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VIVIAMO IN UNA SORTA DI LIBERTA’ CONDIZIONATA NELLA GESTIONE DEI NOSTRI DATI PERSONALI - SENZA ACCOUNT SU META, OPPORSI ALL’USO DELL’AI SUI DATI PERSONALI DIVENTA COMPLICATO: E' IL NUOVO CONCETTO DI LIBERTA' E DEMOCRAZIA PRATICATO DAI SOCIAL: A CHI TENTI DI ARGINARE L’UTILIZZO DEI PROPRI DATI, A PRESCINDERE DAL FATTO DI AVERE O NO AVUTO UNA ESPERIENZA DELL’IA DI META, VIENE RISPOSTO CHE…

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Elisabetta Reguitti dal blog de ilfattoquotidiano.it

 

Il diritto che non vengano usati i propri dati personali per addestrare nuovi modelli di intelligenza artificiale da Meta? Lo decidono/scelgono loro. Tutto avviene assai celermente attraverso la ricezione di una mail di risposta da Meta alla tua richiesta effettuata in un apposito modulo/format in cui, di fatto, compaiono nella stessa riga i verbi “contestare e voglio limitare”.

 

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Ricominciamo: sul modulo che si trova nel Centro Privacy di Facebook o Instagram si può effettuare la procedura attraverso la quale, come ha specificato il Garante della privacy, è possibile presentare la richiesta di opposizione al fatto che Meta utilizzi informazioni dell’utente, che può recuperare da ogni tipo di commento o immagine – anche da non utenti le cui informazioni siano state diffuse da parti terze. E fin qui, c’era da prevederlo: una sorta di libertà condizionata nella gestione dei propri dati personali.

 

 

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Il passaggio in più che sancisce che nessuno di noi può ormai disporre della propria libertà di gestione dei dati è per chi, ad esempio, non ha mai utilizzato Facebook, Instagram e neppure la nuova funzione di intelligenza artificiale (il cerchietto colorato), ma semplicemente la messaggistica di Whatsapp – sulla quale però viaggiano comunque dati, immagini e conversazioni.

 

Insomma, a che tenti di arginare l’utilizzo dei propri dati – a prescindere dal fatto di avere o no avuto una esperienza dell’IA di Meta – per addestrare IA viene risposto così: “Non evadiamo automaticamente le richieste … le esaminiamo in conformità alle leggi locali”. Già nella mail viene espresso il concetto di “noi decidiamo”. Il testo poi prosegue: “Allega uno screenshot che mostra le tue informazioni personali in una risposta di un modello, una funzione o una esperienza dell’IA di Meta. Se non riusciremo a identificare esempi delle tue informazioni personali in una riposta di un modello, una funzione o un’esperienza dell’IA di Meta, non potremo intraprendere ulteriori azioni”. Riassunto: devi per forza usare IA per poter chiedere di poter limitare i tuoi dati, ma non è detto che noi ottemperiamo alla tua richiesta. Questo anche perché, lo ripeto, l’unica casella disponibile per la richiesta contiene i verbi “contestare e voler limitare”.

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La logica umana contempla che chi “chiede di voler limitare” non necessariamente voglia “contestare” una funzione. Della serie: non voglio starci, non voglio che tu utilizzi le mie conversazioni anche se non contesto come funziona la tua IA. Eppure loro ribadiscono: “In base alle informazioni che ci hai fornito, non siamo stati in grado di identificare esempi di informazioni personali che ti riguardano in una risposta di un modello, funzione o esperienza di IA di Meta”.

 

E’ il nuovo concetto di democrazia e libertà personale praticata dei social (quando si sa che ormai che sulla messaggistica di Whatsapp viaggia la vita personale e professionale della maggioranza di noi): primo, devi usare per forza ciò che noi ti imponiamo; secondo, decidiamo poi noi se la tua richiesta di far valere un tuo diritto ci piace o no.

 

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e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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