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Foto Gmt-Mezzelani
Matteo Pinci per "repubblica.it"
"La Roma sta facendo cose straordinarie". Il verbo del d. g. giallorosso Mauro Baldissoni è assolutamente insindacabile: prima in classifica, un punto sulla Juventus seconda, tre gol subiti soltanto, 26 fatti, 15 punti in più rispetto a un anno fa. Eppure le ultime due gare, due pareggi con Torino in trasferta e Sassuolo in casa, dicono che qualcosa è cambiato. A cominciare dagli interpreti chiamati a sotituire i grandi assenti: non sempre all'altezza dei titolari.
PIà GOL, IL DOPPIO DEI TIRI SUBITI: SENZA TITOLARI, LA DIFESA BALLA - "Senza quattro attaccanti a qualunque squadra mancano soluzioni offensive", così Garcia spiegava a caldo la stitichezza offensiva della sua Roma nelle ultime giornate. Un fatto che senza Totti e Gervinho, cui aggiungere Destro e di fresco anche Borriello, la prima linea perda colpi, tiri meno importa, produca meno occasioni. Ma anche con questi problemi, i Rudi-Boys avevano allungato la striscia di successi da otto a dieci, facendo fruttare il minimo sforzo grazie alla straordinaria capacità difensiva. Una capacità venuta meno, però, quando sono cambiati gli interpreti della terza linea.
A Torino senza Castan, la barca ha traballato a lungo, prima di incassare il pari di Cerci. Storia simile con il Sassuolo, quando alle disponibilità di Garcia è venuto meno Benatia. Se nelle prime 10 gare con la coppia titolare la Roma aveva subito un solo gol, nelle ultime due ne ha subito uno a partita. Un caso? No, a dar retta ai numeri: contro il Sassuolo la squadra ha subito 7 tiri nello specchio della porta, mai accaduto prima (neanche contro il Napoli). E se la media dei tiri ricevuti nella porta di De Sanctis era di 3,4 a gara nelle prime 10 giornate, nelle ultime due è salito a 6 ogni 90 minuti. E con (quasi) il doppio di possibilità concesse, è inevitabile correre maggiori rischi. Dunque, subire di più. Complici anche i cambi a metà campo: perché l'emergenza attacco ha costretto Garcia ad avanzare Pjanic. E la linea centrale, con un mediano in più e un regista in meno, paradossalmente fa meno filtro.
"NON SIAMO STANCHI, MA GLI ARBITRI NON DECIDONO LE PARTITE" - Più che ai numeri, però, i tifosi iniziano a storcere il naso di fronte a quelle che, forse con eccesso di partigianeria tifosa, considerano direzioni arbitrali sfavorevoli. All'Olimpico con il Sassuolo è stato sonoramente fischiato (addirittura per un lunghissimo minuto, dopo il giallo a Ljajic per simulazione), l'arbitro Giacomelli. E su radio e forum i fischietti sono l'obiettivo preferito di molti romanisti. Se non altro, a gettare acqua sul fuoco ci pensa Baldissoni: "Se pensassimo che il campionato non è regolare perché gli arbitri decidono come finiscono le partite non dovremmo scendere in campo ed è evidente che non è così. Se poi dovessimo pensare che strillando potessimo condizionare gli arbitri allora faremmo un errore ancora più grande e più sciocco. Se facciamo la gara a chi fa la voce più grossa abbiamo finito di fare il nostro lavoro".
Difficile dargli torto. Come quando parla degli obiettivi futuri: "La Roma ha fatto cose straordinarie fino ad oggi e gli ultimi due pareggi non possono far cambiare idea a riguardo. Il nostro compito è quello di metterci nelle condizioni per poter scendere in campo e vincere ogni partita e questo è quello che continueremo a fare".
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