Paolo Russo per “La Stampa”
LABORATORIO DI ANALISI COVID
Il Covid, anche nella versione rabbonita dalla variante Omicron, uccide dieci volte tanto l'influenza, tre volte di più se si considerano anche le morti causate solo indirettamente dal virus influenzale. Numeri, quelli elaborati per La Stampa dall'Osservatorio Salute dell'Università Cattolica, che smentiscono categoricamente il racconto di un virus oramai endemizzato e poco pericoloso.
Una narrazione che, secondo la maggioranza degli esperti, è tra le cause principali della ripresa dei contagi nel nostro Paese. Che ieri sono balzati a quota 85.288, dato più alto dall'8 febbraio scorso. Di morti ieri se ne sono contati invece 180, ma quella è l'ultima curva a salire quando il virus rialza la testa.
variante omicron
E continuando con questo ritmo di crescita dei contagi non ci vorrà molto a viaggiare sui 200 mila casi al giorno, come a inizio anno, quando di morti se ne arrivarono a contare quotidianamente 400.
Studio dell'Osservatorio Salute Eppure persino una testata prestigiosa come il Financial Times è arrivata a scrivere che «l'infezione da Sars-CoV-2 comporta un rischio di mortalità inferiore rispetto a una normale influenza».
terapia intensiva covid
Ma poi arriva il dottor Raghib Ali, epidemiologo dell'Università di Cambridge, a spiegare che «no, Omicron non è come l'influenza», perché l'alto numero di contagi dovuto alla sua maggiore trasmissibilità ha comunque provocato un alto numero di ricoveri e decessi.
In altre parole a livello individuale il rischio è sceso di molto quando ci si contagia, ma resta comunque alto a livello collettivo, perché le possibilità di infettarsi sono più che triplicate.
Anziano in terapia intensiva 3
Che le cose stiano così lo dimostrano le elaborazioni condotte da Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell'Osservatorio salute. Partiamo dai numeri dell'influenza. Nel 2019 l'Istat ha stimato che il virus stagionale sia stato la causa di 1,2 decessi settimanali ogni 100 mila abitanti.
Le analisi dell'Iss stimano invece mediamente 8.000 decessi per influenza all'anno, per un'incidenza che sale così a 13,3 ogni 100 mila abitanti.
«Un numero nettamente più alto perché comprende anche chi muore per altre patologie preesistenti aggravatesi con il virus influenzale», spiega Solipaca. Comunque la si prenda, la mortalità causata dal Covid è però di gran lunga superiore a quella attribuibile all'influenza.
TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS
Dal 24 febbraio del 2020 allo stesso giorno di quest'anno, mostra l'indagine dell'Osservatorio presieduto da Walter Ricciardi, il Covid ha infatti generato 96.666 decessi, pari a 160 ogni 100 mila abitanti. Considerando solo il secondo anno di pandemia, caratterizzato dalla presenza dei vaccini, l'incidenza è scesa a quota 95,1 casi settimanali.
Con Omicron va poi decisamente più giù. Dal 24 dicembre scorso al 13 marzo i morti sono stati infatti 20.482, pari a un'incidenza del 34,6, sempre comunque di molto superiore all'1,2 attribuito dall'Istat all'influenza o al 13,3 stimato per la stessa dall'Iss.
Terapia intensiva 2
Il forte calo demografico Intanto l'ultimo report dell'Istat sulla dinamica demografica rileva che l'impatto del numero di morti da Covid-19 è stato rilevante anche nel 2021, sia in termini quantitativi che geografici.
Sono infatti circa 59 mila, pari all'8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, in calo rispetto all'anno precedente, quando se ne erano contati oltre 77 mila, il 10,3% del totale.
TERAPIA INTENSIVA
Anche il totale dei decessi (709.035) risulta in diminuzione rispetto al 2020 (oltre 30 mila in meno) ma è significativamente superiore alla media 2015-2019 (+9,8%). A differenza di quanto accaduto nel 2020, l'eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019 non è concentrato al Nord ma si manifesta su tutto il territorio.
Fatto è che tra calo delle nascite - meno di 400 mila, record storico dall'Unità d'Italia - e morti per Covid, al 31 dicembre 2021 risultavano altri 253.091 abitanti in meno rispetto a un anno fa. Con conseguenze sul nostro welfare destinate a farsi sentire nel tempo.