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    “GLI SPETTATORI SONO DIVENTATI IRRISPETTOSI. AL SUPERMERCATO RIMPROVERATE I COMMESSI? E ALLORA PERCHÉ FARLO CON ME A WIMBLEDON?" – NICK KYRGIOS SCATENATO: “MI SONO RITROVATO IN FINALE ALLENANDOMI UN'ORA AL GIORNO. MA COME HO FATTO?” - "NEL 2014 IL MIO COACH VENNE A PRENDEMI AL PUB LA SERA PRIMA DI GIOCARE CON NADAL, QUEST'ANNO NEANCHE UNA BIRRA” - "ALCARAZ È INCREDIBILE, SINNER AVETE VISTO COSA È IN GRADO DI FARE. MA NON VEDRETE MAI PIÙ NESSUNO MANEGGIARE UNA RACCHETTA COME..." - IL NO A McENROE COACH: IL MOTIVO


     
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    Stefano Semeraro per la Stampa 

     

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    Nick Kyrgios non è solo un tennista, è un personaggio letterario. È dottor Jekyll e Mister Hyde, l'Arthur Rimbaud del tennis capace di passare da un'illuminazione a molte stagioni all'inferno. Pirandello approverebbe uno dei tatuaggi che ha sparsi sul corpo: «Dai una maschera ad uomo e ti mostrerà il suo vero volto». Un genio o un disadattato, dipende dai punti di vista, che quest' anno ha comunque stupito fan e detrattori, arrivando in finale a Wimbledon dopo anni di treni puntualmente mancati. 

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    Proprio a Wimbledon si era rivelato sbattendo fuori dal torneo Rafa Nadal; poi erano seguiti anni fatti di lampi accecanti e di lunghi periodi di abulia. Figlio di George, un australiano di origine greca, e di Norlaila, malese di stirpe regale che ha rinunciato al suo titolo per diventare ingegnere elettronico, è cresciuto a Canberra, la tana dove ritorna appena può, amando prima il basket che il tennis.

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    In otto anni di carriera da professionista ha litigato con tutti, colleghi, arbitri, spettatori, accumulando un monte-multe imbarazzanti, facendosi squalificare per settimane e imporre un periodo di analisi. A Roma ha lanciato una sedia in campo e se ne è andato nel bel mezzo di un match, al Queen's ha mimato una masturbazione in campo; durante l'ultimo Wimbledon ha sputato a uno spettatore (che lo insultava), in Australia risposto al cellulare mentre giocava un doppio misto. Ma fuori del campo è amabile, gentile, brillante. 

     

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    Durante la pandemia portava personalmente i pasti a casa a chi non poteva muoversi, si spende per molte iniziative benefiche. Nel 2018 ha confessato di essere arrivato anche a meditare il suicidio: «La sera bevevo 20 o 30 drink, poi la mattina andavo a giocare». Ora ne è uscito, ma non chiedetegli di stare più di qualche mese lontano da casa, perché la nostalgia lo uccide. Per John McEnroe, che si è offerto di allenarlo, «è il più grande talento degli ultimi dieci anni», ma lui rifiuta ogni coach. 

     

    «Non voglio imporre a nessuno un peso del genere», spiega con somma autoironia. In passato si è scontrato di brutto con Djokovic e Nadal (che lui chiama «Ralph») ma a Wimbledon con Il Djoker, che pure lo ha battuto in finale, ha inaugurato una «bromance», una fratellanza: «Ora ho capito che per arrivare in fondo ad uno Slam devi essere speciale».

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    Nessuno gioca come lui, santo e acrobata del tennis, in possesso di uno dei servizi più micidiali del circuito, imprevedibile con i suoi colpi da Circo. Ma nessuno ha ancora capito chi è veramente, Nick Hilmy Kyrgios.

     

    Nick, Goran Ivanisevic dice che lei un genio del tennis ma che è impossibile prevedere quale sarà il suo prossimo colpo perché non lo sai nemmeno lei. È d'accordo?

    «Be', sì e no. In realtà sono piuttosto strategico, quindi le mie tattiche non sono casuali.+ In realtà sento di avere un QI tennistico molto alto».

     

    nick kyrgios si lamenta di una tifosa ubriaca alla finale di wimbledon nick kyrgios si lamenta di una tifosa ubriaca alla finale di wimbledon

    Si può dire che ha trasformato in «normali» colpi che prima sembravano solo da esibizione, come il colpo fra le gambe e il servizio dal basso?

    «Sì, penso che il servizio da sotto sia una buona tattica, e ora lo vedo fare a tutti, da Bublik a Murray. Quando l'ho provato per la prima volta, contro Rafa, tutti dicevano che ero pazzo e che era una mancanza di rispetto. In realtà dopo tre ore che giocavo contro Nadal e non riuscivo a fargli un punto, ho provato a servire da sotto. Ora spero che tutti abbiano capito che è semplicemente un altro modo di fare punto».

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    John McEnroe si è proposto come suo allenatore: Lo prenderà in considerazione?

    «No».

     

    I campioni dello sport sono sempre sotto pressione, anche sui social media: dovremmo fare un passo indietro?

    «Oggi c'è sicuramente un sacco di rumore di fondo con cui i giocatori non avevano a che fare 10 o 15 anni fa. La gente dice: "Non leggere i social media e non usare lo smart phone", ma è molto difficile. La pressione è enorme oggi e sicuramente è opprimente per molti atleti».

