LA VENEZIA DEI GIUSTI – MALGRADO QUALCHE MOMENTO RETORICO, "GRAVITY" E' UN GRAN FILM D'APERTURA - CERTO CLOONEY E' SUPERPIACIONE E SANDRA BULLOCK È TROPPO CONCENTRATA NEL MOSTRARE I RISULTATI DI ANNI DI LIFTING E DI PALESTRA

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Marco Giusti per Dagospia

"La vita nello spazio e' impossibile", leggiamo tra i primi cartelli del film di apertura di Venezia 70, la notevole avventura spaziale "Gravity", interpretata da George Clooney e Sandra Bullock e scritta, prodotta, montata e diretta dal messicano ormai hollywoodiano Alfonso Cuaron, miglior regista della saga di "Harry Potter" e miglior adattatore moderno di Dickens.

La storia e', come capitava nei piccoli film di fantascienza anni 60, una specie di avventura western trasferita nello spazio. George Clooney e' Matthew Kowalski, pilota della Nasa all'ultima missione con voglie di battere il record di durata in assenza di gravita' del russo Anatoli qualchecosa.

Sandra Bullock e' il dottor Ryan Stone, ricercatrice alla sua prima missione con un brutto passato da dimenticare. La sua bambina di quattro anni e' morta per uno stupido incidente e lei non ha più amore per la vita. Dopo una tempesta di detriti, cattiva come la tempesta di sabbia nel deserto del Texas del fondamentale "Three Godfathers" ("In nome di Dio") di John Ford, Matt e Ryan si ritrovano solo nello spazio. Tutti gli altri componenti della missione spaziale sono morti. E loro devono tornare a casa.

Se nel film di Ford, sempre targato Warner Bros, i tre padrini, John Wayne, Harry Carey Jr. e Pedro Armendariz, devono attraversare il deserto per tornare a casa, e non tutti ce la faranno, qua Matt e Ryan devono attraversare lo spazio per salvare la loro dignita' e il ricordo della bambina scomparsa.

Con un buffo riferimento al marziano a cartoni animato della Warner inventato da Chuck Jones, Marvin T. Matian, il film si sviluppa in una bellissima prima parte iniziale in piano sequenza di grande effetto con i due astronauti, e un terzo che morira' subito, che cercano di riparare un guasto alla navetta spaziale e procede per una serie di più' o meno riuscite invenzione che non sveleremo.

Malgrado qualche momento retorico e la gran lacrima che Sandra Bullock lancia agli spettatori nelle prime file protetti dagli occhialetti del 3D, "Gravity" e' un gran film d'apertura, soprattutto rispetto a quella palla micidiale del "Fondamentalista riluttante" di Mira Nair che apriva il Festival un anno fa.

Certo George e' superpiacione e non la smette di parlare, lei troppo concentrata nel mostrare i risultati di anni di lifting e di palestra, e a tratti ci ricordiamo con nostalgia dei grandi film di avventure spaziali di Antonio Margheriti e Mario Bava ("Dotto' lo spazio e' pronto!") per non recuperare Franco e Ciccio nello spazio come Frankoski e Cicciornia, ma quando George Clooney torna a prendere Sandra Bullock nello spazio sorridente e' un momento di grande cinema fordiano.

 

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