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M.Fv. per “la Repubblica”
«Ignazio Marino, col suo approccio chirurgico- ragionieristico, ricorda Angela Merkel: prima i conti in ordine, poi lo sviluppo. Peccato che così conteremo presto morti e feriti a partire dalle aziende e dai lavoratori».
Per Alfio Marchini, candidato sindaco un anno fa, oggi consigliere comunale di minoranza, del bilancio approvato dall’Aula Giulio Cesare non si salva proprio nulla. «Non tiene conto di quanto il tessuto sociale della città si sia impoverito drammaticamente».
Marino difende la sua manovra e la definisce «da città virtuosa».
«Ma come si fa senza attivare i volani che generano occupazione? Senza una reale ripresa economica, i conti non saranno mai in ordine».
ALFIO MARCHINI CON LA REGINA ELISABETTA
Al posto del sindaco, come avrebbe agito?
«A Roma, come in Italia, non si genera ripresa se non si fa una grande operazione di riconversione e rilancio dell’edilizia senza ulteriore consumo di suolo pubblico, puntando su recupero e ristrutturazione».
E questo manca nel bilancio della giunta Marino?
«Manca questo e manca un’idea di città. A Londra hanno puntato sull’educazione, facendo in modo che ogni genitore al mondo abbia almeno un figlio che sogni di studiare lì: è stata questa la chiave del boom immobiliare della City».
E a Roma?
IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE
«Ciò che per Londra è stata l’educazione, per noi devono essere la cultura, l’arte, i servizi di altissima qualità, le reti tecnologiche, le eccellenze nella formazione turistica
e alberghiera».
La capitale, però, vive una situazione complicata sul versante dei conti pubblici.
«Sì, e mi pare curioso che l’attuale sindaco e il suo predecessore giochino a fare scaricabarile mentre i romani continuano a pagare i loro errori, del passato e del presente».
Come giudica il piano triennale che sta preparando il Campidoglio?
«Non è mai stato discusso né approvato dal consiglio comunale. Purtroppo manca un progetto, una visione sulla quale chiedere nuovi fondi al governo. E poi c’è questo bilancio che porterà solo nuove tasse, tagli ai servizi e, in autunno, nuova disoccupazione ».
Ora rischia di riesplodere la questione del salario accessorio: si poteva agire diversamente?
«Si doveva: come si fa a pretendere che lavoratori che sopravvivono con 1.300 e ai quali tu tagli 3-400 euro non protestino anche duramente? Bisognava dire al governo, dopo la relazione del Mef, di aggiornare i contratti dei dipendenti pubblici, fermi dal 2009. Qui si continuano a chiedere sacrifici senza offrire alcuna prospettiva di futuro migliore. Siamo il paese delle false promesse e della retorica. Basta farci del male».
roma pride 2014 ignazio marino e andrea maccarone 39
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