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1. SOLO "UN CAFFÈ" PER GLI STAGISTI IL WEB SI SCATENA CONTRO HILLARY
Francesco Semprini per “la Stampa”
Accorrete ragazzi e ragazze, accorrete numerosi a dare il vostro contributo alla campagna elettorale di Hillary Clinton, in cambio di un «buon caffè», una «bella vista» e la «possibilità di fare la storia». Sempre che l' ex First Lady conquisti la Casa Bianca, visti i ripetuti incidenti di percorso con cui è costretta a fare i conti. Ultimo dei quali è appunto l' invito comparso sul suo account Twitter e rivolto a giovani desiderosi di lavorare per la campagna elettorale #Hillary2016.
In cambio viene garantito loro un buon caffè gratis (non è chiaro se uno solo al giorno), un bel panorama dal quartier generale di Brooklyn, e la possibilità di segnare il corso della storia. Il «cinguettio» di Hillary rinvia al modulo per presentare domanda formale.
IL «TRUCCHETTO»
C' è però un particolare che sfugge in questi circa 140 caratteri: quanto vengono pagati gli stagisti? Nulla, come viene specificato sul modulo stesso: «Hfa è un programma di tirocinio non pagato», dove per Hfa si intende «Hillary for America». Nessuno stipendio, neppure un rimborso spese, per i giovanissimi volontari di #Hillary2016.
Allora viene da chiedersi dove sono finiti i buoni propositi e le nobili istanze di cui si era fatta promotrice la ex First Lady. Come nel 2013, quando nel corso di una cerimonia di consegna dei diplomi alla University of California, si schierò in difesa dei neolaureati che non sono in grado di trovare un lavoro sufficientemente remunerato per ripianare i propri debiti di studio.
hillary clinton campagna elettorale
«Molte aziende hanno approfittato di stagisti non pagati fino al punto di bloccare loro le opportunità per il passaggio a un lavoro retribuito.- disse allora -. Più società devono trasformare i cosiddetti stagisti in dipendenti».
Forse Hillary si è dimenticata di quell' invettiva? Eppure la candidata democratica si è detta pronta a battersi per l' aumento del salario minimo e per alleggerire i debiti scolastici dei giovani con un piano da 350 miliardi di dollari.
La risposta della rete è stata virale, con decine di giovani che si sono scagliati contro la candidata. «Fai milioni a palate, ricevi milioni a palate per la tua campagna, e sei così taccagna con i tuoi collaboratori», sferza in un Twitter un neolaureato. Mentre un altro avverte: «Clinton tu fai più soldi con un discorso di quanto una famiglia guadagni in 4 o 5 anni di lavoro, vergognati».
C' è chi invece sostiene che la politica degli stagisti a «parametro-zero» consente solo ai giovani con una sicurezza economica di diventare aiutanti di Hillary.
La candidata democratica insomma si circonderebbe di «un esercito di giovani benestanti per gestire una campagna che si rivolge - almeno a sentire i comizi - alla classe media e ai ceti meno abbienti.
PASSO FALSO
C' è infine chi richiama alle proprie responsabilità l' ex senatrice spiegando che il rivale di partito, il socialista Bernie Sanders, paga i suoi stagisti 12 dollari l' ora. È vero che la campagna 2016 della Clinton vuole essere all' insegna dell' austerity, ma non pagare gli stagisti per molti è davvero troppo, e rischia di trasformarsi in un altro problema per la candidata, già alle prese con l'«email-gate», e i 305 messaggi finiti al vaglio delle agenzie federali.
La democratica è diventata un facile obiettivo anche per lo spregiudicato Donald Trump, che dice che «è un miracolo», se Hillary riuscirà a continuare il cammino verso le presidenziali. Ennesimo affondo del candidato repubblicano che in tema di lotta all' immigrazione ha allungato la mira su Silicon Valley: sotto il fuoco del miliardario newyorkese è finito infatti Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, «colpevole» di voler agevolare visti lavorativi a professionisti stranieri. Una politica, dice Trump, che minaccia gli americani, «in particolare le donne e i giovani».
2. MA IN MOLTI PAGHEREBBERO PER FARLO
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Molta gente pagherebbe, anzi paga, per poter dire di aver lavorato in una campagna presidenziale americana. Altri invece si offrono gratis, e volentieri. Primo, perché fa curriculum; secondo, perché se poi il candidato vince, un' esperienza così può aprire le porte per incarichi di vario genere nell' amministrazione.
Le campagne per la Casa Bianca sono molto costose, circa un miliardo di dollari, e si svolgono su due livelli. Il primo è quello dei professionisti, che definiscono il messaggio, stabiliscono le strategie per farlo passare, realizzano i sondaggi, manovrano i big data, preparano i dibattiti, raccolgono i finanziamenti. Questa gente è pagata, e bene. Il secondo è quello dei volontari, che bussano ai potenziali elettori porta a porta, fanno le telefonate per invitarli a votare, guidano i bus per condurli ai seggi o stampano fotocopie nei quartier generali. La maggior parte non sono professionisti, e quindi non vengono pagati. Lavorano per passione, nel tempo libero, sperando magari di costruirsi così una carriera politica.
Poi c' è chi paga, per imparare i trucchi del mestiere. Ad esempio gli allievi di Mitch Stewart, Battleground States Director nelle presidenziali del 2008 e 2012 vinte da Barack Obama. Attraverso la sua compagnia di consulenza «270 Strategies», durante le elezioni midterm dell' anno scorso Stewart ha organizzato un «camp» per insegnare tecniche come l' uso dei big data, il microtargeting, e le strategie digitali. Costo: 5.000 dollari a persona.
Non può scandalizzare, quindi, che Hillary Clinton offra stage gratuiti. Molti li faranno per passione, come vuole la democrazia, perché sostengono la sua candidatura e sono disposti a dare il loro contributo volontario affinché vinca. Altri perché sperano di imparare un mestiere, e magari trovare un posto nella prossima amministrazione.
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