FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Trattenete l'invidia, tartassati cittadini italiani, potete sempre provare a trasferirvi nel Paese dell'impostore, quello di cui ogni giorno leggete che è peggio di Kim jong-un.
Tasse alle imprese al 20%, tre aliquote in tutto per i privati, 12%, 25%, 35%, raddoppiate le deduzioni standard (da 6.000 a 12.000, da 12.000 a 24.000, 1000 dollari a figlio, 500 per anziani a carico e rimangono tutte le deduzioni per mutui e donazioni caritatevoli), eliminata la tassa di successione, tassazione obbligatoria per le imprese con sede negli Stati uniti, che non piacerà alle felpette di Silicon valley, agevolazioni e tassazione al 10% per il rientro di capitali.
Una rivoluzione? Sì, certamente, e se sarà approvata, anche temporaneamente, anche solo col sì del vicepresidente e di 50 senatori, significherà anche che gli Stati Uniti tornano estremamente competitivi nella produzione e pericolosi per l'Europa.
E’ la giornata delle tasse, e dovrebbe essere anche la giornata della riscossa repubblicana, perché l'annuncio di un nuovo piano per tagliare e riformare profondamente il sistema fiscale che i repubblicani al Congresso stanno anticipando, e che il presidente tra poche ore annuncerà ufficialmente dall’ Indiana, arriva proprio nel giorno in cui è necessario ammettere quel che era già noto, ovvero che la riforma o la cancellazione dell'Obamacare, il sistema sanitario di Barack Obama, ancora una volta non è passata.
Non si tratta solamente di una sconfitta politica tutta interna ai repubblicani, tre di loro non avrebbero votato e chi li dovrebbe guidare ha fallito nel orientarli o costringerli,e per questo non è stata messa ai voti, si tratta del fatto che vengono a mancare quattrini necessari perlomeno all'inizio per avviare la riforma delle tasse.
Tuttavia Trump ci crede, sfida su questo il partito repubblicano con il quale è giustamente furibondo, è convinto che se si torna al 4% di crescita economica come ai tempi di Reagan, invece che al 2 come ai tempi di Obama, ovvero se meno tasse significa più lavoro, la riforma si pagherà abbondantemente da sola in poco tempo.
Per farla passare Trump è pronto ad allearsi col diavolo e anche a scavalcare il partito facendo accordi con i democratici, anche se a me pare arduo immaginare che un democratico oggi voti qualunque misura che abbassa le tasse invece di alzarle.
“Tax and spend” non è stato creato come slogan casuale per definire il metodo di utilizzo selvaggio della spesa pubblica da parte dei democratici, una pratica ben conosciuta in Italia; sono appena terminati 8 anni nei quali il presidente ha usato il prelievo fiscale per punire i ricchi, e quello rappresentato al Congresso è ancora è del tutto il suo gruppo dirigente.
L'avviso che Trump manda in giro soprattutto via twitter però è soprattutto rivolto ai repubblicani, che al momento di essere eletti giurano che mai alzeranno le tasse: basta scherzi, non consentirò questa volta al solito estremista Rand Paul, alla moderata Susan Collins o al morituro John McCain,di massacrare una legge sulla quale si gioca il risultato delle elezioni di midterm a novembre del 2018. E bisogna anche fare presto perché la legge entri in vigore in tempo per essere percepita nei suoi effetti positivi entro un anno.
Sentiremo più tardi i dettagli nelle parole del Presidente Trump dall'Indiana. Si tratta di una riforma estremamente ambiziosa, che copre tutte le fasce di reddito. Prevede tagli alle tasse per le persone con un reddito basso,saranno duplicate le detrazioni standard da 6.000$ a 12.000$ e da 12.000$ a 24.000$.
DONALD TRUMP PETER THIEL TIM COOK
Difficile dunque sostenere che riguardi e privilegi solo i ricchi. È rivolta principalmente però alle imprese, Con lo scopo di creare nuovi posti di lavoro. Trump avrebbe voluto portare per loro le tasse addirittura al 15%, probabilmente dovrà accontentarsi del 20%, Ma se da 35 scendi a 20, cambiano anche le decisioni che come impresa prendi.
Veniamo ai miliardari di Silicon Valley del digitale, capitanati da Apple veniamo a quelli che fanno tutti i giorni la morale su libera immigrazione, cervelli, idee da coltivare, e poi non pagano le tasse.
Bene, dal 2008 al 2014, 50 grandi aziende hi tech americane si sarebbero servite di 1600 filiali in paradisi fiscali per evitare di pagare le tasse su almeno 1300 miliardi di dollari. Rubo i dati dall'ultimo rapporto di Oxfam, una delle più importanti ONG mondiali.
Apple, Microsoft, Google : grandi somme di denaro vengono spostate nei paradisi fiscali per eludere le imposte che si pagherebbero in patria. Cifre impressionanti ,e impressionante faccia di culo, come quella di Bill Gates che ha proposto di tassare robot e nuove tecnologie per favorire reddito di cittadinanza e politiche sociali.
Peccato che Microsoft detenga oltre 108 miliardi di dollari in conti esteri. In testa alla classifica c'è però Apple, con la cifra di 181 miliardi. Alphabet, che controlla anche Google, 47 miliardi, poco sopra HP (43,9 miliardi) ma decisamente sotto IBM (61 miliardi). tra i paradisi fiscali potete metterci con l'Irlanda di Bill Gates anche il lussemburgo, dove Amazon paga l’1%.
È o non è giusto allora che è un governo e un presidente che si apprestano a varare una coraggiosa e ambiziosa e costosa riforma delle tasse chiedano ai padroni di Silicon Valley pur con le dovute agevolazioni e nessuna penale di tornare a contribuire al Welfare del loro paese di cui tanto si riempiono . Senza contare che le grandi compagnie hi-tech sono le stesse che il lavoro umano lo hanno sottratto e stanno continuando a sottrarlo.
È quello che Trump sta per dire loro con il suo linguaggio brutale, naturalmente, che susciterà critiche e sopracciglio alzato, ci potete giurare. Ma chi lo fa è un ipocrita.
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