“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Caterina Minnucci per il “Fatto Quotidiano”
Qualcuno si scatta un selfie davanti ai cancelli sbarrati, altri comprano un souvenir alla bancarella aperta per smaltire la delusione. “C’era un gruppo di turiste giapponesi sull’orlo delle lacrime.
Avevano programmato la loro tappa agli scavi di Ercolano da mesi ormai, domani saranno già a Sorrento senza poter rimediare alla mancata visita”. Per Antonio Irlando dell’Osservatorio Patrimonio Culturale, questo è un film già visto. Non utilizza mezzi termini: “Non è solo una brutta figura con i singoli visitatori, qui è in gioco la credibilità del Paese. Viene da chiedersi se abbiamo ancora la competenza per occuparci della tutela del nostro patrimonio”.
Gli scavi di Ercolano – non è la prima volta quest’anno –sono stati chiusi alle 13 di ieri “a causa della carenza di personale di vigilanza”. La Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia ha diffuso una nota in cui si dice “amareggiata per i disagi causati ai visitatori, sottolineando la criticità della situazione che da tempo ormai grava sui siti archeologici vesuviani”.
Si tratta di un’area di 4,5 ettari con tre ingressi che racchiude le antiche città di epoca romana sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C, un unicum dal valore inestimabile.
In questi anni, tra crolli improvvisi, restauri mai terminati iniziati già negli Anni Ottanta e carenza di personale, nonostante il numero dei visitatori continui ad aumentare (382.805 solo nel 2014), si è perso il conto delle perdite economiche e delle brutte figure per la cattiva gestione. Ieri, è bastato che il lavoratore addetto al servizio si sia assentato improvvisamente per malattia, a rendere impossibile per motivi di sicurezza l’apertura del sito archeologico. Perché non c’era nessuno a sostituirlo.
Il soprintendente Massimo Osanna raggiunto dal Fatto al telefono ha spiegato: “È un problema di mancanza di turn over, che non consente un rimpiazzo di personale”. Con la promessa di riaprire nella giornata di oggi ha liquidato l’accaduto con una battuta secca: “Sarebbe stato più grave se fosse accaduto a Pompei.
A Ercolano avremo perso appena un centinaio di visitatori”. Il ministero per i Beni e le Attività Culturali è già a conoscenza della criticità della situazione e attraverso la Soprintendenza fa sapere che “sta provvedendo a mettere a punto una convenzione ad hoc per Ercolano, al fine di garantire una soluzione definitiva”.
Eppure, la sensazione è che Ercolano, come Pompei, sia ancora aperta solo per un miracolo divino: “La Soprintendenza non si può nascondere dietro la spending review , si ponga invece il tema della mobilità –ha spiegato Antonio Irlando –. È possibile spostare lavoratori in esubero da amministrazioni vicine per soccombere alle carenze. Qui non c’è un piano d’emergenza e manca addirittura il piano di sostituzione per le ferie estive”.
Così, in attesa dei bandi di gara ministeriali per la riorganizzazione del sistema museale –che dovrebbero arrivare dopo l’estate –, la chiusura di Ercolano per l’Osservatorio Patrimonio Culturale è l’ennesimo pugno nello stomaco: “Il problema è che in Italia ci occupiamo di cultura solo quando c’è una notizia che fa scalpore.
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