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Renato Franco per Corriere della Sera
«Io pilippino, vengo da Pilippine , faccio pulizie e faccio domande di economia domestica». Parrucca nera, straccio rosa sul cuore, tipica cadenza da tipico italiano che imita tipico filippino. Così Paolo Bonolis ad âAvanti un altro' su Canale 5. Una gag di quattro minuti andata in onda sabato scorso e che alza polvere di polemiche. La comunità filippina non gradisce. Troppo recente la ferita del tifone Haiyan che ha squassato il Paese, inopportuna la presa in giro dell'inno con lo strofinaccio sul cuore, scontato lo stereotipo del lavoratore domestico: queste le accuse.
Protesta la piazza digitale, il rumore virtuale via Twitter e Facebook si fa sempre più fisico. L'orgoglio filippino è tutto riassunto in una foto, che supera le 1.700 condivisioni. Viene postata sul profilo Facebook di Vener Cabrera, l'immagine è quella di Giorgio (probabilmente il figlio), un ragazzo filippino alla cerimonia di diploma della International School of Milan con sovraimpressa una scritta, in inglese, con il ringraziamento del ragazzo ai genitori per il loro lavoro che gli ha permesso di diplomarsi: «Mio padre è un portinaio e mia madre aiuta nelle pulizie domestiche, "la Filipina". Non mi vergogno di dirlo, e infatti lo voglio dire oggi davanti a tutti: mamma e papà grazie, vi voglio bene, voi siete la ragione per cui mi trovo qui».
Da Bonolis e da Mediaset non arriva nessun commento ufficiale. Quello che si sa è che la puntata era stata registrata una decima di giorni prima della messa in onda, quando il tifone nelle Filippine non era ancora nell'aria. Quanto alla discriminazione territoriale (dopo le curve dello stadio, ci sarà un giudice sportivo anche per la tv?), quello che fa notare la produzione del programma è che il conduttore, in un contesto ironico e scherzoso, in passato ha già preso in giro anche tedeschi e francesi, bergamaschi e napoletani.
Insomma un gioco. Non per il consigliere aggiunto di Roma, Romulo Sabio Salvador, filippino, che ha scritto all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) e a Mediaset, chiedendo alla produzione della trasmissione pubbliche scuse ai filippini:
«La comunità è indignata per uno stereotipo così limitante del filippino, che parla in maniera incomprensibile e lavora come collaboratore domestico. L'aspetto più offensivo della caricatura risiede nell'utilizzo della base musicale dell'Inno nazionale filippino ascoltato dal presentatore stringendo sul cuore uno straccio per spolverare.
Questa parodia è ancor più deprecabile in quanto in onda in una fascia oraria che annovera tra gli spettatori anche adolescenti e bambini, contribuendo in questo modo a diffondere un messaggio diseducativo che si contrappone al principio di integrazione fra culture che dovrebbe invece essere incoraggiato in una società multietnica come la nostra».
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