DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Nel linguaggio della politica è tollerata la clava (le volgarità del gen. Vannacci, l’elogio della X Mas, l’uso disinvolto della parola «stronza» da parte di De Luca e della premier) ma non il fioretto.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha querelato Il Foglio e Il Riformista sentendosi diffamato per l’uso di un «nomignolo originale ma denigratorio»: Adolfo Urss, un felice mot d’esprit per segnalare un’impronta governativa di piede statalista.
La politica non ha paura del linguaggio scorretto, anzi. L’uso della volgarità con intento offensivo è una caratteristica storica della contesa politica: il cosiddetto trash talking è una strategia che serve a fidelizzare il proprio elettorato […]. Quello che preoccupa è la totale scomparsa dal discorso pubblico dell’ironia, l’ultima arma civile per combattere i dogmatismi e le millanterie.
Non c’è più posto per lo stile perché il discorso politico ama il grado zero del linguaggio, tende a semplificare: una comunicazione, strutturalmente modesta e poco coltivata è più controllabile. […] Sì al vaffa, no all’arguzia, allo humour, al nonsenso che ai tempi smodati della politica oppongono i tempi eleganti del sorriso.
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