DAGOREPORT – DI FRONTE ALLO PSICODRAMMA LEGHISTA SUL VENETO, CON SALVINI CHE PER SALVARE LA…
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QUEST'ANNO IL PORNO, NELLA SUA GUERRA CONTRO LA POLITICA, CI HA PRESO SOLTANTO SBERLE!
Estratto dell’articolo di Massimo Basile per "La Repubblica"
La Corte suprema degli Stati Uniti ha aperto alla possibilità che ai minori venga vietato l’accesso ai contenuti porno dei siti online, ma non vuole mettere a rischio uno dei fondamenti della vita americana: il primo emendamento della Costituzione, che tutela la libertà d’espressione.
Dopo due ore di udienza a Washington per discutere una legge del Texas, che obbliga i siti pornografici a verificare l’identità degli utenti, i giudici supremi sono apparsi orientati a riconoscere limitazioni, ma non è chiaro fino a che punto. Il caso potrebbe essere rimandato a una corte d’appello.
La legge, chiamata Hb 1181 e approvata nel 2023, impone ai siti di richiedere un documento d’identità emesso dal governo per verificare che gli utenti abbiano almeno 18 anni. I siti devono anche esporre un avviso in cui spiegano che il materiale pornografico “crea dipendenza, indebolisce le funzioni cerebrali” e può generare bassa autostima, citando condizioni non verificate dalla scienza.
Pornhub, uno dei siti più cliccati, ha scelto di non piegarsi, bloccando l’anno scorso l’accesso agli utenti texani. Ma alcuni hanno aggirato il divieto utilizzando reti private virtuali. Leggi simili sono state proposte e discusse in altri quattordici Stati, tra cui Florida, Tennessee, South Carolina, Alabama e Utah, tutti a guida repubblicana.
A spaventare i conservatori del Texas, come ha spiegato l’attorney general Ken Paxton, è l’idea che attraverso gli smartphone i minorenni, anche di 12 anni, come emerso da una ricerca, possano accedere facilmente a contenuti di “oscenità misogina” e video che esaltano stupri e violenze. Secondo uno studio, sette teenager su dieci in America sono già entrati in contatto con la pornografia.
[…] Il governatore Repubblicano Greg Abbott è deciso ad andare fino in fondo e la Corte sembra incline a dargli ragione, riconoscendo il diritto a mettere filtri. Chi è contrario ritiene che in questo modo si violerà la privacy degli utenti, e nel suo aspetto più profondo, legato alle preferenze sessuali. Inoltre la porno-dipendenza dei giovani americani, secondo i legali, dimostra che i filtri esistenti non hanno funzionato.
Ma c’è altro: l’inserimento dei dati personali a contenuti così sensibili, secondo gli oppositori, può mettere gli utenti in condizione di venire ricattati e cadere nella rete di cyber criminali. […]
stormy daniels e Trumptrump stormy danielsmelania trump stormy daniels
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