DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Beh, iniziano le danze. Perche' con lo sbarco al Lido di Andreotti nel bellissimo documentario di Tatti Sanguineti (e' un amico, ovvio), "Giulio Andreotti Il cinema visto da vicino", la Mostra comincia finalmente a ragionare sul nostro paese e su come siamo arrivati all'orrore di oggi.
Seguiranno il "Belluscone" di Franco Maresco, gia' un caso il fatto che non sia in concorso visto che tanti lo segnalano come il miglior film italiano, "La trattativa" di Sabina Guzzanti, gia' difeso a spada tratta da Travaglio e travagliati vari, lo Zoro in versione fiction sul 2011 dell'ultimo governo Berlusconi in salsa Fandango.
L'Andreotti di Tatti non e' il vampiro descritto dalla propaganda di "Repubblica" o dai film di Paolo Sorrentino e Pif, e dai quali Tatti prende doverosamente le distanze.
E non e' neanche il ritrattino da documentarietto eccomiavenezia in coppia col Rondi di Treves descritto dalla Aspesi in un articolo che avrebbe potuto e dovuto scrivere solo Filippo Ceccarelli e che per fortuna non e' finito nelle mani di un Curzio Maltese o di un Aldo Cazzullo qualunque. L'Andreotti che Tatti venera come fosse il suo Walter Chiari (ma per Tatti il rapporto e' sempre d'amore col soggetto trattato) e' un politico romano e romanista (beh..) di grandissima intelligenza che gioca col suo mito, con la storia del nostro paese e il nostro cinema come non si e' mai visto nessuno.
Altro che Renzi-Alfano e grillini vari. E' uno che nel bene e nel male ha ricostruito questo paese e la sua immagine internazionale nel dopoguerra. Che si e' sporcato le mani decidendo, trattando con Chiesa e Partito Comunista, che ha trattato con le milizie di Gedda, che ha deciso che tipo di cinema produrre e spingere in Italia. Che puo' spiegarci che il suo film preferito, visto piu' volte di seguito, e' il "Dottor Jekyll" di Rouben Mamoulian con Fredric March.
Ha censurato Toto', Monicelli, e una serie di grandi film italiani, ma ha fatto in modo che si producessero dei capolavori e che il nostro cinema fosse negli anni 50 e 60 qualcosa di imparagonabile a quello di oggi sovvenzionato da Rai e Mediaset. Se Andreotti e' il Conte Dracula e Tatti il suo fido Renfield a caccia di mosche, i loro dialoghi sui misteri del nostro cinema sono cosi' dotti e profondi che ci possiamo solo vergognare dei tanti film e documentari inutili che abbiamo prodotto in questi anni sul cinema italiano.
E dei tanti inutili talk politici sul come siamo oggi, quando non abbiamo capito ancora come eravamo e perche' siamo cosi'. Raro trovare un corpo a corpo cosi' profondo con un personaggio ingombrante e comunque eccezionale per la storia del nostro cinema. Dite a Travaglio e Santoro di vederlo. Magari imparano qualcosa.
Delizioso, quasi commovente "She's Funny That Way", il film del ritorno alla screwball comedy di Peter Bogdanovich, prodotto da padrini eccellenti come Wes Anderson e Noah Baumbach con un cast di nomi eccellenti come Owen Wilson, Jennifer Aniston, la bellissima Imogen Poots, il Will Forte di "Nebraska", Rhys Ifans e forte di camei di amici del regista come Quentin Tarantino, Michael Shannon, Tatum O'Neal, Cybille Sheherd, Colleen Camp. C'e' pure il geniale Austin Pendleton, star di "Ma papa' ti manda sola?"e di altre commedie anni 70.
La leggenda vuole che Bogdanovich e Owen Wilson abbiano ripensato a questo vecchio progetto di Bogdanovich, pensato per Dorothy Stratten e John Ritter e bruciato dopo la tragica morte dell'attrice, uccisa dal fidanzato geloso del regista, mentre si stavano sparando puntate e puntate di "Breaking Bad" a Los Angeles. Il film nasce quindi dall'amore degli amici piu' cari di Bogdanovich, a cominciare da Wes Anderson e da Quentin Tarantino, che spesso ospita il regista a Los Angeles e lo vuole per un ruolo nel suo nuovo film, "The Hateful Eight".
E' vero che e' un vecchio film, con impostazione classica da screwball comedy alla Howard Hawks, che la storia l'abbiamo sentita mille volte, anche nelle nostre commedie sexy alla Mariano Laurenti, ma le battute e i personaggi sono spesso favolose e il ritmo indiavolato.
andreotti intervistato da tatti sanguineti
Ed e' comunque un piacere muoversi in questa New York di attori, registi, sceneggiatori, psicanalisti, detective privati, escort simpatiche, dove e' possibile qualsiasi coincidenza, dove anche il tassista e' nevrotico e ti puo' mollare in mezzo alla strada. Isabella Patterson, che si si chiama in realta' Izzy Flinkstein, interpretata da Imogen Poots, fa la escort con nome di Glo Sticks. Una notte incontra un regista di Broadway, Arnold Albertson, cioe' Owen Wilson, che si nasconde sotto il nome di Derek Patrick nella sua stanza al Barclay di New York.
Le lascia 30 000 dollari in modo che abbandoni la professione e realizzi il suo desiderio di recitare. Cosi' se la ritrova come Isabella Patterson al provino della commedia che ha sta mettendo in scena per sua moglie Sandy, l’attrice Kathryn Hahn. Ahi! Mettiamo anche che Isabella ha una psicanalista, Jane, una Jennifer Aniston scatenatissima, fidanzata con Joshua, Will Forte, sceneggiatore della commedia e gia' pazzo della escort ora attrice.
E che Joshua e' figlio del detective, George Morfogen, che lavora per un vecchio giudice, Austin Pendleton, in cura dalla psicanalista Jane perche' in fissa per Izzy-Isabella-Glo. Inoltre Arnold, il regista, ha cambiato la vita ad altre escort, e ritrovarle puo' essere pericoloso. Anche se pure sua moglie ha qualcosa da nascondere, visto che ha avuto a Londra una storia con Seth Gilbert, cioe' Rhys Ifans, suo protagonista ora nella commedia del marito. Da mal di testa.
Anche perche' se una delle coppie fissa un appuntamento in un albergo o in un ristorante, e' ovvio che ci trovi anche tutte le altre copie possibili con situazioni da pochade o da commedia sexy doc. Ma un tempo le commedie erano macchine di incastri perfette, dove tutto doveva tornare e essere girato a ritmi indiavolati e le battute dovevano fulminare lo spettatore.
Erano gli anni di Charles Brackett e Billy Wilder. Ovvio che siamo di fronte all'ombra di un cinema che non esiste piu', ma e' davvero piacevole questo tuffo lontano dai supereroi e dagli effetti speciali. Un cinema di pura ingegneria di sceneggiatura e messa in scena. Fuori concorso.
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