DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Alberto Statera per "Affari & Finanza - La Repubblica"
Poche settimane prima dell’agguato con cui Angela Merkel lo rottamò, Helmut Kohl confidò a una collaboratrice: “Mia madre mi ha sempre detto che la mano con cui si accarezza prima o poi verrà morsa”.
Passati tre lustri dall’uccisione dal padre, nei quali l’ex “ragazza” del vecchio cancelliere venuta dall’Est ha scalato ogni vetta del potere e preso le redini dell’Europa “germanizzandola”, contribuendo così a portarla sull’orlo dell’implosione, l’ex presidente del Consiglio e commissario europeo Mario Monti invoca ora un nuovo Kohl (intervista al Corriere della Sera).
Uno statista capace di perdere le elezioni pur di salvare l’euro e evitare un possibile scenario drammatico per l’Europa e per la Germania stessa, in un’orgia di populismi e nel “tumulto delle anime”. Preso atto della profezia di Monti e della sua nostalgia per uomini come l’antico cancelliere, a voler essere realisti il referendum di ieri in Grecia non ci allontana dalle “acque inesplorate” paventate dal presidente della Bce Mario Draghi. Almeno finché, dopo anni di fallimenti, non si avrà nei fatti la prova che l’Europa farà tutto quanto è possibile per tenere in piedi l’ultimo argine che, per l’appunto, si chiama Grecia.
I dubbi sono legittimi se è vero che il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble va sostenendo in queste ore nei conciliaboli ristretti che senza Atene si può andare avanti e anzi accelerare l’integrazione rallentata dal cattivo esempio dei paesi peccatori.
Schaeuble, che era cresciuto come il delfino di Kohl, non salì mai sul trono, ma fu a sua volta rottamato dalla Merkel, che prese inizialmente il suo posto come capogruppo in Parlamento. Ma è sopravvissuto alla pulizia etnica della cancelliera senza mai rinunciare a rivendicare il ruolo di maschio-alfa, tra umiliazioni e momenti di gloria. Alla vigilia del referendum greco la Merkel lo ha lasciato libero nel ruolo di falco dei falchi, insieme all’ironman finlandese Alexander Stubb.
Ma è per lei che oggi si apre la partita della vita che, dopo tanti errori, magari le consegnerà il ruolo di regina salvifica dell’Europa, o forse segnerà l’inizio della fine del lungo regno, che la ha portata fin qui a farsi una sorta di garante della stabilità del continente in base alla solidità della moneta. L’ossessione germanica del risparmio, praticata con caparbietà dalla cancelliera, rischia di uccidere l’euro e di smontare l’Europa, come i fatti hanno ormai dimostrato.
Ma se Angela riuscirà adesso a tenere dentro la Grecia sarà forse ricordata non come la paladina di un’ottusa austerità massacra-popoli e l’occhiuta vigilante sui reprobi, ma come la donna la cui politica ha avuto successo in Germania (ma solo lì) e che oltre i tempi supplementari ha ripreso per i capelli la Grecia, un paese assai peccatore, ma i cui cittadini non meritano la macelleria sociale.
Se andrà così, qualcuno dovrà pure affrontare di petto il fallimento della politica economica, che ha portato 23 milioni di disoccupati, con nuove politiche di crescita, archiviando il mantra esclusivo dell’austerità, che sta pascendo tutti i populismi d’Europa. Per farlo occorre un nuovo Kohl o un nuovo Brandt? Il mercato non sembra offrirne a dozzine. Non ci resta perciò che confidare nella saggia creatività di Mario Draghi e nell’ascendente che ha sulla (ex?) regina d’Europa.
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