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    “LA MIA AMICA È DIVENTATA COCAINOMANE E SIMONE CERESANI È STATO FONDAMENTALE IN QUESTO PERCORSO. LUI SI FACEVA DI MD” - LA RAGAZZA VITTIMA DELLO STUPRO DI GRUPPO ALLA FESTA DI CAPODANNO A ROMA, IN ZONA PRIMAVALLE, PARLA DEL NIPOTE DELL’EX PREMIER CIRIACO DE MITA E DELLA SUA EX, FIGLIA DI UNA SOUBRETTE, ACCUSATI DI SPACCIO - LA RICOSTRUZIONE DELLA NOTTE DI DROGA E VIOLENZA: “FUMAI UNA SIGARETTA ALLA COCAINA. MA C’ERA DELL’ALTRO DENTRO PERCHÉ HO SENTITO IL CERVELLO BRUCIARE, ERO INCOSCIENTE” – “RICORDO CHE STAVO SUL DIVANO, LA MAGLIETTA MACCHIATA DI SANGUE E TUTTI ATTORNO MI..."


     
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    Estratto dell'articolo di Romina Marceca per “la Repubblica”

     

    STUPRO CAPODANNO PRIMAVALLE STUPRO CAPODANNO PRIMAVALLE

    Bianca arriva in un bar del centro. Ostenta un passo sicuro sulle All Stars nere ma lo sguardo è incerto, indossa jeans e maxi pull. Niente più eyeliner a marcare gli occhi cerulei. È qui con i suoi 19 anni e la voglia di «riprendere in mano la mia vita, lontana dalla Roma tossica in cui sono stata stuprata nel fisico e nell’animo, lontana dai figli dei ricchi».

     

    Bianca non è più la pariolina che faceva selfie con le amiche mostrando le labbra a cuoricino. I capelli consumati dalle tinte se li è tagliati lei, nella camera della casa per donne maltrattate e abusate dove vive da un anno. Nonostante 12 chili in più resta una ragazza esile. Fuma, ma solo sigarette.

     

     

    stupro di capodanno nella villetta di primavalle stupro di capodanno nella villetta di primavalle

    In paese ha un appuntamento. Deve incontrare Bo Guerreschi, la presidente della onlus “bon’t worry” che la sostiene dalla notte di San Silvestro 2020 in cui è stata violentata dentro una villetta di Roma da almeno cinque ragazzi. Lei aveva 16 anni, loro dai 17 ai 20 e si davano il turno in quella festa dell’orrore. A processo c’è Patrizio Ranieri, il ventenne che mostrò la maglietta sporca del sangue di Bianca. Tre amiche, Simone Ceresani, nipote dell’ex premier Ciriaco De Mita, e la sua ex, “La Pugile”, figlia di una soubrette, sono accusati di spaccio.

     

    Bianca dopo tre anni parla in esclusiva a Repubblica della sua adolescenza rubata.

    Quella notte, cosa ricorda?

    «Ho dei flash. Vedo me che arrivo con le amiche a Primavalle, beviamo, parliamo e c’è la musica. Poi finiamo tutti su un letto. C’è chi si fa di coca e di canne. Fumo uno spinello anch’io, mi offrono una sigaretta alla cocaina. Ma c’era dell’altro dentro perché ho sentito il cervello bruciare, ero incosciente».

     

    Poi cosa vede?

    «Me che salgo le scale, un bagno, due ragazzi, Patrizio con la maglietta macchiata di sangue. Io sul divano, tutti attorno mi dicono “Sgualdrina”. Dopo, il buio. E il risveglio».

     

    STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE

    Com’è stato?

    «Il corpo era pieno di lividi, la testa dolorante. Mi avevano tirata per i capelli. Non avevo le mutandine, le ho viste appese su una parete. Una sorta di albero dello stupro con altra biancheria. Poi ricordo quella doccia maledetta».

     

    A casa della sua amica il giorno dopo la violenza?

    «Sì. È stato il momento più brutto, sotto l’acqua ho realizzato il mio dramma. Non ho mai toccato il mio corpo, sono rimasta immobile con le braccia larghe per non sfiorare la pelle. Speravo che quell’acqua caldissima lavasse tutto lo schifo. Non è stato così».

     

    Si è chiesta perché lei?

