DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
1. E' PORNOGRAFIA
Annalena Benini per il Foglio - ESTRATTO
Dall' altra notte i siti dei giornali, e da ieri anche le pagine di carta, sono piene dei particolari terrificanti degli stupri avvenuti dieci giorni fa sulla spiaggia di Rimini. Sapevamo già che era stata usata una ferocia assoluta, un accanimento spaventoso che la turista polacca e la transessuale peruviana non potranno mai dimenticare, e forse mai superare…..
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Tutto il resto, tutti i particolari che adesso vengono rivelati allo scopo di intrattenere o di aumentare l' indignazione, è pornografia, è l' uso pornografico dei verbali della polizia. Per mostrare la cattiveria del branco, e la brutalità non solo del suo capo, si stanno calpestando le vittime. Perché io devo sapere che cosa ha raccontato la turista polacca alla polizia, vincendo la vergogna e lo choc, e affidandosi all' Italia per essere protetta? Che cosa aggiunge a questa storia di orribile cronaca il fatto che l' abbiano trascinata dalla sabbia nell' acqua, e poi ancora nella sabbia, e poi di nuovo girata, e violentata in un altro modo?
barbara palombelli vittorio feltri
Certo dobbiamo sempre denunciare i carnefici, ma la certezza che finirà tutto, con i particolari e i numeri e le parti del corpo e le posizioni, nelle pagine di cronaca e in tutti i siti esistenti, non è rassicurante. Non è rispettoso. Quello che è successo alla ragazza e alla transessuale, che pure ha accettato di parlare alle telecamere, di spalle e coperta da una sciarpa, siamo purtroppo in grado di immaginarlo, dopo la quarta ginnasio, non è necessario indugiare sugli slip, sui "turni", sulle domande brutali, e a pancia in giù e a pancia in su e di lato. Ci sono altri giornali e altri siti appositi, per questo. Libero ha titolato: "Violenze disumane e doppia penetrazione", e il Corriere della Sera ha pubblicato i verbali delle deposizioni sotto l' occhiello "Le carte" (che dà il permesso di fare tutto).
Davvero sarebbe bastato: brutale aggressione e stupro. Non per reticenza, e nemmeno per inutile pudore, ma perché pubblicare quei dettagli è allo stesso livello di suonare alla porta di una madre a cui hanno appena ammazzato il figlio e chiederle: cosa prova?, ficcandole una telecamera in faccia…
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2. SE È PORNOGRAFIA RACCONTARE STUPRI SIAMO AL DELIRIO
Simona Bertuzzi per Libero Quotidiano
Cara Annalena Benini, mi permetto di darti del tu perché siamo colleghe, non certo per mancarti di rispetto. Ho letto il tuo pezzo sui fatti di Rimini e da donna, oltreché da giornalista, mi sento di dissentire su tutto. Scrivi che la scelta di pubblicare i verbali della notte dell' orrore, «al puro scopo di intrattenere o aumentare l' indignazione» popolare, è pornografia. E che dunque noi di Libero, la brava collega che ha trovato i verbali, e il direttore Feltri che tu ben conosci saremmo i registi di una bieca e riprovevole operazione di marketing giornalistico: fornire i particolari pruriginosi e scabrosi dello stupro al puro scopo di stuzzicare la fantasia dei lettori e vendere una manciata di copie in più.
Ebbene, non sono esperta della materia ma ho abbastanza anni e lucidità mentale per sapere che la pornografia, filmata o scritta, ha lo scopo di provocare un piacere. E qui, scusa, che piacere vedi? Quale brivido, quale eccitazione macabra. Davvero puoi pensare che i lettori siano un popolo bue che si compiace di leggere la parola «doppia penetrazione» e corre in edicola con la bava alla bocca?
Quei dettagli di cronaca - le mani alla gola, lo stupro di gruppo, il corpo della polacca straziato e lavato in mare per toglierle la sabbia come si fa coi secchielli d' estate, e poi ancora le botte e lo sberleffo al ragazzo che vomitava bile e implorava pietà - erano uno schiaffo e un pugno allo stomaco per chiunque le leggesse. Non so tu, ma io ho provato rabbia, disgusto e schifo. Il punto però è a chi indirizzi quella rabbia.
