Alessandro Dell' Orto per “Libero quotidiano”
MINO RAIOLA
Quando Ibrahimovic - con la stessa delicatezza che ci mette ogni volta che piazza il gomito nello sterno del difensore avversario per difendere una palla gol in area - l'ha definito un «meraviglioso ciccione idiota» (altro che le cicciottelle del tiro con l' arco...), lui ha fatto finta di niente. Poi, quando ha aggiunto che è anche un «pizzaiolo, gnomo e mafioso», ha sorriso. Ha preso fiato. E allora sì che, fanculo, ha deciso di rispondere: «No, non sono mai stato un pizzaiolo, al massimo un cameriere». Geniale.
MINO RAIOLA E NEDVED
Perché questo è il grande talento (uno dei tanti) di Carmelo Raiola - con l'accento sulla prima "a" - detto Mino, 49 anni, re (anzi, Re Mida) del football: saper piazzare e spiazzare, confondere, sorprendere. E, quando sei intontito e non sai quale altra diavoleria aspettarti, colpire.
Già, e quest'uomo così buffo, che conversa in sette lingue (olandese, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e italiano) senza parlarne bene nemmeno una e che si presenta nei posti più esclusivi in bermuda e scarpe da ginnastica fregandosene delle regole, questa estate ha colpito duro. Durissimo.
MINO RAIOLA
Stravolgendo, da solo, gli equilibri tecnici e milionari del mondo del pallone (Ibrahimovic, Pogba e Mikytharyan - tre dei suoi molti assistiti che valgono poco meno di 100 milioni- sono andati al Manchester United), ridando vitalità al moribondo calcio italiano (con i soldi presi per Pogba la Juve ha comprato Higuain e con i soldi presi da Higuain il Napoli sogna Icardi e così via...) e soprattutto mettendosi in tasca uno stipendio da sballo.
Sì, mentre tutti noi contiamo gli spiccioli per capire quanti giorni di vacanza possiamo regalarci, quel fenomeno di Mino in poche settimane ha messo via qualcosa come 50 milioni di euro. Cinquanta. Cin-quan-ta. Come? Semplice. Lavorando meglio degli altri, intuendo più degli altri, fiutando quello che gli altri non sentono e non vedono.
MINO RAIOLA
Tradotto, Raiola nel 2012 ha portato Pogba alla Juve a parametro zero e in cambio ha preteso che in caso di cessione gli sarebbe spettata una percentuale (20-25%) dell' incasso del club. E i conti ora sono facili da fare. Pogba è esploso, la valutazione è lievitata fino a 110 milioni e, dopo il passaggio allo United, Mino ha preso 25 milioni dalla Juve più 10 dagli inglesi.
Che si sommano alle percentuali (5-10%) che l'agente ha sugli altri suoi giocatori e alla parte che gli spetta sui freschi trasferimenti di Ibra e Mikytharyan. D'altronde che Raiola sia un tipo sveglio per trattare con le persone lo si capisce subito. Da quando mamma Annunziata e papà Mario nel 1968 si trasferiscono da Angri (Salerno) ad Haarlem (Olanda) per cercare fortuna e si portano dietro Carmelo che ha solo un anno.
Ma che - a forza di ragù, salami e prodotti tipici campani - diventa presto grande.
mino raiola
Di fisico e di testa. E di paraculaggine. Mino di giorno fa il Liceo Classico e di sera il cameriere nel ristorante del padre, dove ogni venerdì sera va a cenare il presidente della squadra di calcio della città. Al quale, ogni settimana, Raiola jr ripete a metà tra il serio e il simpatico provocatore: «Di calcio non capisci niente». Ottenendo, un giorno, la risposta che aspettava: «Allora provaci tu». Detto, fatto.
Mino - che fino a 18 anni aveva provato a fare il calciatore con pessimi risultati - diventa dirigente di football: responsabile del settore giovanile, poi consigliere degli imprenditori. È l'inizio della scalata e, ovviamente, per il primo salto importante ci vuole la prima plusvalenza, che però è a base di hamburger.
mino raiola pogba
Sì, perché Raiola a 19 anni acquista un McDonald's che dopo due mesi rivende a prezzo maggiorato: con l' incasso mette su la prima azienda che chiama "Maguire Tax e Legal" ispirandosi al film "Jerry Maguire" con Tom Cruise (ora gestisce anche la "Sportman" con sede a Montecarlo). La vera intuizione, però, è diventare il rappresentante unico dei giocatori olandesi in Europa grazie ad un accordo con il sindacato: è così che Raiola si presenta in Italia nel 1992, portando Bryan Roy al Foggia, poi Vink al Genoa e infine facendo da mediatore nella trattativa che trasferisce Bergkamp e Jonk all' Inter.
Mino Raiola
Da lì sempre più contatti, più affari e il boom con Nedved (dalla Lazio alla Juve), colpo che segna la svolta e un nuovo modo di fare il procuratore: più grano ai giocatori grazie ai diritti di immagine e più grane a i club. E anche in questo Raiola è un maestro. Basta ricordare quando - intercettato nel 2006 per Calciopoli - Mino spiegava a Moggi che Ibra stava forzando la rottura con l' Ajax per andare alla Juve: «Domani tengo il giocatore a casa tutto il giorno, all' allenamento non si presenta. Io poi ho un appuntamento con i dirigenti olandesi a mezzogiorno, ma mi presento alle due...».
MINO RAIOLA E IBRAHIMOVIC