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SIAMO ALLE SOLITE: L'EUROPA "ABBAIA", MA NON "MORDE" (MA "BIBI" BOMBARDA) - SI CONCLUDE CON UN NULLA DI FATTO LA RIUNIONE DEI MINISTRI DEGLI ESTERI EUROPEI, CHIAMATI A DISCUTERE DEI PIANI DI NETANYAHU DI INVADERE LA STRISCIA - LE SANZIONI RESTANO UN TABÙ: SERVIREBBE UNANIMITÀ, MA OGNUNO SI VORREBBE MUOVERE IN MODO DIVERSO. PAESI BASSI, FINLANDIA, ROMANIA, UNGHERIA E ITALIA SI OPPONGONO. CHI VORREBBE AGIRE HA IDEE DIVERSE: IL BELGIO PARLA DI SANZIONI GENERICHE, LA GERMANIA DI EMBARGO PARZIALE SULLE ARMI, L'IRLANDA BANDISCE PRODOTTI DAGLI INSEDIAMENTI, LA SPAGNA PUNTA A COLPIRE MINISTRI ISRAELIANI - LA LINEA DELLA MELONI E' CHIARA: SEGUIRE TRUMP...
Estratto dell'articolo di Emanuele Bonini Francesco Malfetano per "la Stampa"
A Ciampino i C-130 scaldano i motori. Destinazione: Gaza. Trentaquattro bambini da curare arriveranno domani in Italia, novantuno familiari al seguito. Un'operazione pulita, umanitaria. Fortemente voluta dal governo. Eppure, sul fronte politico, a Roma si resta fermi o quasi.
Si aspetta. Washington prima, noi dopo: è la regola non scritta. Così, mentre Benjamin Netanyahu bombarda e affama la Striscia, l'Italia resta ad esempio nel gruppo dei "no" alla sospensione dell'accordo di associazione tra Bruxelles e Tel Aviv.
«Non bisogna tagliare i ponti con Israele», si ripete nei corridoi del governo, anche dopo che il ministro della Difesa Guido Crosetto si è rivolto a Netanyahu con toni più duri di quelli finora usati da altri esponenti dell'esecutivo. La linea - spiegano ai vertici - «è decisa da Giorgia Meloni e Antonio Tajani» e «non intendono modificarla».
giorgia meloni e antonio tajani conferenza sulla ricostruzione dell ucraina foto lapresse
La condanna formale c'è, il linguaggio si è fatto via via più severo, ma di nuove sanzioni a Israele o del riconoscimento della Palestina non se ne parla. Per ora c'è solo la trincea umanitaria, con i piccoli e i loro assistiti che atterreranno domani nella Capitale, a Milano e a Pisa.
Anche di questo parla Meloni con il presidente palestinese Abu Mazen. Fonti vicine ai due leader raccontano che ad alzare il telefono è stato Abu Mazen, volendo ringraziare l'Italia per il ruolo «fondamentale» nel sostegno umanitario e per le posizioni finora assunte. Meloni, dal canto suo, esprime forte preoccupazione per le mosse israeliane, viste come un'ulteriore escalation militare, e ribadisce come la situazione umanitaria a Gaza sia ingiustificabile e inaccettabile. [...]
Dietro le quinte, anche Tajani fa sentire la sua voce chiara nel corso del vertice straordinario dei ministri degli Esteri tenuto in videocollegamento: l'Italia è contraria a qualsiasi piano di occupazione di Gaza e a uno sfollamento di massa dei palestinesi. L'uccisione di giornalisti da parte dell'esercito israeliano ha acceso nuove preoccupazioni. Il rischio reale è che un'escalation militare possa provocare la morte di migliaia di civili innocenti.
In privato, si insiste sulla necessità di porre fine alla guerra, liberare gli ostaggi e garantire pieno accesso agli aiuti umanitari. Sul piano politico, Tajani è netto: ogni tentativo di annessione di Cisgiordania o Gaza rafforza Hamas e allontana la possibilità di una soluzione a due Stati.
Roma punta tutto sull'Autorità Palestinese come unico interlocutore, senza alcun ruolo per Hamas. [...]
La riunione di ieri conferma profonde spaccature: nessuna decisione concreta, nessuna sanzione, solo la solita condanna a Netanyahu per l'operato contro Hamas. La Francia ha provato a scuotere le acque con la proposta di un protettorato Onu sui territori palestinesi. Macron teme che un'occupazione di Gaza scateni un conflitto permanente. Dietro questa idea si sono schierati Paesi come Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovenia, che hanno rivendicato una soluzione a due Stati con riconoscimento del palestinese.
Ma le sanzioni restano un tabù: servirebbe unanimità, che manca. Paesi Bassi, Finlandia, Romania, Ungheria e Italia si oppongono. Chi vorrebbe agire ha idee diverse: il Belgio parla di sanzioni generiche, la Germania di embargo parziale sulle armi, l'Irlanda bandisce prodotti dagli insediamenti, la Spagna punta a colpire ministri israeliani.
Stefan Löfven, ex premier svedese e leader socialista europeo, ad esempio, chiede di sospendere l'accordo Ue-Israele, ma viene ignorato. La leva più concreta resta il riconoscimento dello Stato palestinese: il Portogallo annuncerà a settembre la sua decisione all'Onu, diventando il 13° paese Ue a farlo, segno evidente della frattura europea. In questo quadro di incertezza, Roma tiene la barra ferma su un doppio binario: umanità e diplomazia. Ma dietro le quinte, la partita è tutt'altro che chiusa.
MEME SU DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI BY EMILIANO CARLI
meloni trump l'aja
GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP
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