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Aldo Grasso per il ''Corriere della Sera''
La tv di domani sarà (anche) on demand, «à la carte», ma in Italia i numeri del consumo non lineare sono ancora limitati. A parte gli abbonati Sky - che sono poco più di 4 milioni e mezzo, di cui circa la metà con decoder connesso in rete - abituatisi alle novità tecnologiche, il resto del consumo segue ancora via tradizionali, e il mercato delle Over-the-Top (i servizi in streaming con Netflix, Infinity, NowTV o Amazon) è ancora piuttosto ristretto.
Un' arretratezza che prefigura, per il futuro prossimo, un auspicabile sviluppo. Guidato da chi? Ecco la vera domanda. I contenuti on demand e, soprattutto, quelli premium sono ancora un miraggio per il 70% delle famiglie italiane, oltre 16 milioni di case. Ed ecco perché in questi mesi si stanno affacciando con sempre maggiore forza sul mercato degli audiovisivi le «telcos», le società di telecomunicazioni a cui siamo abituati a pensare per telefoni e telefonini.
In particolare, Telecom col rilancio di TimVision sta puntando su un servizio che unifichi rete e contenuti, puntando su questi ultimi, produzioni originali ed esclusive per attrarre l' attenzione degli spettatori. Di questa settimana, invece, il definitivo lancio di Vodafone Tv, che passa dalla versione «in prova» al servizio commerciale per il bacino potenziale di case raggiunte dalle fibra, 11,7 milioni di famiglie in oltre 500 città.
Se Tim sembra orientarsi sulla produzione (è la strategia di Netflix, che però la esercita sull' arena globale), Vodafone scommette tutto sull' integrazione: un' unica piattaforma che aggrega free e pay tv, grazie a molte partnership con reti e distributori (fra cui Sky, Discovery, Bbc, Chili). Risultato: 35 mila titoli ricercabili, il 95% del cinema on demand in lingua italiana. Produzione e integrazione di contenuto riusciranno a modificare le abitudini degli spettatori italiani?
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
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