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Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"
Torna Alleanza nazionale. Magari con lo slancio di un bonsai, ma tutto è pronto per scongelare un simbolo finito in freezer in nome del berlusconismo. C'è già una data cerchiata in rosso dagli eredi missini, il 14 dicembre.
A un soffio da Natale si riunisce infatti la Fondazione An e la pressione per mettere all'ordine del giorno il gran ritorno della fiamma è fortissima. La reclama Gianni Alemanno, la sognano i finiani, è pronto ad accettarla Ignazio La Russa. Il debutto è fissato per le Europee di maggio.
La mail di convocazione dei mille soci è partita il 28 novembre scorso. Il rinnovo dell'iscrizione è aperto fino a due ore prima dell'assemblea. All'ordine del giorno c'è la gestione amministrativa e gli obiettivi della Fondazione. Poi si passerà alle mozioni. Ecco lo snodo, perché è quasi certo che qualcuno metterà ai voti lo scongelamento del logo battezzato a Fiuggi.
«La titolarità del simbolo è della Fondazione - sottolinea Alemanno - e il 14 arriverà il via libera». Nessuno, in realtà , può prevedere l'esito degli scrutini, perché i tesserati si sono dispersi nei mille rivoli della destra. «à impossibile sapere come finirà », assicura Roberto Menia.
L'ex sindaco di Roma collabora con Fratelli d'Italia all'"Officina" che lavora alla nuova destra. «Il termine ultimo è l'assemblea della Fondazione. A destra serve "un'amnistia generale" per costruire una casa comune. E l'obiettivo è mettere tutti assieme per correre alle Europee». Alemanno lavora gomito a gomito con La Russa, iscritto al partito dei mediatori.
«Sono favorevole a inserire il simbolo di An in quello di Fratelli d'Italia. Quando passammo ad An, collocammo in basso la fiamma del Msi. Ecco, il processo è lo stesso». In Transatlantico circolano sugli iPhone i bozzetti del nuovo simbolo. Il più gettonato è proprio quello di Fratelli d'Italia con dentro una piccola An. Poi, certo, restano da discutere molti dettagli. Della partita sono anche Salvatore Tatarella e Domenico Nania, Donato Lamorte, Carmelo Briguglio e Adriana Poli Bortone. Gianfranco Fini non si mette di traverso, Italo Bocchino neanche. E i finiani, guidati da Menia e Daniele Toto, si adoperano per la svolta: «Che se ne parli è una vittoria del "Movimento per An".
All'assemblea si riparta da nome e simbolo di An. Se poi ci sarà un richiamo a quello di Fratelli d'Italia, nessun problema». Francesco Storace, invece, insiste da tempo per far rinascere solo il simbolo aennino, senza subordinate. Ma rischia di essere bruciato sul traguardo. I problemi però non mancano. Giorgia Meloni - in pole per guidare la nuova forza di destra - è furiosamente ostile all'antico logo. Fabio Rampelli, con lei al timone di Fratelli d'Italia, spiega perché: «Se si vuole mettere nel nostro simbolo un richiamo al nome di An, è possibile. Magari "Alleanza nazionale e popolare". Ma di tornare al vecchio simbolo non se ne parla. Non esiste».
Poi ci sono Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Hanno traslocato in FI, si oppongono al gran ritorno. «Cercheremo di convincerli - promette Alemanno - ma andiamo comunque avanti a maggioranza». Se i soci non dovessero però dare il via libera al nuovo corso, Storace - assieme a Menia e Poli Bortone - è deciso a raccogliere comunque le firme per presentare il simbolo di An alle Europee. Nonostante il rischio di una bocciatura degli uffici elettorali.
E poi ci sono i soldi. Tanti e congelati. Bloccati da mille veti incrociati nel cda della Fondazione. E con una grana giudiziaria ancora da risolvere, come ricorda sul giornale d'Italia Antonio Buonfiglio: «Ragionando sull'origine e sulla natura delle decine di milioni entrati nelle casse della disciolta An, il Gip ha ordinato di proseguire le indagini anche per appurare eventuali ipotesi di reato che vedono come persona offesa lo Stato».
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