VASSALLI EINAUDITO! - L’EDITORIA DEL BUSINESS HA TRIONFATO UNA VENTICINQUINA DI ANNI FA ED È ORMAI L’UNICA ESISTENTE. A CHE SERVONO GLI AMARCORD DEI TEMPI DI EINAUDI?

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Sebastiano Vassalli per Corriere.it

 

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Giulio Einaudi (1912-1999) forse non è stato l’inventore dell’editoria come progetto collettivo e laboratorio di idee: qualcosa del genere, qua e là nel mondo, si era già visto e esisteva già. Di certo, è stato la persona che, qui da noi, ha portato quel progetto alle sue estreme conseguenze e ai suoi più grandi risultati, in un momento in cui la cultura italiana e, diciamolo pure, l’Italia, ne avevano bisogno.

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Quel tipo di editoria, ormai, è stramorto ovunque, sostituito dall’editoria del business, il cui obiettivo è pubblicare libri anche stupidi, anche inutili, ma «che vendano». In Italia, l’editoria del business ha trionfato una venticinquina di anni fa ed è ormai l’unica esistente.

 

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A che servono gli «amarcord» e le commosse rievocazioni dei tempi quando Pavese, Bobbio e Mila filavano e tessevano tutt’altre tele rispetto a quelle del presente? A che serve un libro come Centolettori .

 

Giulio Einaudi in una foto degli anni 50Giulio Einaudi in una foto degli anni 50

I pareri di lettura dei consulenti Einaudi 1941-1991, che nulla racconta e nulla svela, se non a indurre la falsa percezione che anche i libri del business discendano da quei magnanimi lombi? In Italia, la grande battaglia contro l’editoria del business l’ha combattuta proprio Einaudi all’inizio degli anni Novanta: è stata la battaglia delle Formiche (che «nel loro piccolo si incazzavano»); ha avuto le sue alterne vicende e le sue vittime.

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Ora Einaudi ha cambiato mestiere. Insegna agli abitanti dei Campi Elisi a coltivare quelle rose che, dopo i libri, sono state una delle passioni della sua vita; e non può più incazzarsi, nel suo grande, se qualcuno cerca di usarlo. Ma, per favore, basta « amarcord» .