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Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”
Donna Tartt e Wes Anderson sono due autori di culto e di grande successo commerciale. Lei è la dark lady della letteratura americana, vincitrice del Pulitzer per la narrativa 2014 con “Il cardellino”. I suoi romanzi sono fiumi in piena, dai toni opachi e inquietanti, che nascono dopo silenzi decennali. Lui è un regista surreale e raffinato, venerato sin dai tempi de “I Tenenbaum”.
Ieri sera si sono incontrati all’Auditorium della musica di Roma per La Festa del Cinema e, guidati da Antonio Monda, si sono confrontati sulla loro comune passione per i film italiani: De Sica, Antonioni, Sorrentino e soprattutto Pasolini, che sorprende entrambi per la sua rappresentazione della cultura classica, così brutale e lontana dagli stereotipi di Hollywood. Il loro dialogo è stato intervallato dalla proiezione di quattro spezzoni di film, scelti da Donna Tartt.
Il primo era la “Medea” di Pasolini.
Donna Tartt : Ha una qualità ipnotica. Medea è una delle donne più loquaci dell’antichità, eppure Maria Callas in tutto il film dirà una decina di battute. Regge il silenzio in modo straordinario e con questa scelta Pasolini riesce a catturare la brutalità del mondo antico. Il suo palazzo di Creonte è sporco, chiuso, sembra quasi un buco per terra… Siamo di fronte a un contesto barbaro che non vediamo in altre rappresentazioni della cultura classica.
Wes Anderson: Noi siamo abituati a vedere belle scenografie classiche e poi, all’improvviso, ci troviamo di fronte a Pasolini…
Donna Tartt: Prendiamo il vello d’oro: è appena sporcato di oro, è tutto fuorché hollywoodiano.
Wes Anderson: Il Pasolini che io conosco meglio è quello de Il vangelo secondo Matteo. Mi sembra che quel film abbia qualcosa di analogo alla Medea. Forse non la qualità ipnotica, ma una sensazione quasi da documentario. Pasolini ruba qualcosa ai testi scritti e poi fa da sé. Anche a me accade. Nel cinema spesso si lavora partendo da un’opera, da un romanzo preesistente. Forse succede per il 60 per cento dei film. Per Grand Budapest Hotel ci siamo ispirati a Stefan Zweig. Abbiamo rubato tutto ciò che volevamo rubare, ovviamente senza permesso. E non da un solo libro, ma da tutta la sua opera. Ci siamo ispirati a molti dettagli…
Donna Tartt: E fai bene perché è impossibile catturare l’essenza di un solo libro. In questo modo, invece, realizzi qualcosa di completamente diverso, qualcosa che appartiene solo a te.
Wes Anderson: I grandi libri difficilmente migliorano quando vengono ridotti a film.
Donna Tartt: Può succedere che siano ugualmente eccitanti, ad esempio Shining… Sia il romanzo di Stephen King che il film di Stanely Kubrick sono straordinari.
Wes Anderson: Sì, ma anche in questo caso, se non ci fosse stato il film, avremmo una immagine diversa del libro.
Donna Tartt : C’è tanta letteratura che non si può tradurre in cinema. Io ho studiato Dante per un anno all’università... un anno solo tra le pagine della Divina Commedia e devo dire che lo trovo uno scrittore incredibilmente moderno. La Divina Commedia è un’opera romanzesca.
la signora di tutti max ophuls
Sullo schermo dell’Auditorium compare una scena de La signora di tutti, l’unico film di Max Ophüls girato in italiano.
Donna Tartt: Kubrick diceva che Ophüls poteva fare attraversare alla sua macchina da presa il muro ed è vero, lo fa. Grazie a tagli molto rapidi ci mostra che non importa a nessuno che la protagonista, un’attrice sulla via del tramonto, abbia tentato il suicidio. Quello che i rappresentanti degli studios sembrano pensare è solo: The Show Must Go On . È da pazzi pensare che questo film sia stato girato in Italia negli anni del fascismo. È così antico eppure così moderno.
Un altro film scelto da Donna Tartt è La grande bellezza di Paolo Sorrentino.
Donna Tartt: Si pensa a un film pieno di sole, ma qui c’è sia la luce che il buio. Ti emoziona, i personaggi sono molto profondi e complicati ed effettivamente ha qualcosa di spirituale. È veramente splendido, dall’inizio alla fine.
Wes Anderson: Amo questo film, mi fa pensare a La dolce vita di Fellini. E poi Toni Servillo ha un volto incredibile che ti emoziona solo a guardarlo.
Donna Tartt: Non so cosa sia successo in Italia, perché la reazione non sia stata così entusiasta come in America.
donna tartt antonio monda wes anderson
Wes Anderson: Nel Paese in cui viene prodotto un film l’esperienza è completamente diversa. Io credo che a volte un film si possa godere di più senza conoscere la lingua, solo leggendo i sottotitoli.
Donna Tartt: Don DeLillo ha detto la stessa cosa per Deserto rosso di Antonioni: ha amato i sottotitoli. Pensandoci, credo che La grande bellezza abbia suscitato una reazione diversa in Italia perché il vostro Paese ha un’estetica neorealista molto forte e in questo film c’è un neorealismo eccessivo, con colori eccessivi. Noi, cresciuti con Hollywood, non diffidiamo degli effetti speciali. E poi io non mi aspetto sempre che ci siano contenuti politici in un film, può essere perfetto anche il semplice entertainment .
TONI SERVILLO NEL FILM DI SORRENTINO "LA GRANDE BELLEZZA" FOTO GIANNI FIORITO
La serata si chiude con la proiezione di alcuni frammenti de L’oro di Napoli di Vittorio De Sica e questa volta la scelta è di Wes Anderson: «Ho visto questo film due anni fa e da allora non faccio che parlarne. Per me è una specie di missione, non riesco a capire perché fuori dall’Italia sia semisconosciuto. Sono sempre stato attratto dai film a episodi, non necessariamente connessi l’uno con l’altro, film costruiti come se fossero libri di racconti brevi. E in questo caso siamo di fronte a tanti piccoli capolavori».
l oro di napoli
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La grande bellezza Toni Servillo
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