e in questo ha ragione, Taylor non è più soltanto un’artista, ma un vero e proprio “brand” e come tale si difende. Taylor Swift non dice no allo streaming in assoluto, ma solo a quello che la remunera in maniera a suo avviso insufficiente. Le sue canzoni sono infatti disponibili su altre piattaforme come Tidal (che però non ha i diritti dell’ultimo album), su Beats e Rhapsody.
«Tutto quello che posso dire è che la musica sta cambiando velocemente e il panorama dell’industria musicale si evolve altrettanto rapidamente, che ogni cosa nuova, come Spotify, a me sembra come un grande esperimento. E io non voglio cedere il lavoro di una vita ad un esperimento che non compensa adeguatamente i produttori, gli artisti i creatori di questo lavoro. E soprattutto non ho alcuna intenzione di sostenere la percezione che la musica non ha alcun valore e debba essere consumata gratuitamente ».
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Ma se Apple ha cambiato la strategia promozionale del suo servizio streaming venendo incontro alla richieste di Taylor Swift, quelli di Spotify non sono dello stesso avviso. «Noi stiamo costruendo una nuova economia della musica che possa andare bene a tutti», avevano dichiarato i responsabili dell’azienda svedese lo scorso anno, in risposta all’abbandono di Swift «Noi giriamo circa il 70% delle nostre entrate alla comunità della musica».
Spotify ha circa 75 milioni di utenti mensili, di cui oltre 20 milioni pagano un abbonamento, con una crescita in un solo anno del 33%. E questo ovviamente comporta un aumento delle royalties pagate ad artisti e detentori dei diritti: 3 miliardi di dollari finora, 300 milioni solo nel primo trimestre 2015.
beyonce jay z e madonna presentano tidal 9
Tutto è destinato rapidamente a cambiare con l’arrivo di Apple Music e della sua base utenti di 800 milioni di persone, come accadde per il downloading con iTunes. L’esordio è previsto per il 30 giugno, per un servizio che si propone come il più completo, con downloading, streaming e soprattutto con la novità della radio digitale, che potrebbe cambiare ancora una volta i termini della partita e del mercato.
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