Ed è straordinario come tu, al pari di una schiera infinita di brave colleghe giornaliste sempre attente a marcare i costumi, i vizi e le tendenze di questi tempi moderni - scrivevi l' altro ieri sul Foglio che l' Iphone è entrato nelle nostre esistenze quanto le canzoni di Battisti, i jeans sdruciti, i film di Woody Allen e le rotelle di liquirizia da mangiare al cinema - abbiate speso inchiostro e pure tempo prezioso per demonizzare i giornali che hanno raccontato l' orrore e non chi lo ha commesso. Loro sono i colpevoli. Non noi che ne parliamo. Loro gli stupratori e i lupi.
Non noi che diamo i dettagli della violenza. E nascondere la realtà, edulcorarla dove è brutta e sporca e tremenda, bagnarla nell' inchiostro fine di voi intellettuali di redazione non aiuterà certo la giustizia a fare il suo corso. A inchiodare i colpevoli e metterli davanti alle loro colpe quando un avvocato scaltro tenterà di mandarli a casa ché, suvvia, un errore a 16 anni lo fanno tutti.
«Non è necessario indugiare sugli slip, sui turni, sulle domande brutali... non è rassicurante non è rispettoso», scrivi.
Vero, non è rassicurante. Ma non è per essere rassicuranti che facciamo questo mestiere. E "rispetto" è raccontare la realtà dei fatti, non ammansirla dentro una discussione da salotto in cui si fa a gara a predicare il bene e dispensare dettami di deontologia professionale. Non siamo noi a raccontare «un paese più brutto di quello che è», come hai scritto di recente. E non è l'«assenza di idee e di dibattito politico» che attanaglia questa nostra Italia bizzarra e fa accadere gli stupri e le rapine. Ma è la realtà che è brutta, sono le nostre vite che sono difficili.
Il sangue è denso e rosso e fa paura a tutti. Le rapine sono orrende, gli stupri sono orrendi, e di femminicidi lo sai, è pieno il mondo. Ma ti diamo una notizia: ci sono, esistono, aumentano. E leviamoci il sassolino della polemica politica: li fanno tutti, immigrati e italiani, anche se sai meglio di me quello che dicono le statistiche. Lo dico da madre oltreché da donna, credimi. C' è un mondo pieno di stronzi criminali là fuori, di ragazzotti come quelli di Rimini che ti prendono in una notte d' estate e fanno di te ciò che vogliono.
violenza e stupro sulla spiaggia di rimini 1
Ed è bene dirlo ai nostri figli.
Metterli in guardia. Ammonirli. Possiamo raccontarci la storia bella che le spiagge dei lungomare, le vie deserte, le periferie metropolitane sono luoghi belli e ameni in cui i bambini giocano a palla la sera e i ragazzi si scambiano tenerezze e baci. Ma andiamo, lo sai tu meglio di me Annalena: quella è una favola. O una realtà d' altri tempi. Che non torna più e non rivedremo più. Sono più addolorata di te per quella povera ragazza polacca e quella trans peruviana stuprate. Vorrei stringerle in un abbraccio immenso, confortarle, sostenerle. Ma non è la penna di una nostra giornalista che le ha ferite e stuprate.
ANDREA MARCENARO e ANNALENA BENINI
Non è in questa sterile e vana reprimenda da bar che farete il loro bene. Sai cosa succede in queste ore in cui voi tutte alzate l' indice e il ciglio, e invocate l' ordine dei giornalisti, che intervenga, che ammonisca, che si indigni? La collega che ha scritto il verbale è coperta di insulti e ingiurie su Facebook. Ha fatto il suo mestiere, e la stanno dipingendo come un mostro.
I mostri sono altri, cara Annalena. Ed è ora di uscire dal salotto e suonare la sveglia.
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