DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1. L’ULTIMO SANTORO
Enrico Paoli per "Libero Quotidiano"
Michele Santoro Bacchiddu by Benny
Giovedì prossimo non prendete impegni. Alla solita ora (21 e 10 circa), sulla stessa rete (La7 di Urbano Cairo), torna Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro. Ma non si tratta del «solito» debutto settembrino. Perché quella che sta per iniziare è l’ultima stagione nella quale vedremo il conduttore televisivo nella versione che conosciamo. Ovvero un uomo solo al comando del talk show.
Dall’autunno prossimo, scaduto il contratto con Cairo che lo vincola alla conduzione di 35 prime serate, Santoro potrà finalmente dedicarsi ai suoi progetti. Cinque, al massimo sei, prime serate in conduzione e poi avanti tutta con la sperimentazione di «nuovi linguaggi televisivi». Che potrebbe significare docu-fiction (peraltro già testata) o grandi reportage, sul modello di quanto proposto dal suo ex allievo Corrado Formigli, lasciando, magari, lo spazio del talk tradizionale a Giulia Innocenzi, che già quest’anno avrà più puntate per il suo Annozero (sempre che continui a chiamarsi così).
MICHELE SANTORO E GIULIA INNOCENZI ALLA PRESENTAZIONE DI ANNOUNO
«Sono stato criticato da tutti per la scelta fatta con Giulia», dice il conduttore di Servizio Pubblico, «come se fosse stata una mia sconfitta. Invece i fatti mi hanno dato ragione». Chissà se sarà lei il nuovo “Michele chi?”, anche se lo stesso Santoro è convinto che il suo futuro sia lui stesso. L’ego è ego. In attesa di rivedere la «santorina» all’opera, magari con un format rivisto e corretto, il giornalista guarda già al futuro.
«Ho notato con interesse il cambio di passo di Piazza Pulita (il programma del lunedì de La7 condotto dal suo ex pupillo, ndr)», afferma Santoro che ha deciso di partire con la stagione dopo aver visto l’esordio dell’intera concorrenza catodica, «e mi è sembrata una buona cosa». Tanto buona che, anche se non lo ammette esplicitamente, gli ha tolto materia per la prima puntata.
silvio berlusconi forza italia
Dei due «signorini» del martedì invece non parla, glissa, come se non avesse visto né il Ballarò di Massimo Giannini né il Dimartedì di Giovanni Floris. Ma si capisce chi li ha visti eccome e non devono essergli piaciuti molto. In compenso, però, conferma a Libero che Marco Travaglio ci sarà e che punta ad avere in studio sia il premier Matteo Renzi che il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. «In fondo il programma si chiama Servizio Pubblico o no?», dice con il suo solito ghigno sornione.
Ovviamente, conoscendo bene il mestiere e la concorrenza non farà certo la corsa per bruciarseli in occasione della prima puntata. Ma la verà novità della stagione potrebbe essere la nuova inviata di punta di Servizio Pubblico. Paola Bacchiddu, freelance ed ex responsabile della comunicazione per la campagna elettorale della Lista Tsipras alle Europee: dopo essere entrata a far parte della redazione di Santoro avrebbe ottenuto anche il disco verde per andare in video, in modo da aggiungere pepe al programma.
La giornalista, a maggio scorso, era finita sui giornali, durante la campagna elettorale per le europee, in virtù di post pubblicato su Facebook con uno slogan ad effetto: «È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate L’altra Europa con Tsipras». A corredo del messaggio un’immagine che la ritraeva al mare in costume, mettendo in bella evidenza il suo lato B. Adesso dovrà puntare tutto sul lato A....
2. GIANNINI, PORRO & C: OGNUNO È SANTORO A MODO SUO
Nanni Delbecchi per "il Fatto Quotidiano"
Alto, magro, elegante, presente più a se stesso che agli altri. Prototipo di un ulteriore aggiornamento del software, dal sorridente direttore di agenzia al compassato gentiluomo di campagna. L’appiombo inscalfibile, alla Edmond Dantès, con cui Massimo Giannini ha risposto alla tradizionale piazzata di Renato Brunetta la sera del debutto a Ballarò la dice lunga sull’evoluzione del santorismo televisivo.
Come abbiamo l’iPhone 6, abbiamo anche il Santoro6. Difficile dire se il modello spaccherà, perché il mercato è saturo. Di sicuro, il Santoro5 appare superato. Santori di sinistra, di destra, falchi, colombe, gattopardi e ircocervi; ce n’è per tutti i gusti, e il quadro è in evoluzione. Il derby del martedì certifica che il santoro di sinistra non ha quasi più nulla dell’originaria carica popolare e piazzaiola, e ci sarebbe da stupirsi del contrario, visto che da tempo non la coltiva più nemmeno l’autentico Michele Santoro, l’uomo che ha imposto il talk come sintesi televisiva della nostra tradizione teatrale, metà commedia dell’arte e metà melodramma.
Mentre Corrado Formigli, quello che in ripresa di stagione è sgabbiato meglio, si sta smarcando sempre più dall’impianto teatrale in sé. Come sempre, sono i figli i più bravi a uccidere i padri.
Eppure il “santoro di sinistra”, sia pure in versioni geneticamente modificate, continua a monopolizzare i talk show. Perché? E perché la parte politica storicamente minoritaria è invece da sempre egemone sul piccolo schermo? Forse perché il santoro di sinistra non è mai a corto di argomenti, ma soprattutto di bersagli. Se il bersaglio naturale, le destre, appare sottotono, non c’è problema, tanto Brunetta si arrabbierà lo stesso, in automatico, ma soprattutto si può sempre sparare a zero proprio sulla sinistra, per ribadire che la sua più autentica fonte di ispirazione resta quella fratricida.
I santori di destra, invece, faticano da sempre anche perché verso i loro capi – nonché sponsor politici – nutrono un’atavica soggezione reverenziale, e anzi, tendono a omaggiare non solo i capi loro, ma anche quelli degli altri. Vespa ha tracciato la linea su cui si sono incamminati tutti gli altri, ognuno con il proprio stile. Paolo Del Debbio è un oste è di vecchia generazione, ha scelto di ispirarsi a Funari e di coltivare la mistica della “gente”: quando si collega con le piazze sembra di stare al mercato; e quando la linea ritorna in studio pure, si è solo passati a un banchetto più rumoroso.
Nicola Porro invece è convinto di avere imparato la lezione del maestro e costruisce il suo Virus come crede che Michele Santoro costruisse Samarcanda vent’anni fa: dietro il paravento del dibattito dai grandi orizzonti si nasconde una tesi precostituita e un’imboscata ai “nemici”. Giovedì scorso il tema ufficiale della prima puntata di Virus era l’allarme Isis, ma ben presto il programma si è trasformato in un processo al Movimento Cinque Stelle e ad alcuni suoi esponenti, rei di avere attaccato le scelte militari dell’Occidente e di giustificare il terrorismo.
È davvero così? Di certo nessuno dei chiamati in causa poteva replicare, a parte qualche un paio di difensori d’ufficio scelti ad arte, i professori Gianni Vattimo e Paolo Becchi. Porro se la tira da elegantone, ma sembra non conoscere il codice d’onore. Se proprio vuoi fare l’imboscata al nemico sparagli in faccia, non alle spalle.
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