    «Me lo chiedo ogni giorno e darei la mia gamba destra per tornare indietro. È stato Patrizio Ranieri a darmi la risposta: “Tu eri la più bella”. Bastava che quella sera facessi una mezza cosa diversa».

    Cosa?

    STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE

    «Forse indossare i pantaloni invece di una gonna».

     

    Sarebbe servito a far desistere i presunti stupratori?

    «No, certo che no. Ma la Bianca di allora lo ha creduto, era disperata. Tant’è che ai carabinieri ho detto: “Indossavo i pantaloni”. Ero convinta che mi avrebbero preso per puttana se dicevo che ero in minigonna».

     

    La pensa ancora così?

    «Assolutamente no. Sono cresciuta, ho compreso che non sono io sbagliata. Non ho colpa se hanno deciso di trattarmi come una bambola. Non è l’abbigliamento a renderti una potenziale donna da stuprare».

     

    Il suo “No” è stato inascoltato.

    «Mi hanno tolto tutto, la mia adolescenza è stata mutilata. Ci sono danni che mi segneranno per sempre. Non riesco ad andare a una festa in casa nemmeno se siamo in cinque, salto in aria quando squilla il telefono, certe volte mi blocco all’improvviso in strada se avverto un determinato odore e mi assale l’angoscia. È impensabile dormire in un letto che non sia il mio. Sto guardando dalla finestra gli altri giovani che fanno ciò che dovrei fare anch’io. Ho dovuto lasciare Roma, rinunciare alle passeggiate sul Lungotevere, a Castel Sant’Angelo. Tutto questo i miei occhi non lo vedono da troppo tempo».

     

    C’è qualcosa di buono in mezzo a tutto questo male?

    STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE

    «Sì. Ho ritrovato mia madre dopo cinque anni di lontananza. Mio padre è un diplomatico, spesso è all’estero ma posso affermare che adesso è il mio migliore amico. E poi c’è Bo, la mia mamma protettrice, il mio angelo guardiano. Grazie a lei ho scoperto l’impegno di chi tutela le donne che soffrono come me. Bo è un grande esempio di forza, ha lasciato la sua professione per dedicarsi agli altri».

     

    Cosa è rimasto della sedicenne di quella sera?

    «Nulla, tranne gli orecchini con una croce e i tatuaggi. Sto lavorando su me stessa, sul mio valore, su quello che voglio da me e dagli altri. Sto prendendo la patente, faccio sport, lavoro la lana e dipingo quadri. Vorrei mettere cuori e fiori sulla tela ma non riesco».

     

    Riguardando le foto del Capodanno, cosa vede?

    «Una ragazzina che non riconosco più. A quell’età fai di tutto per cercare approvazione, per compiacere i maschi. Nel mio gruppo era questo lo scopo. Oggi voglio essere riconosciuta per la mia intelligenza non per quanto sono attraente».

    La difesa sostiene che lei ebbe una relazione dopo lo stupro con Patrizio Ranieri.

    «Sì, ma io non avevo un ricordo negativo di lui. Non pensavo che mi avesse stuprata. Quando ci siamo rivisti lui mi ha abbracciata, mi ha detto che mi avrebbe protetta. Ero fragile e pensavo, dopo quella sera, di essere utile solo a quello. Abbiamo avuto un rapporto».

     

    Le sue amiche? L’hanno sostenuta?

    STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE STUPRO DI CAPODANNO A ROMA - LA FESTA NELLA VILLA DI PRIMAVALLE

    «No, mi hanno attaccata. Mi hanno detto che se non avevano più il cellulare e dovevano subire tutte quelle domande era per colpa della mia denuncia».

     

    È rimasta delusa?

    «Molto. Quelle ragazze le conoscevo da anni. Piangevamo delle nostre disgrazie, legate in un modo difficile da spiegare. Eravamo anime sofferenti. Io avevo i genitori separati, un’altra era vittima dei bulli, una a 10 anni ha visto il padre accoltellare la madre. La quarta soffriva la lontananza dei genitori e spacciava. E poi c’era la Pugile. Sua madre le diceva di non mangiare e fumare per dimagrire. Avevo tentato di aiutarla. È diventata cocainomane e Simone Ceresani è stato fondamentale in questo percorso. Lui si faceva di Md, tutti si fanno di ecstasy a 20 anni».

     

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