franca gandolfi domenica modugno

TROMBARE, OH OH – “MIO MARITO FU UN DONGIOVANNI MA GLI PERDONAI TUTTO” – PARLA FRANCA GANDOLFI, MOGLIE DI DOMENICO MODUGNO: "IL PRIMO INCONTRO? AL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA. AVEVA TANTE FIDANZATE. È STATO UN PLAYBOY ANCHE DOPO IL MATRIMONIO. MENTRE ERO INCINTA SPARÌ PER TRE MESI ALL’INSEGUIMENTO DI UNA CELEBERRIMA DONNA. NOI DONNE ALL’EPOCA ABBOZZAVAMO, NON C’ERA IL DIVORZIO” – “AMICI CANTANTI? LI EVITAVA. NON SI REPUTAVA UNO DI LORO” - VIDEO

Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Il primo incontro?

franca gandolfi domenica modugno e i figli

«Al Centro Sperimentale di Cinematografia. Lui era già al primo anno e gli dissero di farmi da partner per il provino. Una scena inventata dal regista Luigi Zampa: se ne approfittò con un bacio non previsto».

 

Franca Gandolfi, 91 anni, vedova di Domenico Modugno, torna con la memoria (infallibile) al giorno in cui conobbe il non ancora mister Volare. Sono 30 anni dalla sua scomparsa e 65 dai due Grammy che fecero cantare a tutto il mondo «Volare oh oh».

 

Quindi, fu amore a prima vista?

«Per niente... Per quel gesto mi risultò antipatico e per un anno lo tenni alla larga. Aveva tante fidanzate al Centro... Per gli uomini era un mascalzone; per le donne un simpatico spaccone. Fu alla festa di fine anno in un ristorante ai castelli, a Monte Cavo, che cambiai atteggiamento.

 

Lui stava con Giulia Lazzarini, erano i due più bravi del corso, stavano ballando insieme quando l’orchestra attaccò la marcia nuziale... Lui schizzò via dalla pista, lei si andò a sedere sulle gambe di Vittorio Congia e ne nacque una lite. Sulla via del ritorno era da solo e mi chiese di tornare insieme col bus».

franca gandolfi domenica modugno

 

Ecco il primo bacio vero...

«E che, subito? Era un’altra epoca... Mi aveva colpito non il dongiovanni, ma quel mondo interno che si portava dietro dal paesino, fatto di storie popolari di minatori e folletti, un miscuglio sociale che mi ricordava la mia infanzia a Palermo: vivevamo all’interno dell’aeroporto di cui papà era comandante. Passavo le giornate su una magnolia come il Barone rampante di Calvino, e al tramonto vedevo i contadini che tornavano a casa cantando nenie».

 

La gavetta come attori insieme, cinque anni di fidanzamento, le nozze nel 1955.

Insieme fino alla sua morte, avvenuta nel 1994...

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«Dopo il successo planetario Mimmo non c’era quasi mai. Il periodo bello è stato prima. Non riuscì nemmeno a tornare in Italia per la nascita di Marco, il primo figlio. Partorii con tutti gli amici intorno, fu una festa allegrissima seguita da una spaghettata. Io avevo lasciato il lavoro (aveva recitato per Eduardo, Fellini, Monicelli... ndr) e il suo successo era la mia ambizione ».

 

«Nel blu dipinto di blu» è la canzone italiana più famosa al mondo. L’ha vista nascere?

«In genere Mimmo scriveva canzoni in 5 minuti ma quella volta fu diverso. Lui e Franco Migliacci ci lavorarono molto. Mancava il ritornello e nacque davanti a me. Abitavamo a Roma, in un piccolissimo appartamento. C’era un piano verticale, c’erano le finestre aperte e si annunciò un temporale. Il vento fece volare via tutti i fogli e lui iniziò, quasi come uno sciamano, a ripetere volare oh oh... Ahimè ho perso la registrazione, non trovo più la casetta».

 

Nel 1958 la portò al Festival di Sanremo e vinse...

«L’avevano rifiutata in tanti e decise andare lui, primo cantautore della storia».

 

Il gesto delle braccia allargate è diventato simbolo della canzone italiana...

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«Era voluto, aveva curato la messinscena. Non gli piaceva l’idea che andava allora del cantante fermo davanti al microfono, quello che prima di iniziare si schiarisce la voce con un colpetto di tosse. All’inizio le braccia aperte furono un problema per i cameramen non abituati... Quando vinse i giornalisti impazzirono: era la fine dell’epoca dei cantanti alla Claudio Villa. Lo presero in braccio e lo portarono in giro per tutto il casinò».

 

A proposito di Claudio Villa. Era rivalità vera?

«Erano amici, soprattutto dopo la malattia... Mimmo rimproverava a Claudio uno stile di vita troppo giovanile...».

 

Gli altri amici?

«Con Franco Migliacci erano una grande coppia, avevano passione in comune per l’arte moderna, in viaggio si portavano album su cui disegnare. Oltre a lui Riccardo Pazzaglia e Sergio Modugno. Per un periodo abbiamo frequentato Eugenio Montale che ci invitava a cena e cantava l’opera.

MODUGNO FRANCA GANDOLFI

 

È stato amico anche di Ennio Morricone che volle per gli arrangiamenti di Rinaldo in campo . Frequentava Renato Guttuso di cui regalava disegni agli amici. Coi cantanti si trovava meno bene: non si reputava uno di loro. E i cantautori arrivarono con la generazione successiva».

 

Dopo «Volare» non ritrovò più lo stesso successo mondiale...

«Non gli piaceva lo stile di vita americano... Era con la William Morris, l’agenzia di Marilyn. Non gli andava che a Las Vegas durante i concerti la gente mangiasse: ruppe il contratto e tornò in Italia. Migliacci diceva che aveva Hollywood ai piedi ma che l’aveva presa a calci».

 

Esce oggi «Come un sogno di mezza estate», doppio album con le sue canzoni più famose e degli inediti in spagnolo. La sua preferita?

MODUGNO FRANCA GANDOLFI

«Sono legata a quelle degli esordi in dialetto salentino. Mimmo recitò nel ruolo di un militare siciliano in Carica eroica di De Robertis grazie a una raccomandazione di Vittorio De Sica. Cantava “Ninna nanna”, un brano salentino che tutti pensavano in dialetto siciliano e che divenne poi sigla di Amuri amuri programma radio del 1953 cui partecipai anch’io.

 

Lo registravamo da soli in studio a Roma, fu romanticissimo. “Strada ‘nfosa” è il brano che preferisco, parla di un addio. Per un periodo ci siamo anche lasciati... È stato un dongiovanni anche dopo il matrimonio. Noi donne all’epoca abbozzavamo, non c’era il divorzio».

 

Litigavate?

«Tutta la vita. E quando succedeva fuggivo al mare coi suoi amici: Mauro Bolognini e Luchino Visconti. Lui rimediava con il suo sense of humour . Ero in attesa di Marcello, sparì per tre mesi all’inseguimento di una celeberrima donna. Quando tornò disse: “Pensa a cosa avrebbe detto mio padre: mio figlio con una nobile”».

 

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Nel 1984 l’ictus e la semi paralisi che lo costringe a lasciare le scene...

«Ho vissuto la sua malattia con grande tenerezza e gli ho perdonato tutti i tradimenti.

Aveva perso tutto: non poteva più essere né il dongiovanni, né l’artista. Siamo tornati a vivere attaccati, per dieci anni, come prima del successo».

 

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