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Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Si perde sul più bello, di fronte al sorriso di una militante che brinda alla sua candidatura. «Compagno Andrea, beviamoci una birra insieme!». «Certo... Vabbè dai, meglio un bicchiere d' acqua che sono a stomaco vuoto». Gli eccessi Orlando li lascia agli altri. Le urla a Michele Emiliano, quello che «il populismo è entrato a casa nostra». E il resto a Matteo Renzi, che si ostina a voler correre a perdifiato verso i gazebo: «Il 9 aprile, come no! Se votiamo col televoto facciamo anche prima...».
Terrazza del circolo Marconi, improvvisazione è la parola del giorno. Le bandiere dem sono appese con le mollette, il gazebo di plastica cade a pezzi, gli adesivi dell' Ulivo battono quelli del Pd dieci a zero. «Tutto curato nei minimi dettagli - scherza il Guardasigilli - ci abbiamo lavorato ben mezza giornata». Qui si fa una candidatura, anche se un po' last minute: «Non possiamo sprecare il Pd. Ci siamo incontrati spesso, con la Repubblica in pericolo. Definitivamente solo dieci anni fa. Stavolta c' è una destra pericolosa da affrontare».
andrea orlando maria elena boschi
È una sezione che profuma di storia del Pci. Ai tempi si chiamava "Porto fluviale", fu venduta per due volte e ricomprata dai compagni altre tre. Si soffoca, c'è troppa gente, compresi molti parlamentari dei "giovani turchi". «Diciamo la verità - confida Orlando - il mio carattere non mi avrebbe spinto a fare questo passo...». Risate. «Ma so unire, è il momento». La strategia è chiara: farsi forza tranquilla e lasciare la lotta nel fango agli altri due. «Non delegittimerò mai i miei avversari!».
Camicia bianca, capelli appena tagliati, voce bassa. Grigio, secondo alcuni, comunque fiore all'occhiello dell'ultima nidiata diessina. Mai davvero giovane, mai troppo adulto con un volto da eterno golden boy. Rispetto al solito, si concede battute e un corso accelerato di selfie: sempre con contegno, però, perché non ha senso giocare sul terreno degli altri. «Di programmi finora non ne ho visti. Io punto sul lavoro: senza, il popolo è preda del populismo».
Con Renzi condivide l'amore per la Fiorentina e un lungo percorso di governo che oggi rivendica soltanto a metà: «Buone le riforme, certo. Ma le abbiamo fatte noi, senza ascoltare». Con Emiliano, invece, il duello magistrato Vs Guardasigilli è questione di un attimo. Adesso arriveranno i riflettori sparati a mille, difficile reggere un ministero da candidato. «Credo di riuscire a gestire le due cose. Lo farò, finché me la sento».
Dicono che arriverà terzo nonostante l' amicizia con Giorgio Napolitano - e che l'ex premier non sarà generoso al momento di compilare le liste: «Quelle le decide chi arriva primo, lo so. Ma tanto noi arriveremo primi». Dicono anche che voglia ritagliarsi un profilo "di sinistra": «E no - si arrabbia - io punto sul centrosinistra e sul Pd. L' Ulivo? Come stare un giro indietro». Con i compagni della scissione, invece, non tira fuori gli artigli: «Quanti amici, sono incredulo. Serviva unità, hanno commesso un errore. Ma noi abbiamo fatto tutto per evitarlo?».
In un angolo della sezione, un militante compila tessere. Lo scruta il faccione di Palmiro Togliatti. «Ora ci sarà l' impennata di iscritti». Sarà una conta interna, disciplina nella quale i "turchi" eccellono. Poi arriveranno le primarie, presto: «Dovessi decidere io, le farei a novembre. Prenderei il 70%. Seriamente, vorrei ascoltare la gente, non so se qualcun altro avverte questa esigenza ». Il 9 aprile è inaccettabile, gli fa eco Daniele Marantelli: «In quel caso Renzi se le fa da solo».
Manca qualcuno, alla festa. Non c' è Matteo Orfini, co-fondatore della corrente. Lui sta con Renzi e vuole presto le urne. «Penso vada bene a ottobre - ha discusso ieri in Aula con altri tre deputati - E poi diciamoci la verità, l' amato governo Gentiloni non è che stia poi combinando un granché...».
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