LA TV DEL DOLORE-TORMENTONE - BETTIZA: SULLA VICENDA DI LORIS ORA I TALK TACCIANO - UN FENOMENO DI TELE-VOYEURISMO CHE STA TRASFORMANDO IL PAESE SICULO IN META DI TURISMO MACABRO

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Enzo Bettiza per “la Stampa

 

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Invochiamo pietà e silenzio sulla vicenda di Loris, di cui si è parlato e si continua a parlare fin troppo e con nessun pudore, soprattutto in televisione. Proprio quando i riflettori su Santa Croce Camerina, un paese che nessuno nominava mai, cominciavano a spegnersi, ardevano e continuavano ad ardere più che mai quelli degli studi televisivi e dei talk show.

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Nelle ultime due settimane è stato impossibile, anche con l’ausilio del telecomando, non imbattersi in trasmissioni che insistevano nella ricerca e nella rivelazione del dettaglio morboso. Una maratona dal primo mattino a notte fonda. Si sa che il diavolo si nasconde nel dettaglio. Paradossalmente è come se, quando è arrivata la notizia che il piccolo Loris non aveva subito violenza carnale, nell’etere si fosse diffuso un inespresso e inesprimibile senso di delusione, anziché di sollievo. 

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Da Vermicino in poi la cronaca nera, con i suoi sviluppi in diretta, fa impennare un’audience che non sembra mai sazia di se stessa; tuttavia non è questo un buon motivo per trasmettere comunque – quasi a reti unificate – commenti, aggiornamenti, ipotesi, dubbi, tavole rotonde su una tragedia dai contorni ancora oscuri che ha come vittima un bambino di otto anni.

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Penso che almeno la televisione di Stato dovrebbe astenersi da questa forma di accanimento mediatico, o quanto meno moderarlo, là dove le tivù commerciali possono evidentemente permettersi di indugiare più a lungo su ogni dettaglio, anche recondito, di questa luttuosa e sconcertante pagina di prevaricazione e violenza.


E coloro che invocano il sacrosanto diritto di cronaca sappiano che c’è un limite da non superare. Un conto è raccontare i fatti in modo asciutto e fedele, e un conto è ricamare su ipotesi e ricostruzioni per ora prive di conferma effettuate nel chiuso degli studi televisivi. In particolare mi riferisco ai programmi del pomeriggio in onda nella cosiddetta «fascia protetta».

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Programmi che, come è noto, hanno un pubblico culturalmente più disarmato, e quindi più vulnerabile, di fronte alla valanga di immagini, sempre le stesse, e di supposizioni e considerazioni che salgono dal chiacchiericcio dei commentatori e degli esperti.

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La parola può sembrare eccessiva, ma non ha torto chi definisce tanta attenzione alla vicenda di Loris Stival un fenomeno di voyeurismo televisivo. Come abbiamo visto in altri casi di omicidio che hanno scosso il Paese, ora anche Santa Croce Camerina, provincia di Ragusa, sta diventando tappa e meta, più che di pellegrinaggio, di turismo macabro. Merito, o meglio colpa, della tivù del dolore.

LORIS  STIVAL VERONICA PANARELLO PRESEPE VIVENTELORIS STIVAL VERONICA PANARELLO PRESEPE VIVENTE