Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”
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Victor Osimhen è il giocatore più costoso della storia del Napoli. I settanta milioni spesi da De Laurentiis per acquistarlo rappresentano il messaggio di sfida lanciato alle rivali del campionato.
Da lui nessuno si aspetta tutto e subito, eppure il centravanti nigeriano si sta rivelando un' arma tattica preziosa perché il Napoli torni a sedersi al tavolo delle grandi.
Pian pianino, quasi in sordina: Osimhen finisce tra i big di questo avvio di stagione, diventa famoso e quasi non se ne accorge.
Come quando ha iniziato a coltivare il sogno di giocare a calcio. Nato povero, è cresciuto giocando nelle strade-pantano vicino alle discariche di Lagos, in un posto semisconosciuto chiamato Olusosun. E quando resta orfano di madre e tre mesi più tardi suo padre perde il lavoro, continua a sperare in un futuro migliore vendendo bottigliette d' acqua ai semafori, tagliando l' erba nei giardini dei vicini.
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Sopravvivenza e ambizione, puntando il pallone come se fosse una sfera magica capace di restituire dignità alla sua famiglia. Oggi è il centravanti che ha accompagnato in maniera naturale il processo di trasformazione del Napoli di Gattuso. Dal 4-3-3 al 4-2-3-1, più funzionale se in squadra c' è un attaccante come lui che fa reparto da solo, crea spazi e dà profondità alla manovra. Batte sulla corsa gli avversari, domina con la potenza fisica l' area di rigore.
Palla a lui, e il Napoli va. Va talmente tanto che con Osimhen in campo la squadra di Gattuso fa gol ogni sedici minuti. Ne ha collezionati 203 su 270 di minuti, e il Napoli ne ha beneficiato andando a segno 12 volte: di fatto, con Victor in campo, di quarto d' ora in quarto d' ora si esulta. Senza, invece, la voce gol si attesta sullo zero. Non è un caso.
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Gli attaccanti davanti sono quattro e tutti hanno lo spazio, con Bakayoko che fa l' equilibratore in mediana: questa la formula nuova varata da Rino Gattuso, che rinuncia al palleggio perché la sua squadra può verticalizzare, guarda avanti e sa che c' è un ragazzo alto e con le gambe molto lunghe che brucia gli avversari sul tempo. Lasciare un segno nel tabellino è la priorità per un attaccante, ma Osimhen di gol ne ha fatto soltanto uno.
Per ora è il regista-protagonista della rivoluzione partenopea, tanto gli basta per continuare a lavorare e a migliorarsi. L' abbraccio con l' allenatore al termine della sfida con l' Atalanta narra di un sogno che si è realizzato. «Se qualcuno un po' di tempo fa mi avesse detto che avrei firmato per il Napoli - ha detto Osimhen al canale ufficiale del club - avrei risposto: impossibile. Ho trascorso un periodo difficile al Wolfsburg, due squadre belghe mi hanno rifiutato e sono finito allo Charleroi».
Poi il Lille e finalmente l' Italia nel Napoli di Koulibaly, prima garanzia contro il razzismo. La vita è stata una lotta, ha raccontato di recente. L' attitudine a conquistare lo spazio resta il tratto distintivo di un ragazzo di appena 21 anni che quando corre sorride e che dopo il gol si è precipitato verso la telecamera con una shirt bianca tra le mani: «Stop alle violenze della polizia in Nigeria», messaggio di solidarietà e di impegno civile verso il suo popolo.
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Gattuso adesso ha l' uomo in più, che prima di esultare va ad abbracciarlo e gli tocca le corde del cuore: «Victor ci mancava. Sì, sono innamorato di lui», anche Rino si è lasciato andare. È l' uomo del cambiamento e anche dei sogni che il Napoli oggi può cominciare a riprendersi.
2 - “END POLICE BRUTALITY IN NIGERIA”: OSIMHEN E LA MAGLIA DA LEADER POLITICO
Dopo il gol segnato all’Atalanta al San Paolo, il suo primo in campionato, Victor Osimhen ha mostrato alle telecamere una maglietta bianca con la scritta: “End police brutality in Nigeria“, stop alla violenza della polizia in Nigeria.
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L’attaccante nigeriano si è schierato apertamente dalla parte del movimento nigeriano che lotta contro la SARS (Special anti-robbery squad), la squadra speciale della polizia che agisce nel suo Paese che è accusata di violenze, abusi ed estorsione. Per giorni i cittadini nigeriani hanno manifestato contro la SARS. Secondo Amnesty International, durante le proteste in piazza, almeno 10 persone sono state uccise dalla polizia, che ha usato, per disperdere i manifestanti, proiettili, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Il governo ha sciolto la SARS, sostituendola con un’altra squadra speciale ma le violenze non si sono fermate.
Non è la prima volta che Osimhen si espone pubblicamente sul tema. Lo ha già fatto una volta, pubblicando, nelle storie di Instagram e su Twitter, una foto con la quale chiedeva lo stop alle violenze della polizia.
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Osimhen è molto sensibile alle vicende del suo Paese di nascita. Anche nell’intervista rilasciata ai canali ufficiali del Napoli, nei giorni scorsi, ha parlato della Nigeria come di un luogo difficile, “dove non c’è speranza“. Tanto da credere che il calcio “sia l’unica speranza per me e la mia famiglia, per poter vivere una vita dignitosa”.
Non solo calcio, quindi, anzi. Osimhen è un ragazzo che non esita ad impegnarsi anche sul fronte politico, per temi di rilevanza sociale, come la violenza, la povertà, le discriminazioni. A Napoli manca da tanto un personaggio del genere, nel calcio. L’ultimo ad averlo fatto, dalle nostre parti, è stato Maradona.
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