Da “Posta e risposta – la Repubblica”
PIERO MARANGHI
Caro Merlo, Piero Maranghi ha scritto un’accorata lettera a Paolo Conte, pubblicata sul “Foglio”, perché rinunci a cantare alla Scala il 19 febbraio. Mi accodo a questa perorazione, non tanto perché da loggionista e melomane (frequento il Teatro dal 1955, quando avevo 5 anni) io pensi che sia un oltraggio, ma perché semplicemente non mi sembra il luogo adatto, come dimostra banalmente anche la modalità di vendita dei biglietti, a prezzi molto più alti, introvabili solo dopo pochi secondi dall’inizio della vendita online.
Il che dimostra che sono stati per la maggior parte distribuiti in altro modo, e per raggiungere un pubblico diverso da quello che normalmente frequenta la Scala (come avvenuto per il concerto di John Williams nel dicembre scorso).
E, cosa ancora peggiore, non saranno venduti i biglietti di loggione la sera dello spettacolo, che si conquistano con una coda alla biglietteria qualche ora prima dell’inizio a un prezzo molto basso. Il vero scandalo è la non accessibilità al pubblico che normalmente frequenta il teatro. Sarebbe stato più onesto dire che era un evento privato per inviti.
PAOLO CONTE
Attilia Giuliani
Risposta di Francesco Merlo
È da mitomani reazionari pensare che il concerto di Conte alla Scala sia una profanazione e lei non è mitomane né reazionaria. La musica non si divide in musica alta e musica bassa, ma in buona e cattiva. E Paolo Conte è un classico della migliore musica italiana, degno della Scala come Verdi e Rossini e come i direttori Abbado e Muti, i registi Visconti e Strehler, i cantanti Tebaldi e Pavarotti…
FRANCESCO MERLO
Il concerto sarà una magnificenza come nel 2019 lo fu al San Carlo, che è il più antico teatro d’Opera del mondo. Della vendita dei biglietti non so nulla, ma spero che la solita furbizia non abbia superato la modica quantica. Lei mi dice che i loggionisti dell’ultimo momento meritavano il loro consueto spazio e ha ragione. Tuttavia, al di là della nota strafottenza “scaligera” verso il pubblico, la corsa ai biglietti lascia sempre una lunga coda di delusi in tutti i teatri del mondo.
Soprattutto quando Conte canta Dal loggione : “Viva la musica che ti va sin dentro all’anima…”. E chiude con “parapunzipunzipù” che vale quanto i “miao” di Rossini.
PAOLO CONTE PIERO MARANGHI