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Gloria Satta per il Messaggero
Carlo Verdone in cattedra a Oxford. Dopo Roberto D' Agostino, il fondatore del sito Dagospia che a maggio ha parlato della rivoluzione digitale, ora anche l' attore-regista romano è stato invitato dalla Italian Society del prestigioso ateneo britannico dove ha tenuto un affollatissimo incontro-lezione davanti a un centinaio di studenti, ricercatori, dottorandi riuniti nel Fitzhugh Auditorium dell' Exeter College Oxford. Dopo la proiezione del suo film del 2006 Il mio miglior nemico, Verdone ha affrontato alcuni temi di attualità e risposto a decine di domande. «Ho parlato, partendo dal film che mi vede contrapposto al giovanissimo Silvio Muccino, dello scontro generazionale e della figura paterna oggi in crisi perché i padri sono sempre più amici dei figli, si vestono e si tatuano come loro. Si illudono di rimanere giovani, ma perdono ogni autorevolezza rendendosi ridicoli», spiega.
CRISI DEI RAPPORTI Dalla figura paterna la discussione è passata alla crisi dei rapporti personali, familiari, sentimentali che fa spesso da sfondo ai film di Carlo. «Amare è un impegno che presume l' assunzione delle responsabilità, ma oggi non vogliamo saperne e facciamo presto a stancarci: nell' epoca del continuo aggiornamento, pretendiamo di ricaricare le emozioni proprio come le app», racconta. Gli studenti di Oxford hanno poi interrogato Verdone sullo stato della cultura in Italia, «un tema che sta molto a cuore a questi ragazzi impegnati a studiare all' estero: ho risposto che siamo fortunati a vivere in un Paese di così grande cultura». Il regista, che ha appena finito le riprese della commedia Si vive una volta sola (in sala a febbraio), ha parlato poi delle serie tv, sempre più popolari: «Sono tecnicamente perfette, ma non hanno l' anima e la sincerità del cinema d' autore».
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A colpire l' attore regista (che ha promesso di tornare in Gran Bretagna per incontrare le centinaia di ragazzi non ammessi per ragioni di spazio alla sua lezione) è stato tuttavia il desiderio, espresso dalla maggior parte dei presenti, di rientrare a vivere e lavorare in Italia. «Vent' anni fa tutti avrebbero sognato di emigrare negli Stati Uniti, oggi vogliono invece tornare nel loro Paese. Probabilmente la Brexit li impaurisce, destabilizza le loro certezze. Temono che l' isolamento politico possa inaridire gli scambi culturali in una Gran Bretagna che è sempre più un mix di etnie, provenienze, culture».
LE CONDIZIONI Di fronte alla voglia di casa espressa dai ragazzi di Oxford, Verdone riflette: «Facciamoli tornare, creiamo le condizioni affinché questi ragazzi che hanno investito tempo, energie e denaro per avere un' altissima formazione all' estero possano rientrare in Italia. Non costringiamoli ad andare a lavorare in America o in Australia. La politica italiana dovrà fare i conti con questa esigenza. Spero che governanti si mettano una mano sulla coscienza e li facciano rientrare. Il Paese ha bisogno di loro».
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