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Sarah Vine per il “Daily Mail”
Durante la settimana scorsa, me ne sono andata in giro con una piccola fortuna nella borsetta. Circa 380,000 sterline (500.000 euro), se i miei calcoli sono corretti. Sinceramente, è stato un bel peso da portare. Ma non preoccupatevi, non ho rapinato una banca. Stavo solo leggendo il numero di settembre di British Vogue: 458 pagine, quasi 1,5 kg e una scodellata di vestiti dal valore di una casa.
Il numero di settembre di Vogue è la Bibbia della moda autunno-inverno. La più importante edizione della più importante rivista nel settore del fashion.
Almeno questo è quello che ci è stato raccontato da sempre. Perché, come amano dirci le fashioniste con quell’aria di superiorità che solo chi indossa una giacca Chanel in organza della prossima stagione (a 33.283 sterline, pagina 323) può avere, la moda è molto più di modelli emaciati, designer abbronzati e abiti occasionali.
La moda è arte, cara mia. Ed è anche denaro, status e glamour.
Ed è un settore che offre circa 250.000 posti di lavoro nella vendita al dettaglio, nella produzione, nel turismo e nella finanza.
Quindi, niente beffe. La moda è una cosa seria, il che significa che noi, il pubblico in generale, dobbiamo prenderla sul serio.
Ma diventa terribilmente difficile rimanere seri quando ti propongono una giacca da 2.661 sterline (circa 3.700 euro) e una gonna a 1.834 (alla pagina 310 di questo numero di ‘Vogue’).
Ma a quanto pare, tutto questo “eleva la posizione di un adolescente a un più alto livello di stile”…
Davvero? Quanti adolescenti conosci che possono permettersi di spendere più di cinquemila dollari per ”elevare la propria posizione”?
Non fraintendetemi: Non trovo ci sia alcun problema nel farsi dire cosa indossare. Anzi, io ne ho proprio bisogno. Non sono mai stata brava a vestirmi. Se facessi di testa mia, indosserei ogni giorno lo stesso abito.
Probabilmente sono l'unica donna al mondo il cui marito le ha detto recentemente, in tutta serietà: “Il problema con te è che non spendi abbastanza soldi in vestiti”.
E ha ragione. Non lo faccio. Ma non perché non mi importa del mio aspetto. È proprio perché, come la maggior parte delle donne comuni, guardo le proposte sartoriali spinte da riviste come Vogue e penso: “Cosa?! 3.500 sterline per una giacca che sembra uscita da un manicomio anni ’50? Vado da Zara”.
Questo particolare indumento si trova a pagina 301, Paco Rabanne.
Nella pagina a fianco una creatura ariosa, con i capelli crespi, indossa quelle che sembrano essere un paio di scarpe ortopediche da laboratorio, un maglione sformato e una gonna che sembra l’involucro di una scatola di cioccolatini di “Quality Street”. Tutto per il prezzo speciale di £ 8.735 (più di 12 mila euro), escluse le scarpe. Quelle costano £ 530 (750 euro).
La follia continua. C'è un servizio fotografico ispirato alla moda anni ’80. Vi sono alcuni dei capi di abbigliamento più assurdi che abbia mai visto (come la “maglietta vinile”) e un make-up che nemmeno Boy George si sarebbe mai azzardato a sfoggiare.
La parola “orribile” inizia a farsi spazio: la modella appare come se si fosse appena addormentata con la testa nella scatola degli acquarelli di mia figlia.
Sono forse troppo severa? Probabilmente il problema non è “Vogue”, ma la moda stessa, che presenta una varietà stupefacente di bruttezza a un prezzo strabiliante.
Il fatto è che “Vogue” e, in particolare, il numero di settembre, è poco più di un cartellone pubblicitario dalle dimensioni di un tavolino da caffè. Non deve più compiacere un pubblico esigente, ma contratti pubblicitari da diversi milioni di sterline e le persone che ci sono dietro.
