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LA CURA DEL FERRO (TIZIANO) – CONCERTO RECORD ALL’OLIMPICO PER IL CANTANTE DI LATINA CHE BACIA LO SCARPINO DI TOTTI: "PER ME E' UN ESEMPIO. PER ROMA HA FATTO QUALCOSA DI MOLTO PIÙ IMPORTANTE DELLO SPORT…” – IL TRIBUTO A TENCO, L’OMAGGIO DI TOPOLINO E QUELLA NOTTE DI 16 ANNI FA ALL’HORUS DI ROMA… - VIDEO

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Francesco Persili per Dagospia

 

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“C’è chi la chiama casa, io la chiamo Roma”. E’ un Tiziano Ferro visibilmente emozionato quello che sale sul gigantesco palco dell’Olimpico per la prima delle due serate nella Capitale. Gli dicevano che non ce l’avrebbe fatta e, invece, eccolo qui. “Il passato alle spalle, un capitolo nuovo, il coraggio di cambiare le cose che posso…”: l’intro che catapulta dentro “Il Mestiere della Vita”, la canzone che manda in visibilio gli oltre 50 mila aficionados che affollano spalti e prato dello stadio romano.

 

“Questo è il concerto col maggior numero di presenze della mia carriera. Non so se riuscirò a riprendermi”, pigola il cantante di Latina, che ringrazia tutti quelli che per esserci hanno sfidato il caldo e pazientato per i controlli e le code.

 

I fatti di Manchester con l’attentato al concerto di Ariana Grande restano una ferita aperta ma nessuno vuole rinunciare ad una notte di musica. “La storia non la fanno solo gli attentati e le guerre ma anche le persone buone”, arringa Ferro, che omaggia Totti. “E’ un simbolo di fedeltà, passione e dedizione. Ogni mattina siamo bombardati da notizie negative che ci fanno male, poi arrivano eroi buoni come lui che insegnano alle persone che ci si può riunire anche solo per dare e ricevere del bene”.

 

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Il cantante di Latina ricorda le immagini della partita di addio dell’ex capitano giallorosso: “Mi hanno commosso. Vorrei fargli un ringraziamento speciale, per me è un esempio. Per Roma Totti ha fatto qualcosa di molto più importante dello sport. Ha messo insieme le persone e ci ha insegnato, soprattutto, che tutto ha un senso nella vita”. Via le paure, la mancanza di autostima, le perdite di tempo con tutto ciò che intristisce. Meglio tuffarsi in questo enorme “videoclip” tra schermi al led, tetti semoventi, cascate d’acqua e giochi di luce.

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E’ la cura del Ferro: uno spettacolone pop che tiene insieme la scenografia à la Beyoncé con atmosfere più intime. Divertissment saltellanti (“E Raffaella è mia”) si alternano nelle oltre due ore di show con istrionismi assortiti già esibiti in tv nella trasmissione di Virginia Raffaele. “Sere nere” è una garanzia ed è piaciuta anche a Ryan Tedder al punto da garantire all’ex corista dei Sottotono un duetto con One Republic. Oggi che viene citato da Mentana come si fa con i classici (“Notizia è l’anagramma del mio nome”) e celebrato, o meglio paperinizzato anche su Topolino, Tiziano “Paperro” rinsalda i legami con le sue radici: “Puoi girare il mondo ma Roma resta sempre la mejo…”

 

Ferro non dimentica il suo passato (“Xdono”, “Indietro”, “Rosso relativo”, che richiama la sua ossessione adolescenziale per la Nutella, “Stop dimentica”) e regala un momento di intensità unica col tributo a Tenco. “Non me ne vorrei più andare via da qui”, concede prima del gran finale con “Incanto”, “Lo stadio”, “Il Conforto” e “Potremmo ritornare”. Già, il tema del ritorno. Roma è la sua Itaca. “La prima volta che suonai nella Capitale fu 16 anni fa all’Horus. Allora c’erano 800 persone. E da quel momento non c’è stato un giorno in cui non c’ho creduto…”

 

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