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Stefano Bartezzaghi per Robinson - la Repubblica
Libro, lettori; tv, teatro e cinema, spettatori; web, visualizzatori. Possibile dialogo fra indigeni digitali: «Ma a te che piace fare?», «Boh, per lo più visualizzo».
Biblioteca di Babele, gigantesca edicola di freepress planetaria, ufficio postale globale e agenzia di collocamento sentimental-sessuale: la Rete è tutto ciò ma, da anni ormai, è anche e soprattutto il paradiso delle immagini in movimento. Trovarle, scaricarle, produrle, montarle, sonorizzarle, caricarle, diffonderle (su YouTube, Facebook o altro) e, sperabilmente, farle “visualizzare”. Il mito della sintesi non tiene: non è stato inventato un verbo più sintetico, per esempio “visurare”.
Fiorello ha pensato che valesse la pena di “condividere” (altro termine chiave) i dialoghi che improvvisava con i frequentatori antelucani della sua edicola, ed è nato il format dell’Edicola Fiore, passato da Twitter alla radio, e quindi a Sky. Molto più in piccolo, è diventata abituale per molti altri l’autoproduzione di pillole comiche: diverse o simili alla comicità della tv generalista?
Proprio “The Pills” è il nome del trio comico che è partito dal web per arrivare sino al cinema (con il film: Sempre meglio che lavorare). Ma più che pillole quelli per la Rete sono pilloloni. La tv predilige il monologo e ne accorcia sempre più i tempi, i formati web recuperano il gusto della sceneggiatura e della scenografia dello sketch, con durate sino ai dieci minuti.
Generi. Quelli di The Pills sono sitcom surreali. Il Terzo Segreto di Satira produce fantabiografie di politici come Mario Monti o Matteo Salvini.
Yotobi fa monologhi da stand-up comedy mentre Geppi Cucciari e autori affermati come Luca Bottura e Walter Fontana con la serie Eities hanno lanciato la piattaforma NienteTv (un aggregatore, in orbita Beppe Caschetto, di parte della comicità web).
A colpire non è tanto l’uso del turpiloquio, qui non censurato o trasgressivo come in tv, ma pacifico e, alla fine, naturalistico: lo si usa come nel linguaggio quotidiano. È casomai il riferimento frequente a un background che i più giovani visualizzatori non possono avere (la serie Piccoli Brividi ripercorsa da Yotobi; estetica, costumi e consumi degli anni Ottanta per Geppi Cucciari, eccetera).
Come i baby boomer italiani videro La freccia nera senza avere la più pallida idea della storia della guerra delle Due Rose, così i visualizzatori accettano riferimenti a storie e figure di un passato più recente, a cui però è consentito loro l’accesso perché, nella Rete stessa, tutto è sempre presente. Restando su YouTube, hanno a disposizione anche grande parte di quel patrimonio di sketch che va da Totò a Sandra e Raimondo (nel bianco-e-nero Rai) sino al Trio, Aldo, Giovanni e Giacomo e le panchine di Ale & Franz (ma pionieristico è stato l’esempio dei videoclip musicali di Elio e le Storie Tese).
Il “Dalemiano” del Terzo Segreto di Satira è un personaggio che ottiene quello che vuole con metodi subdoli. La storia è spassosa e funzionerebbe anche senza il riferimento politologico a D’Alema, che invece c’è: evidentemente le persone possono ridere anche senza conoscere il sostrato su cui poggia la parodia. I moduli espressivi provengono da format tv o altri stereotipi audio-video, come quelli prodotti dal marketing (vedi il gruppo di ‘Ndrangheta, che presenta, in inglese, la mafia calabrese come un’eccellenza italiana agli investitori di Wall Street); la politica entra, ma sempre in una dimensione di parodia, e non di satira. Vita contemporanea e caratterizzazione etnosociale sono altri due filoni classici, che si rinnovano nei video di autodeprecazione meneghina del “Milanese Imbruttito”.
C’è infine il filone aggiuntivo del “ci sei o ci fai?”: risorsa classica dell’umorismo nazionale, qui arriva a culmini di ambiguità grazie all’effettivo cialtronismo di molte delle figure pubbliche a cui siamo oramai avvezzi (come intuito in anni ormai lontani dal Tommaso Labranca di Chaltron Hescon, Einaudi Stile Libero 1998).
Quando Federico Clapis veste i panni di un artista che presenta le sue installazioni, non è immediatamente distinguibile da analoghe esibizioni narcisistiche di artisti reali, ancorché fallimentari. In questo genere eccelle la giovane Martina Dell’Ombra, che nei suoi video migliori sta perfettamente in bilico fra l’opinionista di bella presenza e buon senso delirante e la sua medesima parodia. La figura che si è affacciata ai teleschermi italiani con le sembianze di Valeria Marini a Porta a Porta si è evoluta nel tempo e Martina Dell’Ombra ne sublima il carattere, con la soavità e l’illogicità che compongono una sintesi perfetta, ed egemonica, dell’italian style. Molte, di conseguenza, le visualizzazioni.
THE PILLS
matteo corradini, luigi di capua e luca vecchi.he pills5
THE PILLS YOTOBI
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