In questa edizione, sono solo 144 le pagine dei presunti “editoriali” (in realtà per lo più articoli su eyeliner e modelli) su un totale di 458. In termini commerciali, rappresenta un trionfo. In termini giornalistici, si tratta di un incidente d'auto.
gisele in un bagno di latte per vogue
Per quanto ci piacerebbe credere che donne come Anna Wintour (la direttrice di Vogue America) possano avere il potere di creare o distruggere intere carriere, la realtà è che fanno tutti parte di una stessa macchina.
E così, temo, lo facciamo anche noi. Che ci piaccia o no, il mondo tossico e disfunzionale della moda contagia tutte le nostre vite.
Se stessimo parlando del genio di Dior o del brio di Saint Laurent, potrebbe andare bene. Ma i padroni di questo nuovo universo non sono eccezionali, anche se si comportano da giganti. Sono tipi strani, mostri, emarginati, che fanno trionfare le pubblicità sui contenuti.
bieber con delevingne, stella mccartney e donatella versace
Uomini come John Galliano, recentemente accolto nell'ovile moda dopo essere stato accusato di antisemitismo; narcisisti come Karl Lagerfeld, che disprezza apertamente e dichiaratamente le donne; megere terrificanti come Donatella Versace; matte da legare come Vivienne Westwood. Fanno tutti parte di una cabala autoproclamata che manipola e controlla il modo in cui le donne appaiono e si percepiscono.
L'intero edificio fa perno sul principio che più le donne si sentono inadatte (fisicamente, socialmente, economicamente) più diventano ansiose e insicure, e dunque, più propense a sperperare soldi alla ricerca dei rimedi (borse, scarpe, gioielli, vestiti) che il settore offre.
Non ho mai sperato di essere così cool come Alexa Chung. Ma se posso comprarmi la sua stessa borsetta, allora forse potrei riuscire a entrare nel perimetro di quella cerchia ristretta del mondo glamour e sofisticato al quale tutti mi dicono che dovrei desiderare di appartenere.
Ma la vera perversione della moda, il vero abuso commerciale e intellettuale, è la creazione di oggetti di tale, squisita, bruttezza. Non solo vuole diventare il nostro culto religioso. Vuole farci andare in giro imbavagliate come idiote e farci alzare il naso come fossimo delle privilegiate.
donatella versace plastic surgery disaster
E come tutti i culti, la moda non vuole solo i nostri soldi, vuole stare dentro le nostre teste, dentro la nostra mente, le nostre anime. Vorrebbe che noi tutti ci inginocchiassimo ciecamente al suo santuario, e patissimo per i suoi privilegi.
Pensi che quei monaci che si autoflagellano con fruste e catene siano strani? Beh, spendere £ 14,000 per una giacca (pagina 315) è altrettanto folle.
Così il numero di settembre non si limita a dirci cosa indossare. Ci dice cosa mangiare (non molto, a quanto pare: ho identificato solo tre elementi commestibili in un paio di piatti di spaghetti, rafano, una manciata di zucchine). Vi dirà anche cosa bere: “Stiamo sostituendo il caffè con tazzine inebrianti di kombucha,” (un po’ come la birra allo zenzero, solo più trendy) a pagina 378.
Nel frattempo, in copertina abbiamo una finta spettinata Emma Watson, che fissa la telecamera con un’espressione quasi divertita in quello che sembra un tappeto più che un vestito (in realtà, è un abito di Stella McCartney da 5.240 sterline, indossato al rovescio, ovviamente).
DONATELLA VERSACE IO E LADY GAGA PHOTO BY TERRY RICHARDSON
Intanto, ai bei vestiti di Giorgio Armani (abiti sublimi, gonne di un verde meraviglioso, giacche così ben tagliate da portarti quasi alle lacrime) e uno splendido abito Diane Von Furstenberg viene affidato il compito ingrato di ricordare al lettore ciò che la moda di una volta. Dell’eleganza e dello stile che un tempo erano il marchio di un grande stilista.
Gianni Versace, Valentino Garavani, Giorgio Armani e Gianfranco Ferrè. 5
vivienne westwood dice si alla secessione della scozia 7
giorgio armani
E che, purtroppo, hanno ben poco a che fare con il numero di questo mese di settembre.
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