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    BELO E IMPOSSIBILE - MONSIGNOR CARLOS FILIPE XIMENES BELO, VESCOVO DI TIMOR EST E VINCITORE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE NEL 1996, È ACCUSATO DI ABUSI SESSUALI NEI CONFRONTI DI MINORI - GLI ABUSI RISALIREBBERO AGLI ANNI '90 E LE VITTIME SAREBBERO STATE PAGATE PER RIMANERE IN SILENZIO - NEL 2002 IL PAPA LO SOLLEVÒ DALLE SUE FUNZIONI PER "STANCHEZZA FISICA E MENTALE" E NEL 2003 SI TRASFERÌ IN PORTOGALLO MA AVREBBE AVUTO RESTRIZIONI SUI MOVIMENTI...


     
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    Da www.lastampa.it

     

    Monsignor Carlos Filipe Ximenes Belo, vescovo di Timor Est e vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1996, è accusato di abusi sessuali nei confronti di minori. Lo scrive la stampa olandese. Le accuse al vescovo, oggi 74enne, da parte di alcune vittime allora minorenni si riferiscono a presunti fatti accaduti negli anni 90.

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    Le prime accuse - riferisce il giornale De Groene - risalgono al 2002. Belo risiede attualmente in Portogallo e, sempre secondo la stessa testata olandese, avrebbe restrizioni sui movimenti per i quali «deve chiedere permesso al Vaticano», come dice mons. Norberto Do Amaral, presidente della Conferenza episcopale di Timor, citato dallo stesso giornale.

     

    Le accuse

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    I presunti abusi commessi a Timor Est da monsignor Carlos Filipe Ximenes Belo, vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 1996, si collocherebbero proprio in quegli anni in cui lui godeva nel Paese asiatico di una grande notorietà per la sua opera a favore della pace, ai tempi dell'occupazione da parte dell'Indonesia. Secondo la stampa olandese, dunque, l'arcivescovo salesiano avrebbe speso nei confronti delle presunte vittime proprio questa sua posizione.

     

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    Una di loro, oggi quarantenne ma oggetto dei presunti abusi quando era minore, racconta a De Groene: «Ero molto felice, il vescovo Carlos Filipe Ximenes Belo non era solo il potente capo della Chiesa cattolica romana di Timor Est, ma anche un eroe nazionale e un faro di speranza per il popolo». Racconta di essere stato abusato e anche pagato perché rimanesse in silenzio.

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    Anche un'altra presunta vittima racconta lo stesso: prima la violenza, poi il pagamento perché niente si venisse a sapere. «Era una grossa somma per l'adolescente, che aveva perso molti familiari a causa dell'occupazione indonesiana, durante la quale ben 183.000 timoresi sono morti per fame, malattie, e violenza», riferisce il giornale, che ha condotto l'inchiesta.

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    Nessuna replica

    Monsignor Belo, contattato dal quotidiano per un commento, «ha riattaccato il telefono senza dare risposte». Dalle ricerche effettuate da De Groene risulta che Belo abbia avuto più vittime. Il giornale ha parlato con una ventina di persone a conoscenza del caso: funzionari governativi, politici, operatori di Ong, persone della Chiesa. «Più della metà di loro conosce personalmente una vittima, mentre altri conoscono il caso», riferisce.

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    La ricostruzione dei fatti

    I primi segnali di abusi arrivano agli inizi degli anni 2000. Dopo tanta notorietà e fama Belo improvvisamente si dimette da capo della Chiesa a Timor. Il Papa lo solleva dalle sue funzioni il 26 novembre 2002. Il premio Nobel per la pace afferma di soffrire «di stanchezza fisica e mentale». Nel gennaio 2003 Belo lascia Timor-Est e si trasferisce, ufficialmente per riprendersi, in Portogallo.

     

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    Dopo aver parlato con il prefetto dell'allora Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e il Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, sceglie un nuovo incarico, e Belo nel giugno 2004 diventa «assistente dei sacerdoti» a Maputo, in Mozambico, dove torna ad occuparsi di catechismo ai bambini. De Groene afferma di avere interpellato sia la Congregazione per la Dottrina della Fede sia i Salesiani, senza avere ricevuto commenti sul caso.

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