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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Deposizione di Heather sul sex tape con Hogan
La storia di «sesso e videotapes» è vecchia, pruriginosa e, francamente, anche un po' grottesca. Ma, sfociata dopo anni in un processo e in una condanna a una sanzione economica imponente, 115 milioni di dollari (circa cento milioni di euro), la vicenda può diventare una pietra miliare in materia di tutela della privacy e di limiti al diritto di cronaca.
Negli Usa e non solo. Gawker , capostipite dei new media digitali, irriverenti ma anche spregiudicati nello scardinare la vita privata delle «celebrity» per ricavare traffico e introiti pubblicitari, può essere ucciso da questa sentenza se la condanna verrà confermata in appello.
Tutto comincia nel 2012 quando l' allora direttore di Gawker , Albert Daulerio, pubblica un video di 100 secondi del quale si parla già da tempo in Rete: si vede un ex campione di wrestling, Hulk Hogan ( il cui vero nome è Terry Bollea) che fa sesso con Heather Clem, moglie di un suo amico: il DJ Bubba «The Love Sponge» Clem.
Personaggi che sembrano usciti da un fumetto: Hulk è un esibizionista di due metri per 150 chili che ostenta baffoni alla tartara e una bandana nera in testa. Bubba Clem ammette di essere stato lui a spingere la moglie nelle braccia di Hulk e in un primo tempo sostiene che l'amico sapeva che la scena sarebbe stata ripresa.
Poi, però, formalizzata l'inchiesta, il DJ tace. E al processo, dove era stato chiamato come testimone da Gawker , non si presenta, invocando il diritto costituzionale di non rispondere quando si rischia di incriminare se stessi (in questo caso per falsa testimonianza).
Il processo a St Petersburg, in Florida, è anch'esso uno spettacolo a dir poco insolito tra dispute legali sul diritto della giuria e dei media di vedere la versione integrale del video (quello messo in Rete da Gawker non contiene scene di sesso esplicito, salvo un frammento di 9 secondi), il sito che sostiene di aver fatto il suo mestiere mostrando l'esibizione di un esibizionista e il wrestler che, in aula, chiede tutela per due personalità diverse.
Quella pubblica, di Hulk Hogan, e quella privata di Terry Bollea, interessata, invece, a proteggere la riservatezza. La disputa legale va avanti per quasi un anno coi sei giurati, quattro donne e due uomini, sottoposti alle sollecitazioni più diverse: Gawker si trincera dietro il primo emendamento della Costituzione che negli Usa garantisce una libertà di espressione teoricamente illimitata, mentre Hulk sostiene di aver avuto danni di immagine e sofferenze psicologiche per una diffusione di immagini fatta non a fini di informazione ma per massimizzare gli introiti pubblicitari.
Grottesco per grottesco, gli avvocati si mettono a litigare anche sull' entità di questi profitti. Poi tocca all' ex direttore, Daulerio, che non trova di meglio che scandalizzare la giuria scherzando sui video porno dei pedofili. Alla fine, tra l' ambigua figura del «danneggiato» Hulk Hogan e Nick Denton che nega ogni diritto alla riservatezza almeno per le «celebrity» fino al punto di dirsi orgoglioso della capacità di Gawker di infiltrarsi nel loro privato, la giuria sceglie di tutelare la privacy. E lo fa con una pesantezza senza precedenti andando addirittura oltre l' abnorme richiesta del wrestler: 55 milioni per il danno economico arrecato ad Hulk, 60 per compensare lo stress psicologico subito da Bollea.
hogan sex tape visto da sette milioni di persone
E il conto salirà ancora perché ora il giudice aggiungerà agli indennizzi una punizione pecuniaria.
Nick Denton, fondatore e capo di un gruppo che, nato nel 2002 con un paio di blog e due collaboratori pagati 12 dollari a pezzo, oggi ha sette testate digitali e 260 dipendenti, era già corso ai ripari durante il processo, vendendo una quota di minoranza a un fondo d'investimento, Columbus Nova Technology Partners: il ricavato è stato accantonato per pagare gli indennizzi in caso di condanna. Ma una punizione di una simile entità è in ogni caso finanziariamente insostenibile.
hogan chiede risarcimento al sito gawker
Farà giurisprudenza? Gli esperti dicono che a incidere davvero sono i giudici d' appello, più che le giurie popolari: riflettori accesi sul secondo grado di giudizio, quindi. Ma intanto, per affrontare l' appello, Gawker dovrà versare una cauzione di 50 milioni di dollari (che non ha), a meno che il giudice non fornisca una sorta di dispensa alla società.
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