BEPPE IL MOTIV-ATTORE - UN COLPO ALLA KASTA E UNO AI CRONISTI PER RAVVIVARE IL MOVIMENTO SPACCATO - SPARA L’APPRODO (SMENTITO) DI CASALEGGIO A ROMA E COPRE PER ORA LA LINEA DIALOGANTE DI DI MAIO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

 

BEPPE GRILLO A ROMA IN SENATO BEPPE GRILLO A ROMA IN SENATO

Quando attraversa il cortile del Senato, gli occhiali da sole griffati “Beppe” scintillano. Ormai Grillo si muove nel Palazzo con leggerezza, scansando i cronisti con estrema disinvoltura: «Questi non dovrebbero stare qua - si lamenta a voce alta - ci vorrebbe una regola o una leggina ». È solo il primo di una lunga serie di schiaffi alla stampa, interrotta solo per pranzare al ristorante dei senatori, odiato tempio della casta per l’ortodossia grillina.

 

A sera, però, sembra provato. E prima di lasciare il Parlamento regala a un drappello di senatori pillole di strategia: «Non avrei neanche voluto aprire il tavolo con il Pd. Giovedì, comunque, dovranno cedere sulle preferenze, oppure salta tutto».

 

casaleggio senatocasaleggio senato

È mezzogiorno, l’Aula discute placidamente la riforma costituzionale. Nessuna barricata, in quel momento, ostacola il cammino del ddl Boschi. Il leader si affaccia in tribuna. E ascolta, silente come Rocco Casalino e due dei neoassunti dell’ufficio stampa a cinquestelle. Alle sue spalle spuntano tre deputati del Movimento, nel frattempo il comico genovese consegna agli assistenti parlamentari un bigliettino per invitare il senatore a vita Carlo Rubbia a fare due chiacchiere.

 

Il fisico e premio Nobel lo raggiunge poco dopo, si appartano. In Aula, però, il dibattito stenta a decollare e allora Beppe si concede una pausa caffè. Dove? Alla buvette, per la falange grillina simbolo supremo dei privilegi parlamentari. «C’è pure la cassa?», scherza all’ingresso. Poi mette in imbarazzo i commessi, chiedendo di bloccare l’accesso al bar. Non era mai accaduto, a memoria.

 

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

Al bancone, comunque, qualche giornalista può ascoltare il nuovo sfogo: «Ma che c... è diventato questo posto? Per i senatori ci sono delle regole, invece i giornalisti sono ovunque - si sbraccia imitando un cronista immaginario che furtivo prende appunti - e questo genera paura, nervosismo. I parlamentari devono stare attenti a non lasciarsi sfuggire mezza frase, vi rendete conto?».

 

Il bis lo concede al bar dei dipendenti, stavolta letteralmente circondato dalla stampa. «Non dovreste girare liberi nei Palazzi - premette, rivolgendosi ai cronisti - ci vorrebbero degli spazi a disposizione, regolamentati. Non potete seguirmi ovunque, dal ristorante al bar passando per l'ascensore. Se ho qualcosa da dirvi, vi chiamo».

 

L’accusa che segue è pesante: «Voi siete responsabili o corresponsabili della perdita di democrazia». Gli occhiali griffati attirano l’attenzione di alcuni presenti, il leader smorza la tensione: «Li do anche a Renzi, ma schermati...».

 

MARIA ELENA BOSCHIMARIA ELENA BOSCHI

È a tavola, però, che Beppe può finalmente registrare gli umori di un Movimento lacerato da una svolta mai discussa. Fallita la richiesta di un nuovo cordone per rendere off limits anche il ristorante, il Fondatore può comunque rallegrarsi per il buffet: «Il pranzo costa meno che a Genova... ». Dieci euro in tutto, anticipati da un senatore dotato di tessera.

 

Con i suoi parlamentari più fidati, poi, tratteggia il nuovo organigramma, sfilandosi almeno per un po’ - dall’arena: «Io sono stanco - premette - non ce la faccio a venire troppo spesso da voi. E poi non sono il vostro capo politico, ma solo un motivatore». Un attimo e lancia la bomba: «Casaleggio a settembre prenderà casa a Roma, anche per coordinare l'indirizzo del Movimento». È l’istantanea del nuovo corso di Luigi Di Maio, sostenuto senza tentennamenti dal guru. La precisazione - «Gianroberto non ha alcuna intenzione di trasferirsi nella Capitale» - arriva solo cinque ore dopo.

 

ROCCO CASALINO ROCCO CASALINO

La fatica torna di frequente nei ragionamenti del leader. Certo, «alle prossime Politiche vinciamo noi, riusciremo a smascherare Renzi». Eppure quando concluderà la missione romana si dedicherà soprattutto a nuove, lunghe vacanze. In vista dell’incontro con il Pd, intanto, traccia la rotta: «Stavolta l’incontro sarà decisivo - spiega - Dentro o fuori, deve decidere Renzi: ma se non accetta le preferenze, è finita».

 

Un ultimatum, nonostante la diplomazia a cinquestelle lavori da settimane per tenere in piedi il tavolo e sabotare il Patto del Nazareno. «Fosse per me - confida Beppe ai parlamentari - non farei mai accordi con questi qua. Ci prendono in giro. Però bisognava sedere al tavolo e dimostrare ai cittadini che siamo disposti a trattare».

 

 Luigi Di Maio Luigi Di Maio

Intorno a Beppe si accumulano intanto veleni e ambizioni frustrate degli ultra-falchi. Vogliono ostacolare Di Maio, “processarlo” in caso di fallimento. Non a caso Grillo alza i toni e prova a tenere assieme il Movimento: «Se andrà male - promette - bisognerà ridiscutere la strategia, tutti insieme».

 

Per abbassare la tensione il vicepresidente della Camera e Toninelli si riuniscono con le commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, limando assieme la risposta ai dem. Saranno i più oltranzisti a escludere nella lettera ogni tipo di collaborazione sulle riforme costituzionali, alzando invece l’asticella con le preferenze. La sfida interna continua.

Toninelli M5SToninelli M5S