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    MELONI PENSA ALLO STRAPPO PER SMARCARSI DA SALVINI E STARE NELLA COALIZIONE URSULA – LA SORA GIORGIA, CHE OGGI VEDE LA PRESIDENTE DELL'EUROPARLAMENTO METSOLA, NON E’ NEANCHE DECISIVA: L’ASSE PPE-SOCIALISTI-LIBERALI, CHE GIÀ GOVERNA L’UE, AVRÀ FACILMENTE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA, SENZA BISOGNO DI ALLEARSI CON I CONSERVATORI - LA CONTROMOSSA DEL “CAPITONE” CHE CHIEDERA’ ALLA MELONI DI FIRMARE UN IMPEGNO A NON VOTARE LA NUOVA COMMISSIONE UE CON SOCIALISTI E LIBERALI. L’ULTIMA VOLTA CHE DUE ALLEATI SI SONO DIVISI SULLA COMMISSIONE (ERA IL 2019) È CADUTO UN ESECUTIVO, IL CONTE 1 – DAGOREPORT


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

     

    giorgia meloni matteo salvini. giorgia meloni matteo salvini.

    (...) Tornata a Roma, la leader si ritrova a dover gestire i ripetuti attacchi a Bruxelles orchestrati da Matteo Salvini. Una sfida lanciata proprio mentre il governo cerca di strappare condizioni migliori per il Patto di stabilità. La reazione di Meloni è duplice. Ricevere già oggi la popolare Roberta Metsola a Palazzo Chigi. E preparare con i suoi consiglieri l’unico percorso possibile in vista delle Europee: quello che porta al sostegno al bis di Ursula von der Leyen.

     

    Sia chiaro, non è questione di oggi, né di domani: la prossima Commissione difficilmente sarà votata prima del settembre del 2024. La presidente del Consiglio non ha dunque alcuna intenzione – e neanche bisogno – di anticipare oggi la strategia. Anche perché Meloni non intende regalare a Salvini un argomento che il leghista già sbandiera, pensando all’alleata: quello dell’inciucio con i socialisti e i liberali. E però, esiste un dato che non può essere messo in discussione, e che parla da solo: nessun Paese europeo del G7 – hanno spiegato i diplomatici alla premier – ha mai negato il proprio voto a un nuovo Presidente della Commissione europea. Sarebbe una prima volta devastante.

     

    GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

    Anche di questo, ufficiosamente, ragionerà oggi Meloni a Palazzo Chigi con Roberta Metsola (invitandola anche ad Atreju, al pari di von der Leyen). Ma sul tavolo ci sono soprattutto i dossier più caldi, quelli da affrontare con l’Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Il primo, calendario alla mano, è il Mes, la cui ratifica è in teoria calendarizzata come secondo punto all’ordine del giorno nella seduta della Camera del 12 dicembre, poche ore prima del Consiglio europeo del 14.

     

    Uno snodo delicatissimo, perché anticipa di poche ore il Consiglio europeo del 14, dedicato con ogni probabilità al Patto di stabilità, su cui Roma rischia di porre il veto. Ma è chiaro che ogni possibile strappo, ogni battaglia che Meloni intende portare avanti con Bruxelles non può non tenere conto di un dato indiscutibile, almeno secondo tutti i più recenti sondaggi: socialisti, liberali e popolari godranno comunque di una maggioranza solida. Davvero Meloni può assumersi il rischio di negare sostegno a von der Leyen, senza neanche essere decisiva?

    antonio tajani giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

     

    Glielo sconsigliano i suoi mediatori con Bruxelles, al pari di Antonio Tajani, che conosce bene l’aria che si respira nel Ppe: tanto più salgono i sondaggi dell’estrema destra di Le Pen e Salvini – riuniti in Identità e democrazia – tanto più si rafforza il veto dei popolari verso quel gruppo. Meloni deve dunque costruire un percorso che porti a Ursula, senza regalare slogan alla campagna elettorale di Salvini.

     

    Ben sapendo che l’approdo è quasi obbligato, oltreché utile, visto che sul rapporto con la politica tedesca ha investito a tal punto da messaggiarsi quasi quotidianamente e senza mediatori.

     

    giorgia meloni e matteo salvini. giorgia meloni e matteo salvini.

    Per questo, Meloni cerca argomenti solidi per negare la firma al patto anti-inciucio che il leghista intende sottoporgli: spiegherà ad esempio che la proposta di Salvini non ha senso perché a Bruxelles esiste un solo voto di fiducia, all’avvio della legislatura. Ma non basta. La premier ha anche bisogno di individuare una soluzione che tenga insieme le diverse sensibilità dei Conservatori europei, di cui è leader.

     

    Astenersi è un’opzione, ma non basterebbe a salvaguardare il rapporto con von der Leyen. L’alternativa su cui si riflette in queste ore è di proporre all’Ecr la libertà di voto (i polacchi del Pis, ad esempio, potrebbero esprimersi per il “no”) e contestualmente chiedere agli eurodeputati di Fratelli d’Italia di sostenere il bis.

    meloni salvini meloni salvini

     

    Restano i rischi dell’operazione, non banali. L’ultima volta che due alleati si sono divisi sulla Commissione – era il 2019 - è caduto un esecutivo (quello gialloverde guidato da Giuseppe Conte). 

     

    (...)

    antonio tajani giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giorgia meloni matteo salvini matteo salvini giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni

     

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