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    Tutta colpa dei social media?

    «Sui social media si può criticare qualcuno e non ci sono vere conseguenze. Ora, che si tratti di abusi razziali o di semplice mancanza di rispetto, è considerato accettabile. Ma perché è accettabile?».

     

    Lei litiga spesso con gli spettatori 

    «Sono diventati irrispettosi nei confronti degli atleti. Non è giusto. Vi è mai capitato di entrare in un supermercato e iniziare a rimproverare qualcuno che sta controllando la spesa? No. Allora perché lo fanno con me mentre sto giocando a Wimbledon? Perché? Vincere un torneo dello Slam è molto difficile, da quando sono nato ci sono riusciti in otto. Mentalmente devi essere un "animale" diverso. È difficile capire la pressione che devi sopportare, specie sui social media. Ho fatto uno sforzo per bloccare tutta quella negatività, ma i tennisti del passato non si rendono conto di che cosa significhi».

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    Ha pubblicato una foto di se stesso da bambino con una racchetta da tennis. Com' era quel bambino?

    «Affamato. Molto affamato. Sono cresciuto a Canberra, su campi orribili, e ora ho avuto la possibilità di giocare la finale di Wimbledon. Penso che sia d'ispirazione per tutti i ragazzi che sono stati emarginati, maltrattati dai giornali, colpiti da molti punti di vista diversi».

     

    Lei è arrivato ad una finale Slam dopo periodi molti difficili.

    «Puoi sempre realizzare qualcosa di speciale, se credi in te stesso. La maggior parte delle persone intorno a me, a un certo punto della mia vita, ha pensato che non avrei mai raggiunto una finale del Grande Slam.Tutti hanno dubitato di me: ed era giusto. Ma io non ho mai perso la fiducia in me stesso».

     

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    Prima della finale ha detto che non avrebbe dovuto essere lì: in che senso?

    «Io sono un ragazzo di Canberra. Un mese prima di arrivare a Londra ero a casa che giocavo a basket in un campetto con dei ragazzi, e gli ho detto "cercherò di divertirmi e magari di vincere Wimbledon". Mi sono ritrovato in finale, allenandomi al massimo un'ora al giorno. Ripensandoci mi chiedo: ma come ho fatto ad arrivare fin qui?».

     

    Djokovic è l'avversario più difficile che ha incontrato?

    «Non direi. Non ti fa sentire così male come Federer. Riesce a far sembrare tutto così veloce, il campo diventa così piccolo. Nadal e Djokovic ti permettono di giocare un po' da dietro, se non sei al massimo fai fatica. Ma Federer è in grado letteralmente di buttarti fuori dal campo molto velocemente».

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    Dove le piacerebbe giocare e contro chi la sua prossima finale Slam?

    «Innanzitutto mi piacerebbe giocarla contro qualcuno più facile di Novak Riuscirci ancora a Wimbledon, o a Melbourne, sarebbe bello».

     

    Che cosa cambierebbe se fosse il padrone del tennis?

    «Le chiamate con l'Occhio di Falco dovrebbero essere obbligatorie ovunque. E lascerei perdere tutte le assurdità sul coaching in campo».

     

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    Durante la premiazione, dopo la finale, ha detto che non è certo di voler tornare a Wimbledon. Non sente di avere un lavoro da finire?

    «Quest' anno ho incontrato persone fantastiche che mi hanno dato una motivazione in più.

    Trovare qualcuno con cui mi piace stare, che mi protegge e mi spinge a essere una persona migliore e un tennista migliore, mi ha fatto capire che ho un talento immenso e ancora molto da dare a questo sport. Però credo che se avessi vinto, le mie motivazioni sarebbero scese un po', sarebbe stato difficile ricominciare a giocare i tornei più piccoli». 

     

    Che cosa ha imparato su di sé a Wimbledon che già non sapeva? 

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    «È stato vincere il doppio in Australia che mi ha aiutato molto a livello di Grande Slam. Anche se si tratta di un doppio: vinci una partita, hai un giorno libero, ti alleni. Ho capito che uno Slam è un periodo molto lungo. Non puoi visitare la città, goderti il tempo come vorresti. Devi stare in casa, essere concentrato, far riposare la testa. All'inizio della mia carriera non mi ero reso conto che i giorni di riposo e di allenamento sono fondamentali. Nel 2014 il mio coach venne a prendemi al pub la sera prima di giocare con Nadal, quest' anno non ho bevuto neanche una birra». 

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    Lei e i Next Gen reggerete il confronto con i tre Grandi?

    «C'è un grande gruppo di giovani, Alcaraz è incredibile, Sinner avete visto cosa è in grado di fare. Ma non credo che né io né quei ragazzi saremo in grado di raggiungere il loro livello. Non vedrete mai più nessuno maneggiare una racchetta come Roger, competere come Nadal, vincere tanto e giocare così bene come Djokovic. Sarà un giorno triste quando se ne andranno. In un podcast ho detto che molti danno per scontato il talento di certi atleti. LeBron è in circolazione da 18 anni, sempre al vertice dell'Nba. E ancora lo critichiamo». 

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    Ha molti fan in Italia: abbiamo speranza di vederla giocare qui le Finals? 

    «Sono un torneo a cui punto». 

     

    I Celtics, la sua squadra preferita, sono arrivati in finale Nba e lei a Wimbledon: vincerete entrambi nel 2023?

     «Speriamo di sì».

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