DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Maurizio Molinari per “la Stampa”
Hamas e Jihad islamica contestano ad Abu Mazen, come scrive il giornalista giordano-palestinese Yasser Al-Zaatra vicino ai Fratelli Musulmani, di «impedire ai palestinesi in Cisgiordania di esprimere solidarietà per Gaza». Hamas puntava a innescare nei Territori una terza Intifada contro Israele, per aprire un secondo fronte alle spalle del nemico, ma le forze di sicurezza palestinesi lo hanno impedito.
Senza contare le accuse di aver «cooperato con gli israeliani» nella caccia ai rapitori dei tre ragazzi ebrei uccisi in Cisgiordania: Hamas è convinta che i nomi dei presunti rapitori - Marwan Qawasmeh e Amar Abu Aisha di Hebron - siano stati indicati a Israele dalla polizia palestinese. Da qui le accuse di «tradimento» che le radio di Gaza gettano addosso ad Abu Mazen, che al momento presiede un governo di unità nazionale formalmente sostenuto anche da Hamas.
E Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, secondo fonti palestinesi, avrebbe vissuto come un «tradimento» il sostegno di Abu Mazen alla mediazione egiziana basata su una bozza di accordo «che noi non abbiamo mai visto».
Sul fronte opposto a incalzare Abu Mazen c’è John Kerry, il Segretario di Stato americano che dopo aver sostenuto le critiche palestinesi agli insediamenti ebraici durante un negoziato durato nove mesi non ha gradito la decisione a sorpresa del governo di unità nazionale con Hamas. E ora preme su Abu Mazen affinché sfrutti la crisi militare a Gaza per fare marcia indietro.
Lo spazio politico per il presidente palestinese si riduce al necessario sostegno per la mediazione egiziana, tantopiù che viene avallata dalla Lega Araba, e quando Hamas la respinge non gli resta altra scelta che volare al Cairo dove domani vedrà il presidente Abdel Fattah Al Sisi per un incontro che si annuncia teso. Al Sisi gli chiederà di rinunciare a ciò che resta delle intese con Hamas.
gaza city sotto attacco israeliano
Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, è dunque arrivata alla Muqata in una delle giornate più difficili di Abu Mazen. A testimoniare le fibrillazioni di Ramallah c’è l’intenzione di rivolgersi all’Onu per chiedere la «protezione dei palestinesi dalle atrocità israeliane» con un passo non condiviso da Washington. Durante il colloquio, Abu Mazen ha detto con chiarezza cosa ha in mente: «Serve il cessate il fuoco a Gaza per poi riprendere il negoziato di pace fra noi e Israele».
Ovvero, superare questa crisi militare per ricominciare le trattative arenatisi a fine aprile. Mogherini ha mostrato attenzione per questo approccio, affermando che «l’Unione europea è impegnata a favore del cessate il fuoco a Gaza» ed aggiungendo l’impegno dell’Italia «guardando al dopo» con 1,6 milioni di euro di aiuti di emergenza alla Ong presenti a Gaza e 4 milioni all’Unrwa - l’Agenzia dell’Onu per i palestinesi - che potrebbero aumentare.
«Inshallah l’accordo di tregua ci sarà» ha detto Mogherini al termine degli incontri alla Muqata, poche ore dopo essersi recata ad Ashdod in visita ad una delle case colpite dai razzi lanciati da Hamas. Proprio durante questa tappa, accompagnata del collega israeliano Avigdor Lieberman, il capo della Farnesina ha affiancato l’omaggio al «coraggio della popolazione israeliana« nel fronteggiare i razzi che piovono da Gaza al sostegno «per le posizioni di Abu Mazen» a favore di una cessazione di «tutte le attività militari in atto nella Striscia».
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