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    CERCASI “TRATTATIVA STATO-MAFIA” - NEL PROCESSO A MARIO MORI E MAURO OBINU SPARISCE L’AGGRAVANTE MAFIOSA E SONO STATE DIMEZZATE LE RICHIESTE DI CONDANNA - FILIPPO FACCI: “CHE COSA RIMANE? RIMANE QUELLO CHE C'ERA ANCHE PRIMA: NIENTE”


     
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    Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

     

    MARIO MORI MARIO MORI

    Nel processo Mori-Obinu l' accusa ha rinunciato all' aggravante mafiosa e ha dimezzato le richieste di condanna per Mario Mori e per Mauro Obinu: solo 4 anni e sei mesi per il primo e 3 anni e sei mesi per il secondo. Capito poco? È giusto, la vera «trattativa» ormai è tra i cronisti che scrivono dal tribunale di Palermo e i capiredattori che dovrebberro pubblicare notizie comprensibili, magari addirittura interessanti; complessa, come trattativa, perché implica un qualche raccappezzarsi nel dedalo dei processi palermitani che si occupano dei primi anni Novanta.

    BERNARDO PROVENZANO BERNARDO PROVENZANO

     

    Segue un tentativo di svolgimento. Ieri il procuratore Roberto Scarpinato ha pronunciato un' interminabile requisitoria nel processo d' appello al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, già assolti in primo grado dall' accusa di favoreggiamento aggravato per aver agevolato la mafia e la famigerata «trattativa»: in pratica nel 1995 avrebbero omesso di catturare il boss Bernardo Provenzano e ciò avrebbe fatto parte del patto tra pezzi dello Stato e Cosa nostra negli anni delle stragi mafiose.

     

    roberto scarpinato roberto scarpinato

    Nota: se vi sembra di aver già orecchiato questa musica, è perché la mancata cattura è apparsa e scomparsa come un fiume carsico da un' infinità di processi: è prassi, a Palermo, che confusi capi d' imputazione ricompaiano sotto altre forme in altri procedimenti. La cosa peraltro non va confusa con un' altra assoluzione, quella di Mori e del Capitano Ultimo per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina, sentenza con formula piena e peraltro mai appellata. Casi diversi, ma stesso romanzo a puntate che riaffiora nel convulso processo sulla «trattativa».

     

    Toto Riina Toto Riina

    Dicevamo: il colpo di scena è che il procuratore generale ha buttato all' aria il castello accusatorio del primo grado e ha detto che il favoreggiamento aggravato (mafioso) lui a questo punto non lo contesta neanche, né perciò contesta il perseguimento della trattativa: in pratica Scarpinato e il sostituto Luigi Patronaggio stanno eliminando il link tra l'episodio contestato e il suo movente. E perché? Perché era una boiata?

    capitano ultimo capitano ultimo

     

    No, figurarsi: è che «la legge non lo richiede». Insomma, resta sul tavolo solo un modesto favoreggiamento semplice (da 2 a 4 anni, quello per cui, in altro processo, si dice che Cuffaro festeggiò coi cannoli) e questa dovrebbe essere l' unica cosa che conta: ma siamo a Palermo e allora ricomincia la giostra.

     

    Perché vedete, è tutto «molto più complesso», in ore e ore (e ore) di requisitoria il pg Scarpinato ha spiegato che Mori è responsabile di anni di «manipolazioni, falsi documentali e condotte che hanno oltrepassato i limiti della legalità e giustificate con l'adempimento del dovere», al che il procuratore è ripartito dalla mancata perquisizione del covo di Riina ed è passato dal mancato arresto del boss Nitto Santapaola e ha divagato anche sullo «Stato fascista» (ne ha discettato verso le 16, un colpo mortale per gli ascoltatori in aula) e questo, di diceva, solo per un favoreggiamento semplice.

     

    Mario Mori - il generale imputato per la mancata cattura di Toto Riina Mario Mori - il generale imputato per la mancata cattura di Toto Riina

    Azzardiamo un ulteriore tentativo di traduzione: ormai la trattativa è una zavorra mortale per qualsiasi processo, sicché la medesima viene demandata - penalmente - solo al processo-monstre sulla trattativa in sè, ma ciò non significa che in questo processo lo «storico» Roberto Scarpinato debba rinunciare a illustrare gli «inconfessabili interessi extraistituzionali» di Mori. Ah, questo Mori, storico e ineffabile «soggetto dalla doppia personalità e dalla natura anfibia»: merita quantomeno un favoreggiamento semplice.

     

    Una contestazione clamorosamente blanda di fronte alla quale le cosiddette «agende rosse», 'stavolta, non hanno improvvisato caciare, come pure avevano fatto dopo sentenza di primo grado. Una batosta che non solo assolse gli imputati, ma chiese di riprendere i verbali degli accusatori per denunciarli eventualmente per calunnia: parliamo del colonnello Michele Riccio e dell' ormai celebre Massimo Ciancimino.

    CAPITAN ULTIMO-RIINA CAPITAN ULTIMO-RIINA

     

    Tanto che il procuratore Vittorio Teresi, sconfitto in primo grado, si affrettò a precisare che «Ciancimino, nel processo Stato-mafia, non ha la centralità che aveva in questo dibattimento». Anche perché nel processo «trattativa» una centralità non c' è proprio. Provenzano di questa trattativa doveva essere il regista (dopo aver tradito Totò Riina) ma col suo mancato favoreggiamento viene a mancare un pilastro fondamentale.

     

    GNAM MAGGIORE PER CALOGERO MANNINO GNAM MAGGIORE PER CALOGERO MANNINO

    Nel novembre scorso poi hanno assolto Calogero Mannino, altro teste chiave: secondo l'accusa doveva essere l' uomo che nel 1992 temeva di essere ucciso e allora cercò d'instaurare per primo un dialogo con la mafia corleonese, appunto tramite i Ros dei Carabinieri: l' idea doveva essere quella di di usare l' alleggerimento del carcere duro come merce di scambio. Che cosa rimane? Rimane quello che c' era anche prima: niente. Ergo: si tornerà a parlarne, ma persudere i capiredattori sarà sempre più arduo.

     

    capitano ultimo capitano ultimo

     

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